
Gen Z
- Autore: Flavia Novelli
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Cosa accadrebbe se il sangue / cominciasse a pulsare? / Se sfondasse gli argini / e l’onda rossa / mi inondasse il cuore? / Meglio non rischiare / Meglio aggiungere un altro strato / di tela nera / per oscurare il sole / e arginare il mare.
Scegliere di respingere la felicità come antidoto per proteggersi dall’ipotesi di vivere o, magari, fingere l’arresa come preghiera muta. O, ancora, invocare in silenzio un aiuto, confessarsi alla notte, pentirsi per aver amato una stella. Sono molte le ipotesi che innescano i versi-pugnale con cui si apre il toccante lavoro di Flavia Novelli che, in Gen Z (edito nel 2024 dalla solidale Scrivere Poesia, che devolve buona parte dei ricavi delle vendite di questo libro alla Fondazione Di Liegro) affronta senza toni sfumati, senza scorciatoie e senza ovattarne il dolore la vita (davvero lo è?) dei ragazzi nati a cavallo tra la fine del vecchio millennio e l’inizio del nuovo.
Lì, in quel lembo di tempo incerto, dove soffrire, diventare invisibili o esporsi per diventare eccessivamente visibili è la sola maniera per rimanere in bilico sul precipizio senza cadere.
Troppo sognatori / per restare con i piedi a terra / Troppo pavidi per spiccare il volo / Restiamo così / a un passo dal cielo / distaccati dalla realtà / Piccoli esseri alati / in attesa della spinta del vento.
Galleggiare come ombre senza volto pur di non vedere, non sentire, non condividere quella fragilità che deriva dall’assenza, dalle promesse mancate, dalla disillusa idea di far parte del mondo degli altri (“Rimanere in silenzio / oppure urlare / Sono solo un fantasma / tra la folla / Un’inutile bolla / pronta a scoppiare”), del mondo minimo della famiglia e di quello intimo della nostra carne.
Nella prima parte, l’opera si affida alla voce immaginata dei ragazzi vittime delle loro paure e intrappolati in asfissianti gabbie di corpi estranei per sesso imposto (“Sotto la doccia / non abbasso lo sguardo / e fingo di essere altrove / Conto le ore / i giorni / i mesi / e gli anni / che mi consentiranno / di scegliere / il mio nuovo nome / Intanto vivo altrove / dove nessuno mi può trovare”), per indagare sulle piaghe che li affliggono con una ferocia inaudita: dal malessere psichico (“Corpi affidati a letti metallici / di ospedali speciali / per evitare che si facciano del male / per evitare che si strappino via / quella crosta di pane / troppo sottile per proteggere / un cuore di mollica”) all’autolesionismo (“Sono le mie ferite / Alcune fanno ancora male / Altre ho deciso / di non volerle più guardare / Le conservo tutte / come dolorosi ma preziosi doni / che mi ricordano che sono viva / e che se voglio / posso ancora volare”), dai disturbi alimentari (“Perdo peso / perdo sostanza / restando appesa / in questa soffocante stanza”) all’apatia (“in posizione orizzontale la vita / più equamente imprime la sua impronta”).
Nella seconda, è una madre a scavare nella sua esperienza (“Nel metterti al mondo / per un attimo / mi sono sentita un Dio / con il potere di generare la vita / dal nulla”) e percepire poi,
con maturati sensi, che eri tu / che rivendicavi la tua presenza / come da allora / non hai smesso di fare
lottare con la realtà del graduale distacco (“Ogni volta / che ti guardo andare via / vedo una bambina”), fare i conti con una sorta di controtempo (“Ci incontriamo e scontriamo / in un tempo sghembo / in cui tu / ti sei perso / in cui io / ti cerco / Un tempo / in cui tu non vuoi crescere / e io non voglio perderti”), esortare all’autostima (“Proteggerti da me / per lasciarti andare / quando avrai imparato a vederti / con il tuo sguardo / quando avrai imparato ad amarti”).
Il volume si chiude, poi, con un finale che sollecita a (ri)letture, regalando uno sguardo a metodi, consigli, dati e riferimenti utili a chi si trova a fronteggiare le turbolenze della Gen Z. Una generazione difficile? No, una generazione in difficoltà. E se le difficoltà si possono superare solo se ne prendiamo coscienza, questo meraviglioso libro sarà una torcia sulle oscurità delle anime giovani. Anime fragili, sì, ma zeppe di vita. Una vita che non vede l’ora di correre verso il sole.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gen Z
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