La sofferenza di una vita senza senso. Psicoterapia per l’uomo di oggi di Viktor Emil Frankl

Viktor Emil Frankl è stato un neurologo e psichiatra austriaco, sostenitore e padre della logoterapia, che si basa sul malessere psichico parlando e sciogliendo nodi della depressioni gravi non con i farmaci soltanto, ma facendo parlare il paziente il più possibile, scavando con la parola i sintomi e non con la psicoterapia freudiana, che era un coacervo di ricordi di infanzia e interpretazione dei sogni. Tra i suoi libri, importante è La sofferenza di una vita senza senso. Psicoterapia per l’uomo di oggi (Mursia editore, 2015, traduzione di Eugenio Fizzotti).

Il dottore austriaco ebbe una vita travagliata, se si pensa che è sopravvissuto a quattro campi di concentramento, tra cui Auschwitz e Dachau. La sua forza era nella parola, anche spirituale, ma credeva anche nel farmaco, pur nei limiti, soprattutto gli antipsicotici.
Frankl sosteneva che dopo lo choc del secondo conflitto bellico, i sopravvissuti erano talmente spaventati che cercarono di farsi una famiglia. L’uomo di oggi invece, benestante e pieno di privilegi, vive paradossalmente assai male. Nessuna guerra tra le potenze mondiali, ma macchine prestigiose e case lussuose, che portano a persone infelici per una vita insensata. Meglio far parlare il neurologo:

Più di mille persone si suicidano ogni giorno e diecimila cercano di farlo. Un suicidio circa ogni dieci minuti.

Soprattutto tra i diciotto e i venticinque anni. Ma la motivazione non è un lutto di una madre o un incidente stradale. È guardarsi senza vedere nulla: una insignificanza totale, mancanza di progetti veri, soldi non guadagnati in miniera ma sul computer. E nessun appiglio spirituale: un mondo senza Dio, nessuna curiosità metafisica, la sessualità ridotta a un divertimento casuale, i ragazzi soprattutto nemmeno si interessano di una possibile gravidanza. Ci sono molti modi per non pensarci affatto. Una desertificazione dei sentimenti, il nulla stando su una poltrona per decidere cosa fare o come uccidersi.
Chi scrive pensa, come il neurologo, di riprendersi il tempo. Leggere, disegnare, dipingere, divenire una persona creativa, e rispettare la religiosità altrui e nei momenti bui darsi al volontariato. Ma purtroppo si cira troppo spesso alle droghe sintetiche, all’alcool, agli "shottini", bevendo un superalcolico in pochi secondi, senza riuscire a sopportare la malattia e non sapendo cosa significa morire. Frankl sa che è una battaglia durissima, lui non più in vita dal 1997, e che non porterà in breve tempo nessun successo. Ma ci sono sempre la vita, il respiro e la serenità.