Il Premio Nobel per la Letteratura 2024 è stato assegnato alla scrittrice sudcoreana Han Kang, con la seguente motivazione:
For her intense poetic prose that confronts historical traumas and exposes the fragility of human life.
Ovvero: “Per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici e mette a nudo la fragilità della vita umana”.
Il nome di Han Kang non è certo nuovo al pubblico italiano, che la conosce per il successo del caso letterario La vegetariana (Adelphi, 2016, Milena Zemira Ciccimarra), vincitore del Man International Booker Prize; ma la motivazione del Nobel sembra riferirsi soprattutto a un altro romanzo di Kang, Atti umani, meraviglioso, che merita un’analisi più approfondita.
Scopriamo di più su Han Kang, la vita, le opere, i libri pubblicati in italiano.
Han Kang, vince il Nobel la scrittrice di “Atti umani”
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Tra i romanzi più celebri di Han Kang dobbiamo ricordare infatti lo splendido Atti umani, che descrive con intenso lirismo la strage avvenuta a Gwangju, luogo natale dell’autrice in Corea del Sud, nel maggio del 1980, in seguito al colpo di stato del dittatore Chun Doo-hwan.
È un libro straziante e incisivo, capace di entrare sottopelle attraverso una narrazione corale che non lascia alcuna via scampo al lettore, costringendolo ad aprire gli occhi su una della peggiori carneficine della storia, celata agli occhi degli occidentali.
Invece in questo libro Han Kang gli occhi ci costringe ad aprirli, a spalancarli letteralmente sul buio, sull’orrore, guardando dritto nell’indicibile. In Atti umani la scrittura dell’autrice si sofferma sul dolore, descrive nel dettaglio i corpi straziati nella piazza di Gwangju, le membra contorte, le urla delle madri e il pianto inconsolabile dei bambini - anche di quelli che non hanno più lacrime per piangere. Il vero filo conduttore dell’opera è infatti la morte di un bambino, Dong-ho, che era stato amico d’infanzia della scrittrice e alla cui morte lei cerca di dare un senso scrivendo queste pagine in cui ogni parola distilla una goccia venefica di dolore.
Recensione del libro
Atti Umani
di Han Kang
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Nel 2016 la scrittrice coreana aveva vinto l’International Man Booker Prize con il bestseller La vegetariana che l’aveva portata alla ribalta sulla scena internazionale. Un romanzo crudo e disturbante in cui viene narrata la storia di una donna che si ribella alla propria forma fisica al punto da diventare un vegetale. Non si tratta, a dispetto del titolo, di un manifesto contro il consumo di carne, ma di una sorta di percorso ascetico molto personale: è una storia di abusi e violenze, di sottomissione femminile e malattia mentale, cui si aggiungono anche dei disturbi alimentari che conducono la protagonista a rifiutare il cibo.
Il vero tema della Vegetariana, edito in Italia da Adelphi nel 2016, è l’incomunicabilità. Un tema che viene poi ripreso anche ne L’ora di greco, l’ultimo romanzo di Han Kang edito in Italia, i cui protagonisti sono un professore di greco che sta progressivamente perdendo la vista e una sua allieva che, in seguito a un trauma, ha perduto la facoltà di parlare (o forse non parla proprio per sua volontà).
Il filo conduttore di tutte le opere di Han Kang è questa strenua ricerca di senso, il tentativo di dare un senso al dolore e, alla fine, contengono la stessa preghiera: liberaci dal male. Nelle pagine finali de L’ora di greco la protagonista, privata della parola, scarabocchia sul taccuino una frase che appare come un urlo, una lacerazione: “Il mio è un Dio buono e triste!”. Perché Dio non può essere felice se nel mondo esiste il dolore. Quella frase appare in tutta la sua drammatica evidenza e ci mostra tutto il talento letterario di Han Kang, capace di condensare tutta l’immensità di significato possibile in una frase.
E allora anche noi, con lei, crediamo in un “Dio buono e triste” e ci scopriamo nostro malgrado, oltre le nostre convinzioni religiose e non, a pregarlo.
