Flower di Elizabeth Craft e Shea Olsen

Leggendo questo romanzo rosa che viene presentato come “il caso editoriale dell’anno”, e addirittura come “un successo mondiale”, ci si chiede come sia possibile che un romanzetto che è poco più di una sceneggiatura da fiction tv possa diventare un best seller mondiale: evidentemente la lettura non è morta, come molti sostengono, e anzi i prodotti pensati e confezionati per i cosiddetti young adults hanno una fascia del mercato editoriale certamente significativa. E dato che penso che leggere faccia bene, comunque, ben venga anche una storia come “Flower” che le due autrici, una sceneggiatrice, “Elizabeth Craft”, e una produttrice cinematografica, Shea Olsen, hanno cucito attorno al personaggio della diciottenne Charlotte Reed, una ragazza di Hollywood, abbastanza speciale: viene da una famiglia disastrata, la madre giovanissima è morta quando lei aveva appena dodici anni, forse per un’overdose.

Padre mai conosciuto, vive con la nonna, ancora giovane, e la sorella Mia, già ragazza madre del piccolo Leo. Date le disavventure familiari Charlotte ha deciso che la sua vita sarà diversa: prenderà il diploma delle superiori, andrà al College, spera di entrare nella prestigiosa Stanford University, non frequenta uomini, tranne l’amico del cuore, Carlos, giovane gay a lei fedelissimo, e lavora come volontaria ricercatrice, per ottenere la borsa di studio che le consentirà l’accesso al College; in più lavora come commessa in un negozio di fiori a Beverly Hills, per guadagnarsi da vivere, ha una scassatissima Volvo, veste in modo basico, shorts e magliette, capelli legati e niente trucco, guarda da lontano senza curiosità il lusso stratosferico della Los Angeles del cinema, delle grandi star, dei ristoranti famosi, delle boutiques da sogno, tutta concentrata sul suo ambizioso progetto di vita. Ma quando compare nella sua vita disciplinata un personaggio d’eccezione, che solo lei non riconosce, un cantante pop che manda in delirio un pubblico di ragazze sognanti in tutto il continente, il famoso Tate Collins, ecco che per la timida e determinata Charlotte tutto cambia in modo radicale; Tate è attratto follemente dalla ragazza acqua e sapone, diversa, bella ma non vistosa, onesta, vergine, piena di voglia di costruirsi un futuro con le sue sole forze, e la conquista riempiendola di doni costosissimi, di viaggi straordinari nel suo jet privato, di miraggi di una vita facile, fatta di una smisurata ricchezza facile da ottenere.
Charlotte dopo aver a lungo resistito finisce con l’innamorarsi perdutamente del bellissimo/fascinosissimo/innamoratissimo Tate, ma le cose presto si dimostreranno molto diverse, difficili, pericolose, piene di rischi. Mondi troppo diversi li separano.

Non racconto tutta la trama del romanzo, molto prevedibile. Tuttavia una traduzione italiana leggera e scorrevole di Daniela Paladini, la presenza di citazioni shakespeariane,

“mi sembra di essere i una favola: una scena perduta di ‘Sogno di una notte di mezza estate’. Un mondo immaginato da Shakespeare, dove fate e amanti non corrisposti danzano e fanno l’amore e si confessano reciproche espressioni”

il finale un po’ moraleggiante ma certamente teso a ridimensionare la realtà troppo artificiale che la giovane Charlotte aveva vissuto come in un sogno ad occhi aperti, fanno del romanzo una lettura adatta alle nostre adolescenti e giovani adulte, troppo spesso restie alla pagina scritta, che invece riserva sorprese nella recente editoria a loro espressamente dedicata. Le donne sono le lettrici più assidue, si può cominciare da libri come questo, già dai quindici anni, consiglierei: niente violenza, poco sesso, valori messi in contrapposizione, tema della famiglia, del successo, dell’onestà intellettuale, della ricerca del vero amore, dell’importanza dello studio e dell’impegno… Insomma nel libro c’è di tutto, oltre alla citazione bellissima di Casablanca, che ovviamente la nostra eroina non aveva mai visto né sentito nominare, come, temo, le giovani lettrici del libro.