Fantasma
- Autore: David Peace
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2016
Quello che fa David Peace in “Fantasma” (Il Saggiatore, 2016) è assecondare - in fondo - una sua ossessione: quella praticata per vita e opere di Ryūnosuke Akutagawa, scrittore “cult” del primo Novecento giapponese, morto suicida a 35 anni. In altre parole, si trattava di accettare una sfida insidiosa, misurarsi sullo stesso terreno in cui Akutagawa è stato maestro - il terreno della narrativa breve - senza scivolare nel retorico, nel pedissequo e/o nel remake agio-biografico. “Fantasma” si compone di cinque racconti (uno dei quali – “Dopo il filo” – inedito), pubblicati - negli anni - da Peace e legati al filo doppio dell’insolito e del perturbante. Un libro di storie nere che, a ben guardare, possono leggersi come i capitoli di uno stesso romanzo - allucinato, cupissimo, paranoideo -, che dal tema classico del “doppio” si spinge fino alle bocche dell’Inferno da cui un uomo tenta di sottrarsi aggrappato alla tela esilissima di un ragno. A volerla dire tutta: si rintraccia in “Fantasma” un terzo - e forse principale - filo rosso, quello della follia. La follia assunta dalla madre come una condanna ontologica, la follia con la quale lo scrittore ha dovuto vedersela (brutta) da sempre, cercando qua e là di arginarne le tele, i demoni, le ombre, come meglio ha potuto finché ha potuto, ricorrendo a volte alla scrittura, a volte ad espedienti probabilmente risibili, come quando su una nave, in piena tempesta, tenta nevroticamente di placare i venti servendosi di un mozzicone di sigaretta. Sin dalla vita intrauterina, Akutagawa era predestinato alla perdizione. Per questo si salva da un violento terremoto, si salva in quanto è convinto che nessuno spirito malvagio possa abbandonare la Terra prima di avere adempiuto al suo compito infernale. “Fantasma” è interamente permeato dallo spettro dello scrittore giapponese (il Fantasma del titolo), non a caso - dentro e fuori le righe - primattore assoluto di tutti i racconti.
David Peace è abile nel maneggiare la forma: frantuma e ricompatta di continuo la narrazione, restituendo il cortocircuito di una mente ossessionata attraverso la reiterazione dei nomi e delle locuzioni, rimando a lingue, situazioni, contesti vagamente kafkiani, evocativi, vertiginosi. L’ultimo dei racconti di questa raccolta dal fascino anomalo-ipnotico è la ricostruzione saggistica degli ultimi giorni di Akutagawa, seguito da presso nei suoi pensieri neri fin dentro al baratro del suicidio.
Fantasma
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