La porta aperta
- Autore: Mario Pacifici
- Genere: Libri per bambini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Gallucci
- Anno di pubblicazione: 2025
Il libro per bambini La porta aperta (Gallucci, 2025, illustrazioni di Lorenzo Terranera) di Mario Pacifici racconta ai piccoli lettori la vera storia di Ferdinando Natoni (Roma, 10 luglio 1902 – 14 febbraio 2000), militare italiano appartenente alla milizia fascista il quale, durante il rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943, riuscì a salvare due ragazze ebree dichiarando che erano figlie sue. Per il suo gesto nel 1994 fu insignito del riconoscimento di Giusto tra le Nazioni. Quest’opera è stata pubblicata con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah.
Quel giorno nonna Mirella aveva fatto i biscotti. Quelli a forma di uccellini con gli occhietti di cioccolata.
I biscotti erano un pretesto per narrare ai nipotini Asher, Ghila e Dan una storia avvenuta tanti anni prima, nel Ghetto di Roma. Qui gli ebrei vivono da più di duemila anni e sono sempre stati una comunità ricca di storia e tradizioni; vivevano accanto e insieme agli altri romani in pace e serenità, finché nel 1938 non arrivarono le leggi razziali. Quelle leggi dicevano che gli ebrei non erano più come gli altri. I bambini, per esempio, non potevano più andare a scuola, come accadde a Mirella, alla sua gemella Marina e alla loro sorella Giuliana. Le aveva volute Benito Mussolini, duce e capo dei fascisti e “in Italia comandava solo lui”. Fu Mussolini a decidere che l’Italia doveva entrare in guerra, ma la guerra fu persa e a Roma arrivarono i tedeschi, che odiavano gli ebrei più dei fascisti.
Durante l’occupazione tedesca di Roma, sabato 16 ottobre 1943 le SS effettuarono il rastrellamento del Ghetto a seguito del quale furono deportate nei campi di sterminio 1023 persone appartenenti alla comunità ebraica romana, di cui sopravvissero solo sedici.
Ferdinando Natoni rivestiva la carica di capofabbricato di uno stabile sito tra via Arenula e via Sant’Elena, nel quale risiedeva anche la famiglia ebrea Limentani. Le truppe tedesche, provviste di un elenco di ebrei con i relativi indirizzi, giunsero nei pressi dell’abitazione intorno alle sei del mattino. A causa di una recente modifica apportata dall’amministrazione comunale all’indirizzo di residenza dei Limentani e del conseguente spostamento del numero civico, i tedeschi impiegarono alcuni minuti per individuare la dimora della famiglia.
Mentre i militari intimavano minacciosamente all’anziano portiere, che non capiva il tedesco, di rivelare loro dove fossero i Limentani, questi ultimi ne approfittarono per organizzarsi. Indossati gli abiti migliori in modo da simulare un’uscita per una passeggiata, i genitori avrebbero provato a uscire, mentre le tre figlie, le gemelle diciottenni Mirella e Marina e la più giovane Giuliana, avrebbero cercato riparo presso l’abitazione di un condomino di qualche piano sottostante, che si era già offerto di accoglierle in caso di pericolo.
Essendosi assiepata innanzi alla porta dell’uomo, noto per la sua disponibilità a proteggere gli ebrei, una piccola folla di correligionari in cerca di un rifugio, solo Giuliana riuscì a mettersi in salvo entrando nell’abitazione. Terrorizzate, Mirella e Marina rimasero sul pianerottolo mentre le SS salivano rapidamente le scale.
A quel punto Natoni, il quale non era in buoni rapporti con la famiglia Limentani a causa della sua appartenenza politica e anche di alcune dispute condominiali, aprì la porta del proprio appartamento posto sullo stesso piano, afferrò le due gemelle e le trascinò all’interno, dov’erano sua moglie e i cinque figli. Quando le SS fecero irruzione nell’abitazione, Natoni cercò di negare loro l’ingresso, affinché non disturbassero i suoi figli e, quando i militari entrarono, sostenne che anche le sorelle Limentani erano sue figlie. Tuttavia, i tedeschi furono insospettiti dal fatto che, diversamente dai componenti della famiglia Natoni, le due ragazze non indossavano il pigiama. Inoltre, il quarantunenne Natoni appariva troppo giovane per essere padre di due diciottenni. Natoni provò inutilmente a convincere le SS mostrando loro la sua uniforme della milizia, bandiere fasciste, fotografie di Hitler e la tessera del partito fascista, ma non esibì il certificato con i nomi di tutti i componenti della famiglia che i militari gli chiedevano con insistenza, cosicché fu arrestato e portato via tra le grida disperate dei familiari, a cui si unirono anche le Limentani.
Fu solo l’appartenenza alla milizia fascista a permettere a Natoni di scagionarsi dall’accusa di aver protetto due ebree. Natoni venne rilasciato la sera, mentre i coniugi Limentani, scampati alla retata, riuscirono a prelevare e a mettere in salvo le figlie. Nel cuore di Roma una storia di coraggio e umanità.
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