Filastrocche Scioglilingua Brindisi Indovinelli di San Marco in Lamis
- Autore: Grazia Galante
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Filastrocche in dialetto del Gargano (Puglia), raccolte da Grazia Galante con l’aiuto dei concittadini di San Marco in Lamis, emigrati compresi e proposte in un ampio e come sempre nitido volume, impreziosito dai disegni al tratto di Giuseppe Ciavarella e dalle fotografie in bianco e nero di Giuseppe Bonfitto: Filastrocche Scioglilingua Brindisi Indovinelli di San Marco in Lamis (Andrea Pacilli Editore, 2021).
Presenta tiritere, per giocare da bambini: “Joje jè ffesta, la pupa alla funèstra, lu sorge abballava, la jatta cucenava, cucenava li maccarune, ce li magnava a jjune a jjune...” (“Oggi è festa, la pupa alla finestra, il topo che ballava, la gatta cucinava, cucinava i maccheroni, li mangiava uno a uno”). Per fare la conta: “June, duua e ttréja, lu papa non è rré, lu rré non è ррара, e tti li sénze della crapa” (“Uno, due e tre, il papa non è re, il re non è papa e tu hai il cervello della capra”). Per fare addormentare i più piccoli, per calmarne il pianto.
Altre, da adulti, per ricordare i giorni della settimana, per facilitare sottrazioni e addizioni in una comunità per lo più analfabeta, per ironizzare su mestieri e personaggi, per prendere in giro i compaesani. Anche, curiosamente, per fissare alcune regole della lingua latina, che non entravano nella testa degli studenti (come l’arcinoto “Spero, promitto e iuro vogliono l’infinito futuro”): “Dicche, ducche, facche, ferrre, mitte mane alla curtella; si nnon fosse pe fijo, fisse, t’accedésse a tté e a gghjisse!” (“Dic, duc, fac, fer, metti mano al coltello; se non fosse per fio, fas, ammazzerei te e lui!”).
Grazia Galante, insegnante emerita, scrittrice e ricercatrice di storia e tradizioni locali, ha dedicato il suo impegno appassionato alla poesia della nativa San Marco, cittadina garganica a un tiro da San Giovanni Rotondo, in alto sul promontorio che domina la piana foggiana del Tavoliere, nella Puglia settentrionale. Laureata in pedagogia, ha insegnato materie letterarie nelle scuole medie, prima a Torino e successivamente nella provincia di Foggia. Dopo le ricerche svolte con gli alunni sui mestieri scomparsi, la medicina popolare, i modi dire della gente, le fiabe e la memoria locale, si è data a concretizzare le scoperte pubblicando numerosi volumi per diversi editori, tra i quali Il Gargano in tavola. Le ricette della cucina di ieri e di oggi, per Levante Editori di Bari (2018) e La Vadda de Stignane e altri canti popolari di San Marco in Lamis, sempre per Pacilli (2020).
L’autrice scrive di una società contadina del passato. L’italianista Ferdinando Pappalardo fa notare nella prefazione che i testi assemblati offrono “sapidi scorci di una realtà preindustriale, guardata dal punto di vista degli umili”. Certificano, peraltro, la naturale vocazione comica vernacolare, a volte libertina e licenziosa nei giochi di parole e nei doppi sensi a contenuto sessuale. È il caso — ma non staremo a fare esempi per pudore — degli indovinelli equivoci durante i banchetti, le feste familiari, soprattutto i pranzi di nozze. Giovani e anziani si lasciavano andare a facezie scurrili, in assenza di bambini e con l’aiuto di qualche bicchiere in più, che scioglieva le lingue. Le donne arrossivano, ma si divertivano. Restavano le uniche occasioni pubbliche in cui si poteva alludere al sesso senza riprovazione.
Al pari dei precedenti, anche questo lavoro nasce dalla convinzione dell’autrice che una comunità deve guardare al passato per affrontare il futuro e non può sostenere la sfida “senza il rispetto per le proprie radici”. Va sempre ripetuto che il lavoro di Grazia Galante deriva da una paziente ricerca ispirata dall’impegno di rispolverare materiali popolari caratteristici di un luogo identificato, ma dopotutto comuni all’intera tradizione popolare pugliese e che si possono traslare pari pari, sia pure in parlate diverse, in tutta Italia.
Sebbene la poesia abbia certamente un rango superiore, anche le filastrocche vanno considerate componimenti degni d’essere analizzati dagli studiosi.
La chicca è un’ingenua cantilena senza pretese, la prima delle centinaia di filastrocche nel volume, firmata dal grande Joseph Tusiani (San Marco in Lamis, 1924 - New York 2020), poeta, accademico e traduttore statunitense, di origini garganiche. Enfant du pays.
“Filastrocca filastrocca, si cce allogna non ce stocca e cce stocca sule quanne, li te sonne a mmammaranna” (“Filastrocca filastrocca, se si allunga non si spezza e si spezza solo quando viene sonno alla nonna”).
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