Gotico veneziano
- Autore: Norah Gelbe
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Tante donne, da loro amore, dai partner dolore. Egle aveva provato tante passioncelle passeggere, ma è andata a innamorarsi dell’unico ch’è riuscito a farla soffrire tutta la vita. Eugenia guarda la luce abbandonare gli occhi del marito, amato con tutto il terrore di cui è stata capace. Sono due delle vittime di violenze maschili familiari che popolano gli otto racconti di Norah Gelbe in una piccola, intensa antologia tanto nera, Gotico veneziano, pubblicata nel 2018 da il Prato publishing (128 pagine 12 euro).
Mogli tradite, schiavizzate, picchiate. Amanti usate e gettate. Donne di ogni età asservite o usate come oggetti sessuali da mariti-padroni, uomini-bestie, mostri di quotidiana prevaricazione. Sciorinate valanghe di beceri luoghi comuni (“la donna è fatta per servire”, “assa perdar, xe roba da omeni”) o consumato l’egoista rapporto sessuale sbrigativo, si girano dall’altra parte appagati dall’ennesimo esercizio di potere nei confronti della propria donna. Ma in ognuna di queste storie arriva la resa dei conti, il rovesciamento dei ruoli carnefice-vittima. Dopo anni, anche decenni di sopportazione, dopo aver ingoiato trattamenti avvilenti dai loro compagni, scatta la vendetta. Una rivalsa lungamente preparata, con modalità ben studiate, che consentiranno di recitare il ruolo della vedova addolorata, dopo la morte “accidentale” del loro uomo, causata da sfortunate fatalità.
Norah Gelbe è la firma collettiva di un pool di autori che conoscono Venezia in tutti i suoi aspetti e vi racchiudono rapporti di potere uomo-donna decisamente sbilanciati dalla parte del maschio onnipotente. Un microcosmo ristretto, geograficamente splendido (la città sulla laguna, ciascuno dei suoi sestieri), ma socialmente sbilanciato a danno del genere femminile.
Le vittime sono per lo più donne di origini modeste, lavoratrici, ragazze madri, casalinghe trattate senza rispetto tra le mura domestiche, anguste come una cella, ma anche giovani studentesse, un’adolescente bullizzata ed una professionista stimata, di grande famiglia e titolare di uno studio notarile avviato.
Eugenia è notaio, figlia di notaio e a sua volta tra le personalità veneziane più rispettabili. Non giovanissima, è una bella donna più che agiata, molto elegante nei suoi abiti lunghi con le maniche rigorosamente fino al polso, per coprire i lividi delle percosse che il marito le infligge negli irrefrenabili accessi d’ira. Ogni motivo è buono per scatenare gelosie immotivate. Piccoli contrattempi, atteggiamenti fraintesi, un’occhiata, tutto può trasformare il conte Bonelli in un invasato.
Quell’uomo affascinante le si era avvicinato con fare galante durante una festa in maschera, nei panni del famoso amante veneziano Giacomo Casanova. Porgendole un flûte di champagne, aveva avviato un raffinato corteggiamento, ben accolto da lei nonostante la differenza d’età. Il nobile aveva elegantemente chiesto la mano al padre di Eugenia. L’inferno era cominciato subito dopo il matrimonio, per lui il secondo.
Quanto si può sbagliare nel giudicare un uomo? Il terzo giorno del viaggio di nozze, a Cannes, aveva scambiato lo sguardo del marito per un moto d’orgoglio nel vedere la giovane e bella moglie coccolata spiritosamente da un cugino. Poche ore erano bastate per rendere l’inappuntabile conte un geloso irrimediabilmente violento. Sedersi era diventato un incubo, per una settimana, dopo le feroci sculacciate che le aveva inferto.
Tu sei mia, hai capito? Soltanto mia!
Quel marito premuroso aveva chiarito i rispettivi ruoli in modo inequivocabile. Lei avrebbe dovuto reagire, andarsene, però non lo aveva fatto. Si era autoconvinta che avendo sposato un uomo più anziano doveva sopportare qualche manifestazione della differenza d’età. Ma non avrebbe mai pensato che ad ogni scoppio d’ira il suo corpo sarebbe diventato un ammasso di lividi.
Sergio era convinto da parte sua che gli accessi di rabbia fossero giustificati dalle manchevolezze della moglie. È così per certi uomini: la colpa è sempre delle donne, di quella putana della Emma di Dorsoduro, che civetta con tutti; di quella incapace della Elsa di Cannaregio, buona a nulla; della Elettra, che in 62 anni di matrimonio non è riuscita prima a fare un figlio poi ad essere una donna di casa accettabile. Questo, dal punto di vista unilaterale del marito, un vecchio porco pedofilo che non c’è giorno non passi in chiesa a battersi il petto e pregare.
Uomini così non meritano di vivere. Tutti dovremmo leggere questo libro, apprendere la lezione di civiltà dei sessi che vi è impartita e prendere le distanze da quei comportamenti maschili deprecabili. Dovremmo leggere e rinnegare il maschilismo che si annida in ciascuno di noi, ben nascosto da qualche parte. Dobbiamo uccidere il boia che ci portiamo dentro, se vogliamo costruire un mondo equo per chi verrà dopo e realizzare una società di uomini e donne con pari dignità e senza violenze, ovattate dalle pareti domestiche.
Quanto al papà dell’ultimo racconto, un tipo addirittura incestuoso, quella patologia non tocca tutti. Solo pochi, per fortuna, ma ancora più imperdonabili.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gotico veneziano
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