Gli anni di piombo nella letteratura italiana
- Autore: Ermanno Conti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Le sei pagine di (fitta) bibliografia del saggio “Gli anni di piombo nella letteratura italiana” di Ermanno Conti (Longo Editore, 2013) rendono l’idea della minuzia del volume e del focus diagonale con cui è redatto. Il titolo è asciutto, la prosa brillante, l’analisi acuta. Gli intenti sono riassunti dallo stesso autore sul punto di tirare le somme a pagina 200:
(…) abbiamo voluto dimostrare come la letteratura italiana degli ultimi quaranta anni abbia saputo seguire, raccontare, e spiegare gli “anni di piombo”.
Nel libro ritroviamo quelli che sono considerati alcuni dei rappresentanti più importanti del periodo (ad esempio Sciascia, Moravia, Fo e Bernari) e autori che hanno seguito percorsi orientati verso quella che viene definita letteratura di “genere” (Veraldi, Zandel e altri). Si tratta di un “corpus” letterario che presenta molteplici punti di vista e che offre un’ampia varietà negli argomenti trattati: la clandestinità, la psicologia del terrorista, i fuoriusciti in Francia, i “cattivi maestri”, il pentitismo, lo stragismo, il caso Pinelli, il caso Moro...
I temi sono sviluppati con un’estrema varietà di forme, stili e generi, che spaziano dalla tragedia alla commedia, dal romanzo storico al romanzo di formazione, dal “pamphlet” all’”autofiction”, dalla “spy story” al giallo, dal romanzo-saggio all’”instant book””. E così chi ritenesse ancora l’eversione armata un genere da “anni zero” e/o prerogativa della memorialistica di matrice ex terroristica (sulla scia di Demetrio Paolin e il suo “Una tragedia negata”) è bello che servito.
Questo excursus sul tema di Ermanno Conti si impone come saggio definitivo e non lascia spazio ad alcun dubbio. Sin dagli anni Settanta-Ottanta - quindi sin dal milieu della stagione di piombo - ci sono stati scrittori italiani capaci di raccontare, di non voltare lo sguardo dal “qui e ora” della notte della Repubblica, assumendo in taglio, passo, peso specifico diverso, comunque la violenza politica a materia da romanzo. Il saggio di Ermanno Conti si sviluppa in ordine cronologico (ma non trascura i raffronti tra opere temporalmente distanti tra loro), cita e analizza diffusamente i testi, rimarcando differenze formali e punti di contatto fra gli autori (presenti e passati), attraverso romanzi (Arbasino, Luce D’Eramo, Moravia, Camon, persino Umberto Eco - tra le righe, ne “Il nome della rosa” -, tantissimi altri) ma anche in opere teatrali (Dario Fo) e saggistiche, in cui prevale la forma letteraria (Sciascia). Un’opera di sistematizzazione imponente, una trattazione coesa e perfettamente riuscita.
Gli «anni di piombo» nella letteratura italiana
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