Gusci di Livia Franchini

Gusci di Livia Franchini (Mondadori, 2020) è il libro d’esordio di una scrittrice destinata a far parlare di sé. Un testo che è un racconto fluido, un ininterrotto flusso di coscienza reso con uno stile rapido, giovanile, fresco, intimo e intimistico. Tradotto splendidamente da Veronica Raimo, è un romanzo prettamente femminile, che parla di un:

“Percorso emozionale già normato”.

Narra la storia di Ruth, infermiera in casa di riposo che in una sera stellata viene abbandonata dal suo compagno Neil, dopo dieci anni di convivenza, con una frase sconvolgente. Lui asserisce infatti di:

“Aver avuto l’epifania sull’amore, sui rapporti. […] L’epifania paralizzante che il piano era già stato ardito, che non stavi improvvisando ma avevi architettato tutto.”

È il crollo di ogni illusione. Tutto ciò che faticosamente Ruth pensava di aver costruito non esiste più. C’è solo il vuoto. Lei, con poche amicizie, una vita sociale pressoché inesistente, si è sempre votata a quello che credeva essere il compagno di una vita. E ora? Ora il processo inevitabile è una faticosa elaborazione del lutto, composta da cinque fasi:

“Negazione Rabbia Contrattazione Depressione Accettazione.”

Ruth è consumata dalla rabbia:

“L’ho sentita trafiggermi il cervello, bianca ed affilata come il dolore di un osso fratturato, la sera in cui se n’è andato. Poi è sparita.”

Di lui non resta che una lunga lista della spesa. Ruth la prende e giorno dopo giorno, ingrediente dopo ingrediente, la elabora in un ricordo emozionale che non può che intrigare il lettore. In continui flash-back avanti e indietro nel tempo si snoda così il lungo cammino di una storia d’amore che è sì dolore e tragedia, ma anche rinascita, riscoperta nuova e fondante di persone e sentimenti.

Una lettura intensa e profonda per un libro di grande fascino. Bella la metafora dei “gusci”: l’esistenza umana è protetta all’interno di una casa, di una famiglia, di una storia d’amore che si crede per sempre. Ma basta un evento inaspettato, terribile, imprevisto, perché il guscio si rompa rivelando tutta la sua intima fragilità, tipica dell’essere umano in quanto tale. E allora è necessario ricomporre i singoli pezzi per giungere, infine, alla totalità di una ricostruzione, che è soprattutto guarigione. Ed è quello che la nostra protagonista non può esimersi dal fare, anche se a caro prezzo. Gusci è, così, un racconto intimistico di notevole e molto apprezzato spessore narrativo.