Gli etruschi
- Autore: Marcello Calzolari, Elisa Nisticò
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2009
Sulle tracce del popolo misterioso: “Gli etruschi” è una guida della casa editrice Mattioli 1885, di Fidenza-Parma. Pubblicato in prima edizione a fine 2009, è un coloratissimo volumetto lungo e stretto in brossura (174 pagine, 15 euro), a cura di Elisa Nisticò e Marcello Calzolari, al quale si devono le tante immagini. Ne contiene numerosissime, a colori, a commento di testi agevoli, secondo il modello collaudato della collana Viaggi nella storia.
Si tratta di guide complete, che dopo un’introduzione storica propongono sezioni con informazioni utili per una visita, indirizzi su dove dormire, mangiare e indicazioni in questo caso sui siti principali siti, sepolcreti, scavi e musei. Oltre al “Guarnacci” nella straordinaria Volterra, ai nazionali di Tarquinia, Vulci, Cerveteri ed altre località tra Emilia, Umbria, Toscana e Lazio, le raccolte archeologiche più importanti sono a Roma-Villa Giulia e a Firenze.
Enigmatici quanto inaccessibili, generosi nel lasciare tracce e immagini di sé nelle necropoli ma del tutto impenetrabili culturalmente, fino a qualche decennio fa gli etruschi restavano un rompicapo storico e alimentavano più leggende e fantasie che ricostruzioni attendibili. Ora sappiamo molto di più, ma la curiosità su di loro non si è affatto esaurita. A generare il mistero sono stati gli etruschi per primi, non offrendo testimonianze scritte o altri documenti, a parte le tombe, con i manufatti e le opere d’arte che vi sono stati rinvenuti.
Nessun dato sulla provenienza geografica e sulle origini etniche. Incertezza finanche sul lessico. Si riferivano a se stessi come il popolo dei Rasna o Rasenna. Erodoto, cinquecento anni prima di Cristo, li considerava migrati dalla Lidia (Asia Minore). Li chiamava Pelasgi o Tirreni. Per altri storici sarebbero stati invece di radici italiche.
Le tesi più recenti fondono le due precedenti, facendone un popolo originario del Mediterraneo orientale, trasmigrato nella penisola portandovi la propria tecnologia più avanzata e una cultura evoluta, messe a disposizione delle popolazioni autoctone, con le quali finì per fondersi intorno al X secolo a.C.
Nel VII, trecento anni dopo, la civiltà villanoviana si era del tutto trasformata in etrusca. Seguirono due secoli nei quali, dalla Valle del Po alla Campania, gli etruschi non ebbero rivali, entrando in contatto nel Sud con le colonie magnogreche, un confronto che arricchì entrambi i popoli. Nel centro, spostandosi dall’interno verso le coste, dettero vita a fiorenti attività marinare e commerciali, aprendosi ad incontri con altre realtà.
Giunsero a dominare il Tirreno fino alla Corsica ed evitando di contrarsi con gli interessi di Cartagine, ebbero il sopravvento sulle disunite comunità di origine greca. A nord, le tribù celtiche non rappresentavano un problema, ancora più arretrate e divise com’erano.
A cominciare a ridimensionare territorio e forza etruschi sopravvennero l’affermazione di Siracusa in Sicilia, da una parte e la crescita della Roma dei Tarquini nel Lazio centrale.
I greci d’Italia sconfissero a Cuma la flotta rasna e per terra si attestava sempre più la potenza delle armi della città bellicosa sorta su sette colli, lungo il corso finale del Tevere. L’etrusca Veio rimase ad opporsi sulla riva destra del fiume, ma non venne sostenuta dalle altre comunità etrusche e finì per capitolare, aprendo altri territori alla conquista romana. Nello stesso tempo, gli etruschi campani subivano la pressione degli osci e quelli padani l’aggressione di popoli celti provenienti da oltre la catena alpina.
Le città-stato della nazione etrusca non riuscirono a consolidare una lega per affrontare i romani, finendo per isolarsi, arroccate dietro la propria cinta muraria. In questo modo, mentre l’Urbe cresceva e si espandeva, ognuna trattava diplomaticamente un proprio ulteriore periodo di sopravvivenza. Ma la resa dei conti con Roma non tardò ad arrivare e a niente servì un’alleanza occasionale con galli e sanniti. Il loro esercito venne battuto nel 295 e nel 283 a.C. Le singole rocche tentarono di resistere, ma vennero sopraffatte una ad una.
La superba Etruria si trasformò in un’accozzaglia di aristocrazie locali che aspiravano ormai solo a una piena e conveniente integrazione nel sistema romano.
L’indipendenza politica venne cancellata già nel III e II secolo precristiani. Quella culturale, linguistica e dei costumi si estinse dopo la guerra servile dell’ultimo secolo prima di Cristo. Con la lex julia conseguente, la cittadinanza romana venne estesa a tutti gli alleati.
Entrando a pieno titolo nella compagine sociale e politica di Roma, quella etrusca smarriva del tutto la propria identità, le radici, le connotazioni. In ultimo, anche la lingua e i dialetti residuali.
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