Fuori a rubar cavalli di Per Petterson

Estate 1948, boschi norvegesi del sud-est, al confine con la Svezia. L’adolescente Trond e suo padre partono da Oslo per trascorrere insieme la stagione a tagliare la legna. Un lavoro assai duro, quello del boscaiolo, fatto di levatacce, di lunghe scarpinate immersi in una natura selvaggia e suggestiva. Un lavoro impegnativo ma affascinante e, soprattutto, utile al ragazzo per stabilire un rapporto intenso e solido con il padre. Un rapporto di complicità che qualsiasi figlio desidera. La vita dei boschi per Trond è fatta anche di pause distensive, di cavalcate e di caccia condivise sempre con l’inseparabile amico Jon. Un giorno, però, la famiglia di Jon viene colpita da una tragedia. Da quel momento Trond perderà la sua ingenuità di adolescente, accorgendosi dell’esistenza di un particolare ed imbarazzante rapporto tra la sua famiglia e quella dell’amico, di cui mai egli si era reso conto. Tutto ciò spiegherà con il tempo l’improvviso abbandono della famiglia da parte di suo padre.
Dopo quasi mezzo secolo, un Trond ormai invecchiato decide di ritornare e stabilirsi in quei luoghi dalla natura incontaminata, per trascorrere gli ultimi anni della sua vita in compagnia dei ricordi di quella lontana estate. Da anziano, Trond andrà cercando ancora quelle risposte del passato che mancano per riannodare i fili della propria esistenza.

In una scenografia affascinante come può essere quella di foreste lussureggianti, di valli innevate e di splendidi fiordi, i personaggi di Per Petterson si muovono in una dimensione sospesa nel tempo, isolata, assai lontana dai rumori di una grande città come Oslo.
Il carattere schivo e solitario del protagonista, la natura ovattata e aspra dei boschi, seppure a differenti latitudini, in alcuni frammenti riportano istintivamente alla memoria Il taglio del bosco di Cassola.
Dettagliate, poi, le descrizioni dell’autore sul taglio e sul trasporto dei tronchi con l’aiuto delle correnti dei fiumi impetuosi. Un romanzo, questo, capace quasi di farci percepire l’odore di resina dei boschi norvegesi.

Edito da Ugo Guanda, "Fuori a rubar cavalli" è stato tradotto in 45 lingue, vincendo diversi premi letterari internazionali.