Griffintown
- Autore: Marie Hélène Poitras
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La Nuova Frontiera
- Anno di pubblicazione: 2017
Alla estrema periferia di Montréal, nel Canada ancora francofono almeno in parte, un quartiere degradato, una sorta di Far West, “Griffintown”, ospita il residuo di una società ormai fuori della storia: scuderie, stalle, box, rimesse, ospitano le carrozze e i cavalli da traino che costituiscono l’ultimo baluardo della tradizione western. I cocchieri e le vecchie carrozze portano in giro i turisti, non solo americani, che attraversano la città canadese piena di storia e di tradizioni coloniali, durante la stagione estiva, riempiendo di dollari le tasche dell’uomo che ancora domina questo business, Paul Despatie, aiutato da improbabili palafrenieri, uomini sporchi, grossolani, che tengono in piedi una tradizione ormai in pericolo.
La mafia locale ha interesse per i terreni dove sorgono le stalle e le rimesse, e proprio nelle prime pagine del racconto di Marie Hélène Poitras Paul viene trovato ucciso da due pallottole in pieno petto, un segno evidente che la guerra contro le carrozze e i loro cocchieri è cominciata.
I personaggi che affollano questo insolito romanzo sono davvero originali: un reduce dall’Afghnistan, ferito nel corpo e nell’anima, John, pieno di esperienza, rude, che si innamora della giovane Marie, una cavallerizza che sceglie di tornare a lavorare con i cavalli, che tratta con estrema dolcezza, e vuole divenire cocchiera, malvista dalle altre tre donne, dette le galline, anziane ex prostitute nella casa di appuntamenti, Le crinoline, ora trasformato in un saloon, gestito con piglio autoritario dalla Madre, la donna armata di carabina che ancora, ultrasettantenne, domina gli affari di famiglia e ora vendicherà suo figlio Paul. Mentre turisti ignari affittano le carrozze per il giro panoramico della città canadese, nello spazio dove sorge quel che resta dell’antica tradizione legata ai cavalli, si consuma una vicenda dal finale drammatico.
Il fascino di “Griffintown” sta nella rievocazione di rituali, abitudini, modi di pensare di questo gruppo di uomini che sembrano vivere in un’oasi sopravvissuta in mezzo ai grattacieli e alla contemporaneità, uomini senza tempo, legati alle loro radici, agli stivali decorati, alla puzza di stallatico, al “piscio di cavallo”, così viene chiamata la birra che trangugiano, al corpo imbalsamato del cavallo Boy, nei cui occhi vengono poste due pallottole, quelle che hanno ucciso Paul, il cui corpo viene adagiato, prima della sepoltura, nel freezer dal suo fedele assistente, Billy, che non vuole separarsi dal cadavere del suo capo, prima che venga smascherato l’autore del delitto. Convivono in “Griffintown” i due tempi della storia, passato e presente, sentimenti difficili da raccontare, usanze e tradizioni desuete, un amore infinito per i cavalli, Pearl, Poney, Mignonne, Champion, Lou, mentre uomini e donne hanno soprannomi degni dell’epopea del Far West, l’Indiano, il Vagabondo, Alice, che è uomo, la Pazza, un vecchio transessuale…
“Attraverso i drammi e i siparietti quotidiani, il cuore di Griffintown ha ripreso a battere. I nuovi cavalli hanno avuto il tempo di prendere confidenza con il territorio, il suo rumore, le sue insidie, le sue esalazioni, le voci dei cocchieri… che hanno ritrovato un animale amato o hanno scozzonato un nuovo arrivato, poi hanno ripitturato gli angoli dei parafanghi danneggiati… Uomini e cavalli hanno fatto il possibile per iniziare la stagione con il piede giusto, lo zoccolo allerta e ben ferrato”
Non a caso Marie Hélène Poitras, l’autrice di questo romanzo tradotto dal francese da Ilaria Piperno, cita come epigrafe del libro un brano tratto da “Cavalli selvaggi” di Cormac McCarthy, ad indicare che il focus del racconto sta proprio nell’amore grande per questi magnifici animali, che Marie, una delle protagoniste, guarda nel profondo degli occhi sicura di essere ricambiata.
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