Giuliano l’Apostata
- Autore: Giuseppe Ricciotti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
Cappellano militare durante la grande guerra, Giuseppe Ricciotti (1890-1964) è stato un importante storico del Cristianesimo. Risale al 1956 la sua monografia Giuliano l’Apostata, edita da Mondadori, biografia di uno degli imperatori romani più discussi. Oggi quest’opera può dirsi certamente sorpassata e probabilmente non aggiunge nulla ad altri lavori più recenti sul medesimo tema, ma conserva comunque delle qualità che la rendono una lettura ancora piacevole e istruttiva, adatta anche a un pubblico di non esperti che desiderano avvicinarsi all’argomento.
Figlio di Giulio Costanzo (?-337) e nipote di Costantino, Flavio Claudio Giuliano (331-363) crebbe in Asia Minore, dove gli fu impartita un’educazione cristiana. A Costantinopoli entrò a contatto con la filosofia neoplatonica e con le opere dei padri della cultura greca classica, allontanandosi dalla fede in Cristo e abbracciando il politeismo (da cui l’appellativo di “apostata”). Divenuto imperatore nel febbraio del 361, cercò di restaurare il paganesimo, ma dopo solo due anni di governo, nel corso della campagna contro i Sassanidi, nella primavera del 363 venne ucciso in circostanze poco chiare. Il suo clamoroso “ritorno” agli antichi dèi aveva evidenti finalità politiche e propagandistiche, ma si rivelò un fallimento e, a ben vedere, non fu autenticamente fedele alla vecchia religione di Roma.
All’inizio del suo saggio, il sacerdote espone una riflessione molto significativa:
"Flavio Claudio Giuliano, detto l’Apostata, fu figlio di un fratellastro di Costantino il Grande: ma, sebbene parenti, difficilmente si potrebbero trovare nella storia due monarchi tanto diversi fra loro moralmente quanto questo zio e questo nepote".
Di fatto il libro di Ricciotti è perfettamente equilibrato e mette in luce in egual misura le doti e le manchevolezze dell’imperatore. L’autore è stato in grado di adempiere alla promessa fatta al lettore nella prefazione. Osserva lo studioso:
"Scrittori pagani e cristiani, retori antichi o politici moderni [Giuliano] lo considerarono troppo spesso alla sola luce delle loro polemiche, e mentre gli uni lo esecrarono come autore d’infiniti mali, gli altri lo esaltarono come un genio incomparabile. Per evitare siffatte partigianerie, oggi uno storico imparziale dovrà mettere in luce egualmente i molti pregi e i molti difetti che le fonti degne di fede rivelano in lui".
Giunti al termine del volume appare chiaro che Giuliano fu un uomo di cultura e un filosofo, costui ha lasciato numerosi scritti che ne attestano l’erudizione, ma sorgono anche spontanei dei dubbi sulla sua capacità di governare: egli forse non fu adatto a ricoprire il ruolo che la storia gli affidò. Si può inoltre avanzare il sospetto che Giuliano sia più ricordato per il fascino della sua complessa personalità che per i suoi meriti effettivi. La scrittura di Ricciotti è semplice e limpida, i suoi ragionamenti sono sempre chiari e ordinati, e queste due caratteristiche rendono il suo lavoro utile tuttora per un buon ripasso di storia.
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