Frequenze radio di guerra
- Autore: Marco Petrelli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2024
In Frequenze radio di guerra (Mursia, 2024), l’autore, Marco Petrelli, descrive in modo puntuale l’importante ruolo che hanno svolto e tuttora svolgono le trasmissioni radiofoniche nei vari conflitti, illustrando il complesso scenario politico e sociale nel quale il mezzo di comunicazione di massa ha operato e quali effetti ha prodotto negli ascoltatori.
Tre i protagonisti analizzati in questo suo libro:
- gli individui,
- il mezzo radiofonico,
- la propaganda.
La radio possiede infatti delle proprie caratteristiche che ne fanno un mezzo di comunicazione agile e flessibile; ad esempio, è in grado di raggiungere sia un pubblico locale che nazionale, pur non avendo a disposizione apparecchiature ingombranti per la creazione di una stazione radiofonica.
Fra le applicazioni storiche più significative l’autore cita il caso di Radio Sardegna durante il Secondo Conflitto Mondiale oppure le cosiddette RIAB (radio in a box), dispositivi pre-cablati, di facile trasportabilità e pronti all’impiego per stabilire una stazione radio in luoghi remoti o nel contesto di disastri ambientali.
Scoperte nel periodo precedente la Prima guerra mondiale, le trasmissioni radio furono ampiamente utilizzate durante il conflitto come dimostra lo sviluppo degli apparati radiofonici. I primi impieghi furono concentrati per la trasmissione e ricezione degli ordini alle truppe sul campo ma di lì a poco emerse la necessità di creare una rete anti-spionaggio capace di intercettare le comunicazioni nemiche.
Ma è proprio nel suo impiego come strumento di propaganda che la radio ha trovato il suo migliore utilizzo, in grado di supportare in modo efficace le operazioni militari, insieme ad altre tattiche utilizzate nelle comunicazioni operative, poiché sa “conquistare i cuori e le menti” del pubblico al quale sono destinati i suoi messaggi, invogliando la popolazione a collaborare e sostenere l’operato delle forze militari.
A suo favore gioca la velocità con cui i programmi radiofonici possono essere preparati per la trasmissione, la copertura modulare del pubblico (locale o nazionale) e la facilità di percezione. Infine, la forza emotiva e la sua quotidianità (intesa come abitudine ad un ascolto frequente) fanno della radio non uno strumento, ma un motore della storia contemporanea, tra governante e governati.
Per esempio, il Presidente Franklin D. Roosevelt si rivolgeva sistematicamente al pubblico americano attraverso la radio con l’appuntamento settimanale delle “chiacchierate al caminetto”, parlando direttamente ai cittadini ed entrando nell’intimità dello spazio domestico.
Durante la Seconda guerra mondiale, tali comunicazioni svolsero un ruolo decisivo nei confronti dell’opinione pubblica nella costruzione del fenomeno della persuasione di massa da parte di entrambe gli schieramenti in conflitto (Asse e Alleati).
Ovviamente propaganda e manipolazione non possono esistere senza un pubblico disposto ad ascoltare e a farsi manipolare. Nel corso della Storia, infatti, in pace e in guerra, la propaganda (più o meno organizzata) è stata arma fondamentale da parte di tutti i governanti per difendere il potere che essi incarnavano.
Va precisato, infatti, che nessuna di quelle radio era fonte di verità assolute, neanche la celebre Radio Londra cui la Storia ha attribuito il merito di aver “smontato” la propaganda dell’Asse. Quell’emittente (e non solo quella) “vendeva” un prodotto ad ascoltatori il cui orientamento politico era già ben definito, contribuendo a rafforzarlo e coinvolgendoli in una visione del mondo differente da quella proposta dalla propaganda italiana e tedesca.
Anche le trasmissioni di Radio Bari erano indirizzate a tutelare gli interessi di una nazione, il Regno d’Italia, per aumentare la sua influenza nel bacino del Mediterraneo verso quelle popolazioni arabe che si trovavano sotto il dominio coloniale anglofrancese e anelavano a liberarsene.
Con Frequenze radio di guerra Marco Petrelli vuole, da un lato, dare il suo contributo alla storia della radio al fronte, dall’altro analizzare i contesti storici, politici, sociali nei quali Radio Bari, Radio Londra e nel dopoguerra Radio Saigon, Radio Free Europe e altre emittenti operarono e quali fossero i loro obiettivi.
Perché l’utilizzo della Radio come strumento di informazione e comunicazione di massa è proseguito per tutto il periodo della Guerra Fredda, in Europa e in Asia, e anche dopo, quando caduto il Mondo Sovietico sono emersi nuovi conflitti nei Balcani.
Le ultime pagine di questo lavoro si chiudono con la guerra, in corso da più di due anni, russo-ucraina che ha assistito, ancora una volta, al decisivo dispiegamento dell’arma della comunicazione e della propaganda (in molti casi in modo del tutto parziale, ndr).
Nel corso del 2024, tuttavia, alcuni giornalisti hanno iniziato a sollevare dubbi sulla completezza e sull’obiettività dell’informazione in merito alla guerra.
Perché è bene ricordare che un sano senso critico è la vera ancora di salvezza, senso critico che si sviluppa con la Cultura che, a sua volta, nasce dalla curiosità di voler conoscere, capire e dunque cercare di comprendere quanto viene affermato.
“Ecco, è quel dunque che fa la differenza e che protegge da qualunque forma di propaganda, vecchia o nuova, in mala o in buona fede”.
Marco Petrelli (Terni 1983) è giornalista e fotoreporter. Ha collaborato e collabora con quotidiani nazionali e riviste di settore (ilGiornale.it, Affari Internazionali, formiche.net, East West Magazine, RID, LiberoQuotidiano.it, BBC History, Aerojournal). Appassionato di storia militare, è autore di due testi sull’Aeronautica Nazionale Repubblicana. È Ufficiale della Riserva Selezionata dell’Esercito Italiano. Con Mursia ha pubblicato I partigiani di Tito nella Resistenza italiana (2020).
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