Grande Guerra e Satira
- Autore: Non disponibile
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Grande Guerra e Satira, pubblicato nel marzo del 2016, è il primo dei Quaderni del Forte delle Benne, stampati dall’Associazione Culturale Chiarentana. Il piccolo testo si presenta come un catalogo della mostra “Grande Guerra e Satira - Cartoline austro-ungariche dalla collezione di Rolando Pasqualini”, un privato che ha raccolto una grande quantità di immagini propagandistiche risalenti agli anni del primo conflitto mondiale.
Ogni buon sussidiario scolastico italiano include nel suo apparato iconografico almeno un paio di immagini satiriche disegnate dai vignettisti della Penisola durante la prima guerra mondiale e questo opuscolo ha il merito di poter fornire al pubblico la controparte austriaca, testimoniando come anche al di là delle Alpi vari artisti si siano sbizzarriti per dare man forte ai loro soldati al fronte.
I caricaturisti dell’Austria-Ungheria si misero al lavoro sin da prima del 28 luglio 1914, giorno della dichiarazione di guerra alla Serbia. La collezione di stereotipi a cui attingere era già pronta: la Russia era rappresentata come un grande orso, la Francia come il solito galletto con il berretto frigio e l’Italia neutrale come un bersagliere che, per il momento, se ne stava in disparte.
Il serbo fu soventemente presentato come un terrorista, vestito da straccione e armato di coltelli e pistole: cioè la caricatura di Gavrilo Princip (1894-1918), autore dell’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, l’assassino dell’Arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia.
Il ritratto più ridicolo è quello di Re Nicola I del Montenegro (1841-1921), in una cartolina il suo esercito cavalca muli e arieti ed è provvisto solo di armi antiquate, il suo paese fu occupato dalle forze austro-ungariche nel gennaio del 1916.
Per raffigurare il prode soldato austriaco i suoi compatrioti scelsero invece l’immagine del buon montanaro tirolese, simbolo di concretezza e di semplicità.
Come facilmente immaginabile, i tratti del militare italiano cambiarono dopo la dichiarazione di guerra (23 maggio 1915); ecco allora che gli italiani assunsero la fisionomia del brigante meridionale, con il suo tradizionale cappellaccio. Per chi conosce la storia del Risorgimento, però, questa scelta dei satirici austriaci risulta piuttosto ipocrita. I briganti meridionali erano in gran parte criminali comuni, finanziati da Pio IX e da Francesco II in esilio, di fatto erano degli alleati di Vienna e questo vuoto di memoria da parte degli imperiali lascia piuttosto perplessi.
Pare che sino alla disfatta la satira austriaca non abbia mai perso di ottimismo. La solida e quieta figura del montanaro del Tirolo, dipinto addirittura nell’atto di risuolare lo stivale italico, divenne sempre più distante dalla realtà interna austriaca con l’approssimarsi della sconfitta.
Il libretto stampato dall’Associazione Culturale Chiarentana merita di entrare nella biblioteca di un appassionato di storia del Novecento, magari andrebbe letto in contemporanea a un saggio più ampio sulla Grande Guerra che aiuti a contestualizzare le figure.
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