I Markurell
- Autore: Hjalmar Bergman
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
La lettura di un romanzo diventa coinvolgente quando il lettore si sente partecipe in prima persona della vicenda narrata, oppure si identifica nei personaggi, divenendo in un certo senso parte integrante del libro, perché in perfetta sintonia con lo spirito che anima il racconto.
Hjalmar Bergman è uno dei più importanti scrittori svedesi dell’inizio del Novecento e ha ispirato molti autori nordeuropei vissuti dopo di lui. Nato ad Orebro, città della Svezia centrale, è cresciuto in una famiglia benestante essendo figlio di un banchiere e ha frequentato la prestigiosa università di Uppsala, non completando tuttavia gli studi universitari per dedicarsi successivamente alla scrittura. Pur avendo vissuto per alcuni anni a Firenze, non è molto conosciuto in Italia, essendo stato poco tradotto.
I Markurell (titolo originale dell’opera: Markurells i Wadkoping, pubblicato in Svezia nel 1919 e in Italia da Einaudi nel 1982 con la traduzione di Adamaria Terziani) è considerato da molti il suo capolavoro e racconta una saga familiare caratterizzata da un’intricata rete di rapporti parentali ambientata in una città di provincia dal nome inventato e dove l’autore riesce con magistrale abilità a mescolare situazioni grottesche e drammatiche.
Wadkoping probabilmente rappresenta la città natale di Hjalmar Bergman, Orebro, nella quale l’autore è molto amato al punto che, oltre che intitolargli un teatro, è stato costruito un quartiere ad immagine e somiglianza proprio della cittadina da lui descritta in questo romanzo. Il protagonista Harald Hilding Markurell è un uomo avido, attaccato ai soldi che si è guadagnato negli anni attraverso una serie di affari realizzati con l’avvocato Carl-Magnus De Lorche, altro personaggio centrale, stimato e apprezzato da tutti gli abitanti di Wadkoping per la sua onestà, al contrario del suo compagno d’affari considerato rozzo e senza scrupoli. Proprietaio di una locanda, "L’alveare", gestita dalla moglie donna rozza ma affascinante per molti uomini, Markurell oltre ai suoi soldi è interessato veramente ad una sola persona: suo figlio Johan, sua unica ragione di vita. In occasione dell’esame di maturità del suo unigenito figlio, una serie di voci ed insinuazioni metteranno in discussione la sua paternità, sconvolgendo la sua vita e mettendolo in crisi.
Il finale del romanzo è giusto non svelarlo, ma sorprende il lettore per la sua imprevedibilità e per l’incredibile cambiamento di prospettiva che l’autore riesce a conferirgli. L’atmosfera malinconica e a tratti pessimistica che caratterizza in gran parte quest’opera muta improvvisamente assumendo un carattere dolce e sentimentale. La bellezza del libro va ricercata non tanto nella trama per quanto molto interessante, ma nei personaggi straordinari dotati di grande umanità pur nei loro limiti e nel carattere visionario del racconto permeato di notevole fantasia e di una delicata e mai banale spiritualità. Basta ricordare fra tutti:
- il racconto di un bambino malato e infelice continuamente in lacrime che vive in un istituto che viene improvvisamente un giorno preso da un angelo in volo che decide di portarselo con sè in cielo;
- il sogno di zia Ruttenschold, anziana donna e personaggio importantissimo nella famiglia De Lorche, che non ha mai avuto figli e ha fatto della verginità la sua scelta di vita, la quale riceve nel sonno delle rivelazioni da un suo familiare e rivive momenti fondamentali della sua infanzia proprio nelle ultime ore della sua vita;
- il banchetto offerto da Markurell ai professori di liceo del figlio nel giorno della maturità nell’intervallo degli esami all’interno della scuola, prima che la commissione si sia pronunciata sull’esito delle prove scritte ed orali.
Raccontare un romanzo così ricco di sfumature non è semplice ed è giusto lasciare al lettore la possibilità di apprezzare la bellezza di quest’opera. A centotrenta anni dalla nascita di Hjalmar Bergman è doveroso ricordare un autore affascinante, a volte misterioso ma capace di condensare nella sua scrittura ironia e spiritualità. Scomparso prematuramente a Berlino nel 1931, ci lascia in eredità numerose opere anche teatrali oltre a qualche sceneggiatura di film che non ha avuto molta fortuna. La speranza è che possa essere tradotto maggiormente anche in Italia per poterlo conoscere meglio. A questo grande autore svedese un umile omaggio rappresentato dal sommario ma sentito racconto di questo bellissimo libro.
I Markurell
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