Recensione del libro
L’ora di greco
di Han Kang
Chi è Han Kang, la vincitrice del Premio Nobel 2024: la vita
Han Kang è nata a Gwangju, in Corea del Sud, il 27 novembre 1970, e può considerarsi a tutti gli effetti una figlia d’arte: suo padre è lo scrittore Han Sŭngwŏn. Dall’età di dieci anni è cresciuta a Suyuri, Seoul, dopo il trasferimento della sua famiglia. Inizia a pubblicare le prime poesie e i primi racconti negli anni Novanta, mentre studia Letteratura presso l’Università Yŏnse di Seoul. L’esordio come poetessa avviene con la pubblicazione di cinque poesie, tra cui Inverno a Seoul, nel numero invernale della rivista Munhak-gwa-sahoe (Letteratura e società) del 1993.
L’anno successivo inizia la sua carriera di scrittrice vincendo il concorso letterario Seoul Shinmun Spring del 1994 con “Red Anchor”. Nel 1995 ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti intitolata “Yeosu”. Nel 1998 ha partecipato al Programma internazionale di scrittura dell’Università dell’Iowa per tre mesi con il sostegno dell’Arts Council Korea.
Ottiene i primi riconoscimenti in ambito nazionale: nel 1999 il 25° Korean Novel Award con la novella “Baby Buddha” e, in seguito, il Premio Yi Sang nel 2005 con una raccolta di racconti intitolata La macchia mongola: proprio dallo sviluppo di uno di questi racconti sarebbe nato il suo libro più famoso a livello internazionale, ovvero La vegetariana, edito in Corea nel 2007.
Sarebbe stata proprio l’edizione inglese del libro, a opera di Portobello Books nel 2016, a portare Han Kang al successo internazionale grazie all’assegnazione dell’International Man Booker Prize. Da quel momento La vegetariana sarebbe divenuto un caso letterario mondiale, portato anche in Italia da Adelphi nella traduzione di Milena Zemira Ciccimarra. Due anni dopo, nel 2018, è la volta di Atti umani, che nella traduzione italiana perde in parte il suo vero significato: il titolo originale è infatti Arriva il ragazzo.
A questo punto il nome di Han Kang inizia a essere piuttosto noto anche oltre i confini del suo paese, dove la scrittura rimane ancora un mestiere prettamente maschile, praticato da poche autrici donne che spesso riducono la loro narrativa al racconto di storie familiari. A lei dobbiamo sicuramente una grande innovazione letteraria, perché ha portato nel nostro Paese una nuova tipologia di scrittura fatta di trame sfilacciate, oniriche, con pochi dialoghi e una prosa incisiva come un bisturi capace di ridurre la parola all’essenza, al suo singolo sintagma di senso - che viene isolato sino a divenire puro suono.
Nel suo ultimo romanzo pubblicato in italiano, L’ora di greco (Adelphi, 2023, traduzione di Lia Iovenitti), si avverte - soprattutto nelle pagine finali - questo lavoro ricercato sulla lingua. Nel libro Han Kang parte da una lingua morta, il greco appunto, per cercare di mettere a fuoco una sorta di trascendenza che appare inafferrabile nella vita di tutti i giorni: il greco con il suo vasto scrigno di significati diventa così una lingua dello spirito, che permette persino a una donna che non riesce più a parlare di comunicare. E tutto si risolve nella meditazione sul senso: Pharmakon è medicina o veleno? Entrambe le cose, medicina e veleno.
Tutta la letteratura illuminata di Han Kang si può racchiudere in questa perfetta duplicità di significato, l’analogia tra Pharmakon e parola: la parola è medicina e veleno.
“Non dico addio”: l’ultimo romanzo di Han Kang presto in Italia
Il suo ultimo romanzo Non dico addio è stato premiato con il premio Medicis in Francia nel 2023 e con il premio Émile Guimet nel 2024. Arriverà in Italia, sempre per Adelphi, il prossimo 5 novembre.
Il libro analizza i tragici eventi del massacro avvenuto 3 aprile 1948 a Jeju, un capitolo storico della resistenza coreana, narrato dal punto di vista di tre donne. Impossibile non riportare immediatamente la memoria alla narrazione di Atti umani; ancora una volta Han Kang si sofferma su un episodio straziante della storia del suo paese, forse sconosciuto alla maggior parte degli occidentali.
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L’autrice, in occasione della consegna del Prix Médicis, ha definito questo suo ultimo libro come:
“Una candela accesa nell’abisso dell’anima umana.”
Premio Nobel per la Letteratura 2024 l’annuncio video: vince Han Kang
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