In acque profonde
- Autore: David Lynch
- Genere: Autostima, motivazione e pensiero positivo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2017
C’è chi ama vivere in superficie e non vuole o teme scendere nella profondità della vita, perdendo così le radici del proprio essere. David Lynch, il regista di Velluto blu, Elephant Man, Twin Peaks, Cuore selvaggio, Strade perdute e altri film di qualità, offre ai lettori la metafora del mare, un infinito in cui pescare e conoscere se stessi, nella sua bella autobiografia spirituale In acque profonde (Oscar Mondadori, 2017, pp. 195, trad. M. Pistidda).
L’artista testimonia la sua pratica pluridecennale, iniziata nel 1973 su suggerimento e stimolo della sorella, della "Meditazione trascendentale", introdotta in occidente dal guru indiano Maharishi Mahesh Yogi, il maestro dei Beatles e ispiratore del pensiero del grande medico Deepak Chopra, oggi seguito da milioni di persone nel mondo. Ciò esprime l’estremo bisogno di spiritualità della nostra società alla deriva, nella quale manca senza dubbio questa salutare e benefica immersione.
Scrive Lynch nell’incipit del libro:
"Le idee sono simili a pesci.
Se vuoi prendere un pesce piccolo, puoi restare nell’acqua bassa. Se invece vuoi prendere il pesce grosso, devi scendere in acqua profonde.
Laggiù i pesci sono più forti, più puri. Sono enormi e astratti. Davvero stupendi.”
Eccoci subito introdotti nella metafora e nel simbolo. La Meditazione trascendentale è lo strumento per attingere al grande serbatoio creativo della vita immaginativa collettiva e cosmica. Questo mondo sommerso, ovvero inconscio, se emerge aiuta a costruire una realtà armoniosa, nella quale si sciolgono i conflitti, l’aggressività si trasmuta in forza positiva e fattiva di bene.
Meditare, va subito chiarito, non significa pensare. Tutt’altro. È uno stato preceduto da calma e silenzio mentale, a cui segue la ripetizione del proprio mantra, una formula, rivelato da un istruttore. Si tratta di una vera e propria iniziazione, di un contatto con la coscienza cosmica in cui sentire se stessi. Il mantra è definito come "suono-vibrazione-pensiero". Non un pensiero discorsivo, piuttosto si tratta di un pre-pensiero, di quanto Aristotele ha chiamato "pensiero di pensiero", ripreso da James Joyce nel suo capolavoro Ulisse, durante la passeggiata mattutina di Stephen-Telemaco, uno dei due protagonisti del romanzo.
Di più: il mantra fa sorgere l’"idea", intesa in senso platonico, il nucleo essenziale, il paradigma e il significato di una situazione che ci sta a cuore, di noi come esseri eterni, inoltre è il centro di un’opera creativa, di un racconto, nel caso di Lynch di un film. Il regista esprime con molta chiarezza il processo che nella prassi si svolge pezzo per pezzo, ma attraverso la meditazione è visto e conosciuto nella sua interezza, in toto come idea portante.
Il cosmo è suono è musica, nel quale risuona la nostra nota-mantra. Mi piace ricordare che Newton percepiva la "musica delle sfere”, aspetto visionario molto trascurato in campo scientifico, fino a che con gli strumenti tecnologi odierni, si possono udire i suoni delle onde gravitazionali.
Esplorando in acque profonde si vive e comprende la verità del "campo unificato", in cui tutti siamo, caposaldo della fisica moderna, di cui le Upanishad sono voce antica. Con queste magnifiche diramazioni nel tempo-spazio e incursioni nella quarta dimensione, che è "quarto stato di coscienza" (i tre stati sperimentati abitualmente sono veglia, sonno, sogno) il vuoto del Sé pieno del tutto in nuce, David Lynch unisce scienza e fede, misticismo e creatività artistica e rapporti umani.
Lo scopo della meditazione con il mantra è il miglioramento della qualità delle giornate, benessere psicofisico, pace e gioia.
"Ti accompagna in un oceano di coscienza pura, di ricettività pura. Familiare, però: questo oceano sei tu. Immediatamente affiora una sensazione di felicità: un capolavoro, un’intensa felicità, non una felicità illusoria, da psicofarmaci.
[…] Mi accorgo che aumenta la gioia di fare. L’intuito. Cresce il piacere di vivere. E la negatività si ritira.”
Si nota l’insistenza sulla parola “felicità”. Sempre ricercata fuori di noi, mentre invece è uno stato di coscienza interiore, originario, collegato all’intuizione, nella nostra tradizione occidentale identificato con lo Spirito Santo.
“Veni Creator Spiritus, mentes tuorum visita”: “Vieni Spirito creatore, visita le menti dei tuoi”.
In acque profonde. Meditazione e creatività
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