Giksy Blue ad Antigua e ritorno. Diario di una veleggiata in Atlantico (2002-2003)
- Autore: Paolo Borghi
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Sei uomini in barca, dal Mediterraneo ai Caraibi, diario di una veleggiata in Atlantico, 2002-2003. Curiosità e contrattempi di una traversata oceanica, raccontati da Paolo Borghi in un volume ricco di pagine e di personalità grafica e fotografica: Gyksy Blue ad Antigua e ritorno, pubblicato nel 2016 dalle Edizioni Moderna di Ravenna (304 pagine). Dalla bella città romagnola arrivano l’autore del resoconto, poeta dialettale apprezzato e lo skipper, Franco Nanni, prefatore e primus inter pares di un equipaggio di tutti comandanti.
Tutta alla pari la “ciurmaglia” della barca dei sogni di Franco, amici di una certa età, a parte l’eccezione filiale di Giorgio, il figlio dell’Adelmo. E tutti impegnati goliardicamente e talvolta allo spasimo (anche delle risate, però), sullo yacht a vela che tra il 2002 e il 2003 ha realizzato la traversata atlantica e ritorno, nell’ambito di una tradizionale regata rally.
All’uomo di lettere dell’equipaggio, Paolo Borghi (Felipe), allora sessantatreenne, il compito di rappresentare da par suo i momenti salienti dell’avventura marinara.
Navigare in Atlantico, verso il Centro America, era un’esperienza già realizzata da Nanni e vissuta con tanto entusiasmo da nutrire il sogno di ripeterla con una propria imbarcazione.
L’impresa richiedeva una pianificazione minuziosa, con un’attenta e previdente gestione della cambusa: provviste, cibo ben assortito, bevande… non si naviga di solo pane. Due anni di preparazione, un progetto covato a lungo, cercando il giusto compromesso tra comfort e velocità per l’impegnativa Transat.
Il battello del desiderio attendeva in cantiere a Chiavari, ma la delusione era in agguato: l’imbarcazione sembrava quasi abbandonata, con seri difetti congeniti inosservati durante la costruzione. La classica goccia è stata la bottiglia di spumante che non ne aveva voluto sapere di rompersi al varo: alle rimostranze di Franco, il proprietario del cantiere aveva opposto qualche debole giustificazione: contrattempi, il progettista, il personale... ma non era riuscito a negare i difetti, né a respingere il rifiuto del committente di ritirare il battello.
Due anni di organizzazione in fumo? I compagni d’avventura mobilitati e scaricati? Tutto rischiava di saltare per aria, altro che finire in mare!
Ma la proposta del cantierista aveva cambiato la situazione. Si era offerto di rimettere ai lavori l’imbarcazione protestata, sostituendola intanto con lo yacht del padre, concesso a Franco Nanni per la regata, a condizione di rientrare in Liguria entro il luglio 2003, per restituire il muletto al genitore e ritirare la barca dei sogni, rimessa in perfetto ordine. Il natante sostitutivo era il mitico Giksy Blue.
Nei capitoli in cui ha suddiviso il suo lavoro il diarista di bordo Paolo Borghi - cuoco di bordo di complemento, armato di tanta buona volontà, volenteroso marinaio e uomo di risorse e mediazione - si può ricostruire la missione possibile dei crocieristi non per caso. Il trasferimento (18 ottobre - 3 novembre 2002) dal Mar Ligure ad Arecife nelle Canarie, sull’isola di Lanzarote. La regata vera e propria (20 novembre - 8 dicembre 2002). L’Antigua Salins Week (16 aprile - 7 maggio 2003). La traversata di ritorno da Antigua a Bermuda (8-14 maggio 2003) e da Bermuda alle Azzorre (22 maggio - 5 giugno). Il ritorno a casa (6-21 giugno 2003).
Hanno portato a termine “una superba avventura”, opinione condivisa da tutto l’equipaggio, composto da non giovanissimi, tanto che la Gisky Blue ha meritato un riconoscimento per l’anzianità complessiva dei partecipanti, tutti amici e tali rimasti per l’intera navigazione, cosa tutt’altro che scontata, vista la diversità di visioni, le sei personalità spiccate e l’handicap di una gestione democratica a bordo: tutti i comandanti, contro ogni buona regola marinara.
Franco (di Ravenna, perché ce n’era un altro, bolognese) insiste sui dettagli della logistica, essenziale in un’impresa impegnativa come una spedizione a vela ai Caraibi, con l’aliseo che spingeva lo scafo tanto velocemente da rendere inutilizzabili le lenze filate in mare per pescare qualche malcapitato tonnetto.
Quello che a terra è normale diventa molto complicato in una traversata atlantica, a cominciare dalla qualità e quantità delle derrate da stivare in cambusa, non potendo prevedere la durata della navigazione, condizionata da venti e correnti e non potendo appesantire improvvidamente l’imbarcazione, rallentandone l’andatura. Va stabilito in partenza quanto cibo e bevande imbarcare, tenendo conto del giusto apporto di proteine, carboidrati, grassi e vitamine per la gente di bordo e dell’esatta proporzione tra vino e birra, coca e aranciata.
Paolo riporta tutto nei particolari e rende il clima di amicizia tra i sei oceanonauti. Condivisione, collaborazione, qualche volta collisione mancata. Emozioni, stati d’animo e imprevisti, un collage di momenti irripetibili, che i protagonisti ricordano con nostalgia. Li aiuta il diarista, con quello ch’è molto più di un libro di bordo: un libro autentico, qualche volta pochade, quasi sempre lezione di vita.
Al rientro in Italia, Franco ha riconsegnato Giksy Blue al proprietario, dopo aver asportato le attrezzature da trasferire in quella che si aspettava la barca dei suoi sogni. Che non gli è mai stata consegnata. Contratto rescisso, carte in mano ai legali. Ha comprato uno sloop, da un altro cantiere. Certo, è un battello più piccolo, ma in Adriatico è un bell’andare, “d’e’ cant de’ mer”, dalla parte del mare, come dice il poeta vernacolare Paolo Borghi.
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