Estetica del Polo Nord
- Autore: Michel Onfray
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Anno di pubblicazione: 2011
Michel Onfray, classe 1959, è uno di quegli intellettuali, filosofi post moderni che non disdegnano i mass media. Paladino dell’ateismo e - si dice - dell’edonismo, materialista ottimista, di certo un ribelle, pubblica nel 2002 questo libro che non è un saggio, né un pamphlet, ma un recit du voyage.
Si dà il caso che il padre di Michel, un contadino della Normandia che non ha mai lasciato la sua cittadina, i suoi campi, la sua famiglia, una volta, incalzato dalle domande di suo figlio che all’epoca era ancora un bambino risponde alla domanda: dove ti piacerebbe andare se qualcuno ti regalasse un biglietto aereo? Al polo nord. Moltissimi anni dopo, ormai ottantenne, ottiene quel regalo. Il figlio lo accompagna in questo intensissimo viaggio di una settimana, oltre il circolo polare artico.
Ecco che allora inizia il racconto. La figura del filosofo e del padre anziano spariscono per un centinaio di pagine, ibernati dal paesaggio antibiotico del Polo Nord, dove Onfray abilmente e con un lirismo e un potere fotografico vivido ci descrive proprio come se fossimo lì cosa c’è. Cosa si vede? Il ghiaccio, il mare, la pietra, gli orsi, le foche. Cosa si sente? Il freddo, il silenzio e la natura.
Poi, passa a descrivere gli uomini. Chi sono e come vivono i brandelli della civiltà inuit? E qui- già in embrione nella prima parte descrittiva e che verrà riacciuffato anche nell’ultima parte del racconto - Onfray prende coraggio e si lancia in una triste, appassionatissima, rispettosa e arrabbiata descrizione della vita di questa gente, schiacciata e umiliata dalla colonizzazione americana. Un mondo in cui sopravvivono a singhiozzi antiche tradizioni come lo sciamanesimo, il mangiare la carne cruda di foca, gli igloo, il non parlare.
La popolazione indigena prende vita attraverso le figure delle guide che accompagnano Onfray e il padre lungo questo breve incontro con l’artico.
Ecco, già con questo, ipnotico, trascinante e tragico racconto di viaggio Estetica del Polo Nord, il lettore di certo è scosso e commosso in maniera profonda, ma non è finita qui. Nelle restanti cinquanta pagine Onfray traccia forse uno dei più bei ritratti di un padre che uno scrittore abbia mai scritto.
Le ultime pagine sono quelle dove un figlio celebra la figura di un padre, mezzadro sfruttato, povero, elegantissimo, forte, perennemente stanco, sporco, un uomo pio e devoto, un uomo zitto che Onfray ha accompagnato fino alla morte, sempre un passo indietro.
Sì, si può anche dire che Estetica del Polo Nord sia un capolavoro letterario.
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