Gli affamati
- Autore: Mattia Insolia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Anno di pubblicazione: 2020
Attraverso il suo romanzo di esordio (Gli affamati, Ponte alle Grazie, 2020), Mattia Insolia esplora l’istinto di sopravvivenza in una condizione di privazione e costante desiderio in un percorso senza meta lastricato di rabbia e senso di vuoto.
Siamo a Camporotondo, un piccolo centro nel meridione dove Paolo e Antonio, due fratelli, cercano di stare a galla in un’insipida vita quotidiana. Da quando il padre Stefano, uomo violento e capace di enormi crudeltà, è morto e la madre Giovanna è andata via abbandonandoli ancora bambini, i due fratelli sono cresciuti in fretta, dividendosi compiti e responsabilità. Paolo lavora in cantiere, un lavoro duro, senza gratificazioni o ambizioni per il futuro, sotto l’assillante sorveglianza del capocantiere. Antonio, invece, si occupa della casa, dovrebbe studiare, ma le uniche pagine che attirano il suo interesse sono quelle dei libri che divora trovando in esse rifugio dalla vita reale.
Il contesto in cui vivono è quello di una provincia del Sud dove, a causa delle loro vite e dei pettegolezzi circa il loro passato, sono visti come diversi, sbagliati, determinando un’anomalia secondo la quale non potranno mai ambire a una vita fatta di un lavoro normale, moglie normale, figli normali. Entrambi i ragazzi portano sulle spalle il peso delle malelingue e le conseguenze delle azioni dei propri genitori. Si sentono sbagliati, fuori contesto e arrabbiati col mondo intero.
Due personalità diverse, accomunate da una rabbia che è sempre lì, latente, in attesa di prendere il sopravvento. La rabbia sostituisce quanto non hanno mai avuto: un affetto genitoriale, delle opportunità, sogni, ma che per ognuno si manifesta in modo diverso.
Paolo è il più impulsivo e violento, che con gesti eclatanti di violenza cerca di rinnegare le lacrime che non tira fuori, perché non vuole, perché è da deboli o perché nessuno gli ha insegnato come si fa.
Antonio, invece, all’apparenza il più fragile dei due, non teme la propria sensibilità, ma si ritiene immeritevole di ottenere le cose che lo farebbero sentire come i coetanei, anche quando è a un passo dal riceverle, rinunciando a quanto desidera e che allo stesso tempo costituisce un confine tra sé stesso, inferiore, e gli altri.
Invece di affrontare la sofferenza la scacciano e ne fuggono con gesti di evasione, alcool, droghe, serate senza senso e amicizie mediocri, prive di una reale confidenza, fatta eccezione di Italo, il migliore amico di Antonio che Paolo invece disprezza perché rappresenta quella classe sociale di cui loro non fanno parte.
Ogni guizzo di rabbia genera gesti forti, violenti, che sgretolano un pezzo alla volta l’esistenza già precaria dei due giovani. In particolare Paolo, mina vagante, capace di azioni che nemmeno lui è in grado di comprendere e che porteranno a conseguenze irreversibili.
Con un linguaggio diretto e crudo, Mattia Insolia ci conduce negli inferi dove albergano i suoi personaggi, come se la sua scrittura fosse in realtà un occhio che senza filtro ci fa scoprire un mondo fatto di luoghi in cui i destini sono già determinati, dove ogni possibile alternativa si cancella automaticamente già prima di concepirla, dove guardare le cose con occhi diversi, cercando una prospettiva migliore, è prerogativa solo per alcuni, ghettizzando tutto il resto.
La veracità dei personaggi, delle loro pareti domestiche, dello sporco che li circonda dentro l’anima e fuori mi ha ricordato molto i libri di Ammaniti, autore che amo e che sento vicino a Mattia anche per scelta di puntare i riflettori su “gli affamati”, su chi il destino ha lasciato senza niente, innescando irrimediabilmente una voglia di distruzione, una voglia di riscatto che annienta e che immobilizza come una trappola.
Gli affamati
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