Historia e Ritratti dei signori Viceré di Sicilia
- Autore: Francesco Paolo Campione
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
I Viceré in Sicilia furono quasi tutti stranieri tranne i primi imparentatesi con i nobili o pseudo nobili locali di nobiltà carolingia o meno. Anche i mercanti locali spesso si imparentarono con i nobili locali acquisendo un loro “nobiltà”. La Sicilia nell’epoca del Viceregno diviene ora più che mai un esempio di sincretismo e ne è un esempio il Palazzo Reale (denominato dei Normanni) in cui si trovano vestigia non solo normanne ma anche arabe e romane. Vi è la sala dei Viceré ma non ma non appare significante per il contesto totale dell’ edificio. Vi furono circa quattrocento anni di dominio spagnolo in Sicilia e se è vero che vi fu sincretismo, si appalesò anche una nuova forma, un “novus”. In “Historia e Ritratti dei signori Vicerè di Sicilia” (Kalos, 2015) di Francesco Paolo Campione tra i personaggi che rivestirono il titolo di Viceré ritroviamo anche una donna, l’unica ed in un periodo limitatissimo. Furono soltanto ventisette giorni di vice regno dal 16 aprile 1677, quelli della “Rivoluzione della luna” come recita il titolo del famoso romanzo di Andrea Camilleri. Donna Eleonora De Moura, vedova del Viceré di Carlo III di Sicilia Anielo de Guzmán y Carafa, marchese di Castel Roderigo, la nominò in punto di morte ma ella non poté continuare a regnare essendo il ruolo ricoperto legato alla figura di legato apostolico che doveva essere ricoperto da un uomo. In verità vi sono altre versioni legate al suo forzato abbandono, dovute a congiure ed intrighi di corte ed alla misoginia manifesta verso donne che ricoprono cariche pubbliche ancora più esplicite nel Seicento. I viceré di Sicilia pur essendo stranieri si acclimatarono subito all’ambiente e assunsero l’abito mentale e comportamentale dei locali. La Sicilia aveva accolto più che altre regioni l’eredità culturale e specie monumentale dell’impero bizantino e vi sono ampie testimonianze di questo nei grandiosi duomi di Cefalù e Monreale.Gli Spagnoli trovarono pertanto un habitat magnifico dove operare per il substrato culturale lasciato dai precedenti dominatori. Vi furono eccellenti viceré che si erano distinti per grandi imprese quale Marco Antonio Colonna, di cui ci si ricorda di più per la sua tresca con Eufrosina De Corbera che per essere stato il comandante della flotta vincitrice a Lepanto. Ma non vi fu solamente la carica di Viceré, essendo presenti al governo dell’Isola, anche Pro Rex, tra i quali il più valente fu il duca di Montalto che non fu Viceré e non figura in alcuna monetazione ed altra illustre carica era quella di Presidente del regno. Ma i cento ritratti che accompagnano la gradevolissima lettura del libro di Campione, nulla hanno a che vedere con i ritratti esposti nella sala dei Viceré di Palazzo dei Normanni o Palazzo reale che dir si voglia. Quelli di adesso,cento ritratti opera di Antonio Gregorio Maria Nuccio, pur acconciati e vestiti con gli abiti dell’epoca, sono rappresentati in maniera ironica, ci guardano con occhi sbarrati come per significare la loro identità e per chiederci quale sia la nostra, quella degli attuali governanti e cittadini di Sicilia.
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