I papi contro gli ebrei. Il ruolo del Vaticano nell’ascesa dell’antisemitismo moderno
- Autore: David I. Kertzer
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2023
Dopo il rastrellamento di oltre un migliaio di ebrei di ogni età nel Ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943, l’ambasciatore tedesco rispose al segretario di Stato di papa Pio XII che l’ordine era arrivato da “molto in alto” a Berlino. Se mai il cardinale Maglione avesse avuto intenzione di protestare, si limitò a fare appello al senso di umanità del diplomatico per “quei poveretti”.
Due giorni più tardi, vennero avviati ad Auschwitz. Tornarono solo in sedici, una donna e nessun minore di quattordici anni. Lo storiografo David Israel Kertzer lo ha rilevato negli atti desecretati dalla Santa Sede, essenziali per realizzare il saggio I papi contro gli ebrei. Il ruolo del Vaticano nell’ascesa dell’antisemitismo moderno, in prima edizione nei “Saggi Garzanti” a gennaio (2023, tradotto dall’inglese da Sergio Mancini e Maria Barbara Piccioli, 280 pagine).
Lo storico americano, antropologo e docente di italianistica (premiato nel 2015 con il Pulitzer per le biografie) è un’autorità a livello internazionale nei rapporti tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo. Non è il primo testo in cui affronta una materia estremamente controversa e che trova radici remote nella storia.
Un lavoro, questo, edito in inglese nel 2001 e reso possibile dalla collaborazione delle autorità vaticane. Se non avessero reso accessibile agli studiosi una cosi grande raccolta negli Archivi di atti sul suo passato, questo libro non sarebbe mai stato scritto. Sono sinceri perciò i suoi ringraziamenti, tanto più che il materiale trattava “argomenti delicati” e che la natura stessa del progetto di studio:
Non suscitava certo l’entusiasmo di tutti in Vaticano.
Un argomento esplosivo, fonte di possibile grave imbarazzo.
Il tema della ricerca storica di David Kertzer è infatti l’eventuale corresponsabilità della Chiesa nell’Olocausto degli ebrei nella seconda guerra mondiale. Va riconosciuto a Giovanni Paolo II di avere cercato senza scorciatoie una verità difficile. Nel 1987, papa Wojtyla costituì una commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo, impegnata a “determinare”, ove sussistesse, la responsabilità della Chiesa nell’eccidio di milioni di ebrei europei.
Undici anni dopo, il cardinale australiano Cassidy annunciò i risultati dell’indagine, rassicurando chi temeva che la relazione potesse dar luogo a critiche nei confronti dei pontefici del passato.
Secondo la Commissione, se il XIX secolo è il periodo chiave per comprendere le radici dell’Olocausto, la Chiesa non può esserne considerata in alcun modo responsabile.
È vero che per secoli aveva discriminato gli ebrei e usato come capri espiatori, a causa di interpretazioni distorte delle dottrine, ma tutto era cessato dall’inizio dell’Ottocento. In quel secolo si sono affermate nuove correnti intellettuali e politiche, associate a un nazionalismo estremo. Laici accusavano gli ebrei di esercitare un’influenza economica e sociale eccessiva, diffondendo un antigiudaismo sociopolitico, più che religioso. Teorie razziali finirono per sconfinare nel pregiudizio della superiorità della razza ariana, ideologie razziste sempre condannate dalla Chiesa.
Quindi la commissione vaticana distingueva un antigiudaismo di vecchia data - diffidenze e ostilità di cui anche i cristiani si erano resi colpevoli - dall’antisemitismo che aveva condotto all’Olocausto, basato su teorie contrarie alla costante dottrina religiosa.
Appreso il testo della relazione, Kertzer ha colto “qualcosa di terribilmente sbagliato nella storia che il Vaticano raccontava”.
Molti vorrebbero si fosse effettivamente realizzata, ma non è stato così nella realtà, secondo l’autore americano, che nelle sue pagine si è impegnato a raccontare un’altra realtà, drammatica, “talvolta incredibile, spesso triste” e comunque poco nota. Quella della Chiesa nei riguardi degli ebrei dei tempi moderni.
È convinto che non resista a un dettagliato esame storico la distinzione tra l’antigiudaismo di cui alcuni cristiani male informati si sono resi colpevoli in passato e l’antisemitismo che ha causato gli orrori dello sterminio.
Quando presero forma i movimenti antisemiti moderni, alla fine del XIX secolo, la Chiesa ebbe un ruolo di primo piano, mettendo costantemente in guardia la gente contro il crescente pericolo ebraico a danno dei centri vitali di Austria, Germania, Francia, Ungheria, Polonia e Italia. Tutti Paesi cristianissimi.
Il giudizio storico di David I. Kertzer è pesante. È vero, la Chiesa cattolica romana non ha mai richiesto né approvato lo sterminio di massa degli ebrei. Infatti vi si oppose (anche se in toni non troppo accesi). Ha consentito però che potessero venire privati dei loro diritti di cittadini uguali, esclusi dal resto della società. E la dottrina e le azioni della Chiesa, incluse quelle degli stessi pontefici, non hanno ostacolato la deportazione e la morte disumana nei lager.
Questa è la triste ma cruciale verità, che il rapporto della Commissione vaticana non ammette.
Questo secondo l’opinione articolata nel saggio.
Certo, non tutto l’antisemitismo europeo può essere attribuito direttamente al Cristianesimo, ammette Kertzer.
Il suo impegno di studio non punta perciò a cercare a tutti i costi i motivi per condannare, ma cerca di comprendere meglio il passato.
Grazie agli archivi vaticani, divenuti accessibili, ora si può finalmente esaminarlo alla luce del sole.
David I. Kertzer, newyorchese, nato nel 1948, è un accademico specializzato nella storia politica italiana, demografica e religiosa dell’Italia.
È stato docente universitario di scienze sociali, di antropologia e di studi italiani nella Brown University. Nel 2010 ha pubblicato per Rizzoli La sfida di Amalia. Tra i numerosi libri editi da Garzanti, ricordiamo anche Il papa che voleva essere re, nel 2019 e Un papa in guerra. La storia segreta di Mussolini, Hitler e Pio XII, nel 2022.
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