Hiroshige
- Autore: Melanie Trede e Lorenz Bichler
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Leonardo Vittorio Arena, nel libro Samurai (Mondadori, febbraio 2003) racconta che il samurai Hideyoshi aveva conquistato l’intero Giappone nelle battaglie contro il clan di Hojo. Per premiare il suo fedele alleato Ieyasu ebbe una brillante e generosa idea:
“Si narra che i due daimyo cavalcassero sino alla baia di Edo, un piccolo villaggio di pescatori nei pressi di Kamakura. Poi Hideyoshi si accostò all’alleato, su cui oramai confidava totalmente. «Ti affido la mia spada, prezioso compagno di battaglie. Sarà il simbolo della nostra intesa.» […] Hideyoshi lo guardò negli occhi, sorridendo. Fece un cenno con la mano, indicando alcune capanne del villaggio. «In futuro, puoi stabilire qui il tuo quartiere generale. È una zona tranquilla […]» Ieyasu avvertì un brivido lungo la schiena. Intuì che la scelta sarebbe stata foriera di grandi sviluppi. Ma neanche lui poteva immaginarne la portata. Edo era l’antico nome di Tokyo. Quando lui stesso sarebbe diventato il signore del Giappone, si sarebbe aperta una nuova era.”
Se quei meschini pescatori avessero mantenuto la proprietà del loro misero terreno sarebbero diventati uomini ricchi.
Siamo alla fine del cinquecento e il brivido nella schiena del futuro daimyo Ieyasu è riduttivo rispetto al succedersi della realtà: su quel povero terreno nascerà l’attuale Tokyo. In poco spazio, ora, milioni di persone si muovono, si accalcano, uno sopra l’altro, con un giro di denaro incommensurabile.
Negli anni ottanta gira una leggenda metropolitana: siamo nel pieno boom immobiliare e si narra che il terreno su cui s’innalzava il Palazzo Imperiale di Tokyo aveva un valore commerciale superiore a quella dell’intera California.
La storia di Edo è frenetica: intorno all’ottocento ha già un milione di abitanti, mentre nello stesso periodo Parigi e Londra all’incirca cinquecento mila. Il notevole incremento è conseguenza di un sagace ordine del daimyo: i tanti signori feudali del Giappone erano obbligati risiedere per lungo tempo a Edo. Quando potevano tornare nei loro territori, erano costretti a lasciare (come ostaggio) a Edo la famiglia. Quest’obbligo consentì la costruzione di numerosi palazzi, templi religiosi e un forte incremento della popolazione per la tanta gente al seguito.
Fra i vari quartieri si potenzieranno quelli legati al divertimento: teatro, casa del the, postriboli.
Queste persone si muovevano con processioni affollatissime. Durante i trasferimenti, i ritorni, i viaggi era necessario portare a casa un souvenir, un piccolo ricordo, una cartolina, come avviene oggi. Le cartoline dell’epoca erano le xilografie in cui erano rappresentati momenti, luoghi, popolazione di Edo.
Maestri di quest’arte erano i pittori dello ukiyo-e.
Ukiyo-e è concetto buddista utilizzato per riflettere sulla fragile e fuggevole esistenza su questo mondo.
Nel 1600 il termine ha subito una trasformazione. Il divertimento, il piacere della vita non deve essere frenato, non deve essere mortificato, perciò divenne sinonimo dei luoghi, delle forme di svago e dei sollazzi popolari.
Il più importante e minuzioso illustratore di questa realtà è Hiroshige.
Le sue riproduzioni di Edo hanno la caratteristica di soffermarsi su un insieme di caratteri, alcuni drammatici – come lo stupendo Il ponte di Shin-Ohashi e Atake sotto un improvviso rovescio di pioggia – altri divertenti e specchio della società del tempo.
All’inizio non avevano un grande valore (“ […] i noodles venivano venduti al prezzo di 16 mon – più o meno il valore di una xilografia di di Hiroshige. “, pag. 256) mentre, ora sono famosi e con grande valutazione commerciale.
Il libro Hiroshige. Cento famose vedute di Edo, nell’elegante e accurata edizione di Taschen (2011), è l’album di Hiroshige di maggior successo per intensità e grazia stilistica.
Il pittore giapponese consegna alla nostra immaginazione degli squarci di Edo, soprattutto le tante feste religiose, le processioni, i templi, le pagode, i torii. Lo spaccato non ha una temporalità fissa ma un andamento circolare, perché il libro rappresenta tutte le quattro le stagioni.
Alcune visioni sono quasi le stesse ma, riprodotte con diverse situazioni climatiche e ambientali, creando un dissimile calore emotivo.
Hiroshige utilizza vari linguaggi.
Oggetti in primissimo piano determinano la prospettiva, con riprese da angolazioni complicate, mentre sullo sfondo c’è la rappresentazione della vita cittadina in un determinato momento, con elevato taglio sociale.
Predilige la raffigurazione verticale, con uomini piccolissimi, simbolo di esseri costituenti una parte minimale della realtà mentre sono impegnati nel tempio, soprattutto sforzandosi in grandi salite, come un’accettata sottomissione alla natura.
Gli uomini sono ripresi anche nel passeggio, oppure mentre si dedicano all’attività religiosa, oppure ritratti nei loro lavori: pescatori, artigiani, commercianti.
La caratteristica del pittore è contrapporre il sacro con il profano.
Alle devote elaborazioni di processioni e della sacra immagine del monte Fuji, si oppongono i ricreativi temi irreligiosi, mondani, fino a descrivere momenti di vita eccessivamente divertenti.
Molte strade sono piene di negozi, con insegne dirette, pubblicitarie e propagandistiche. Si esaltano i prodotti da vendere per consigliare l’acquisto. I negozi sono ripresi ricchi di movimento.
La peculiarità primaria dello ukiyo-e è il tratteggio dei personaggi del mondo del divertimento: attori di teatro, casa del the, prostitute. Invece, Hiroshige li utilizza poco nel suo album. Gli attori kabuchi sono riportati sempre nella loro maestosa figura. Le geisha sono discrete, appartate, ma eleganti e accurati nelle loro vesti e con i sandali geta. Anche i samurai non prevalgono nelle sue tavole.
Domina è la bellezza della natura, con la quali detta le leggi del suo stile. I bellissimi alberi, con colori soavi, i tanti ciliegi con i suoi fiori appaiono illuminare, incendiare il dipinto. Non mancano susini, bambù, oppure i fiumi, o i prati sempre sotto un cielo dominante. Spesso il cielo rappresenta i due terzi del dipinto, colorato con toni teneri per determinare il senso di vuoto.
Per esaltare quest’ultimo concetto, in primo piano sono posti particolari immensi: alberi, ponti, aquiloni, creando in questo modo la prospettiva adeguata. Le immagini sono da leggere da destra a sinistra come la scrittura giapponese, complete nella sua visione d’insieme grazie alla prospettiva a volo di uccello.
Hiroshige. One Hundred Famous Views of Edo
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