Scusate se confondo sacro con profano ma - a mio avviso - una delle descrizioni più incisive di Gesù di Nazareth, figlio dell’uomo piuttosto che di Dio, l’ha data Fabrizio De Andrè:
“Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia e il perdono/ di chi penso non fu altri che un uomo come Dio passato alla storia/ ma inumano è pur sempre l’amore di chi rantola senza rancore/ perdonando con l’ultima voce chi lo uccide fra le braccia di una croce” (in “Si chiamava Gesù”, 1970).
A prescindere che la si inquadri secondo prospettive di fede, la personalità del Nazareno si impone come la sola davvero immanente alla storia dell’umanità. Per dirla in termini terra-terra: a Gesù gli altri profeti fanno un baffo, senza contare i condottieri, persino quelli più grandi. Lo si assuma come Dio, come proto-rivoluzionario, come folle idealista: al suo cospetto l’intera congrega dei personaggi storici si riduce a rango di lillipuziani, rischiando, molto spesso, la pessima figura (si pensi alla statura umana di chi “rantola senza rancore” in confronto al narcisismo di chi conquista nazione dopo nazione, con ciò che ne consegue in termini di spargimento di sangue).
E’ uscito nel 2012, per le Edizioni San Paolo, un libro che finirà giocoforza per ri-accendere il dibattito cristologico. Il tomo è poderoso (ben 640 pagine), è redatto dallo storico francese Jean-Christian Petitfils e si intitola - molto semplicemente - “Gesù”. Viene a costare circa trenta euro ma - credetemi - vale in tutto e per tutto l’investimento.
La minuziosa bio-radiografia di Gesù non tira acqua - infatti - al mulino di nessuno, poggiando la sua indagine sulle fonti: scritture (non solo esegetiche) e nuove scoperte storiche, soprattutto. L’idea che alla fine mi sono fatto di Petitfils è che sia un uomo di fede, ma di quelli - vivaddio - capaci di dialettica, scevri da pregiudizi, aderente alla plausibilità dei “fatti” più che alle convinzioni individuale (avercene, dalla nostre parti, di saggisti di tal specie).
“Contrariamente all’esegeta, che non può mescolare i testi se vuole identificare la logica propria di ciascuno di essi, lo storico non deve temere di utilizzare e di incrociare le fonti a sua disposizione – in modo critico, ovviamente, e facendo attenzione agli assemblaggi artificiosi”
dichiara l’autore nel prologo al volume. Promessa mantenuta: la trattazione è onesta, la scrittura piana, i contenuti puntuali. Jean-Christian Petitfils alimenta l’articolata querelle sulla natura di Gesù con un excursus che ne ri-attraversa vita, morte e miracoli nel contesto socio/politico, culturale e religioso del tempo (la Palestina dell’epoca). A fine lettura i dubbi restano quasi tutti intatti, ma è una nota di merito (mica siamo al cospetto di un giallo alla Lucarelli, no?) e l’ennesima ri-prova del valore e del taglio obiettivo di questo volume. Dato il tema in oggetto, la sua lettura forse non sarà accessibile a tutti ma si tratta di un’esperienza che raccomando caldamente di fare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gesù - Jean
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