I Tiger delle Waffen SS in azione di Wilhelm Fey

Wilhelm “Will” Fey, artigliere in una divisione Panzerjaeger all’inizio del secondo conflitto mondiale, decorato e promosso standartenjunker per meriti di guerra, fino a comandare un carro armato. È a sua cura che dopo il conflitto vennero raccolti i ricordi dei commilitoni proposti in un volume, I Tiger delle Waffen SS in azione. Dai diari di guerra dei carristi delle Waffen-SS Ernst Streng e Heinz Trautmann. Russia 1943/1944-Normandia 1944-Germania 1945, edito in estate da Italia Storica, marchio editoriale dell’omonima Associazione culturale genovese (giugno 2024, collana Contemporanea, 302 pagine).
Indubbiamente una rarità, che riprende Panzer im brennpunkt der front (carri armati al centro del fronte), titolo del saggio storico-tecnico-narrativo apparso in Germania nel 1960, con le testimonianze del giovane equipaggio di un Panzer VI Tigre, nella seconda guerra. Lo ha scoperto e riedito Andrea Lombardi, nella sua ricerca certosina di volumi introvabili di storiografia militare europea. Allo stesso 1960 risale la prima edizione italiana, nella versione dal tedesco della scrittrice russa naturalizzata italiana Daria Olsufieff Borghese (1909-1963).
La traduzione è rivista sempre da Lombardi, studioso appassionato di storia bellica e della guerra 1939-45. Ha curato la riedizione, riveduta e ampliata con decine di fotografie d’epoca, mappe e cartine in una sezione su carta di pregio, in coda al libro. È preceduta da un’appendice con le testimonianze inedite di combattenti, in particolare il resoconto del graduato Rudolf Wuster (12 carri nemici distrutti) sugli ultimi giorni di guerra nell’aprile 1945, tra le foreste brandeburghesi a sud-est di Berlino. A seguire: la storia schematica dell’8a Compagnia del Panzerregiment 2 della Divisione SS Das Reich, nell’attività operativa dal 1942 al 1944 (250 carri e semoventi russi colpiti) e quella di un altro reparto, l’Abteilung 102/502, compreso l’organigramma 1942-45. A chiudere, una scheda dell’asso Paul Egger (313 carri all’attivo), ufficiale liberato della prigionia alleata nel novembre 1947.

Erano carristi con le rune sul bavero dell’uniforme, non però cinici assassini come le Schultzstaffel (le vere SS, gli angeli neri del partito hitleriano). Unità d’élite, reparti scelti, fanaticamente motivati a battersi su tutti i fronti per la Germania nazista, ma pur sempre dei militari: le Waffen SS (SS armate), le SS Combattenti (da non confondere neanche con la polizia politica o con i criminali Sonderkommando SS, a caccia di non ariani da sterminare nelle retrovie del fronte russo).
Tutti giovani volontari, in massima parte tra i 17 e i 20 anni d’età, forti della fiducia incondizionata nella loro arma: il carro armato Tiger, uno dei migliori in tutto il conflitto. Tank pesante (57 tonnellate), ben corazzato e armato con un eccellente cannone da 88mm, progettato in risposta ai micidiali carri medi russi T-34 (31 tonnellate), venne impiegato nei teatri di guerra europei dalla fine del 1942. Cinque uomini d’equipaggio (capocarro, pilota, cannoniere, servente, marconista), ragazzi legati fra di loro da un profondo cameratismo, dal senso del dovere, dall’amor di patria. “Ci viene assegnato il nostro Tiger” nel gennaio 1943. Ne sono fierissimi, lo considerano molto più che un mezzo di guerra meccanico. “Non è metallo inerte: vive”. Lo curano, lo “coccolano”, perché sanno quanto sarà essenziale nelle battaglie che li attendono. Dormono all’interno, ci mangiano dentro, lo prendono a calci quando il motore fa i capricci, ma non appena tutto va bene di nuovo lo accarezzano.

Siamo diventati una cosa sola, noi cinque uomini e il nostro Tiger.

Una nota della traduttrice anticipa la prima edizione italiana e anche questa; ne parla come di un racconto di guerra privo di pretese letteraria, pagine dei diari di soldati, ritoccate solo quando necessario per la sequenza cronologica degli avvenimenti. Una serie di istantanee: la guerra in primissima linea, giorno per giorno, minuto per minuto, che conduce in un dramma dal vivo e riesce a farlo meglio dei soliti libri di guerra, perché protagonista qui è principalmente, anzi esclusivamente, l’equipaggio di un carro armato, quindi il combattente, l’uomo.
Solo la vita quotidiana del soldato di fronte al nemico e alla morte. L’equipaggio di questo panzer combatte, “non polemizza, non sottilizza”, non si chiede chi abbia ragione o torto nella tempesta che scuote il mondo. È lo stesso tema sviluppato nell’introduzione dal generale Paul Hausser, condottiero storico delle Waffen SS. Quindici anni dopo la fine della guerra, riconosceva che non si potesse non giudicare negativamente il comando supremo, militare e politico, di allora. Ma la condotta politica e militare di un conflitto non è imputabile al soldato senza nome, al giovane combattente che doveva soltanto compiere il proprio dovere, nel nome delle vecchie virtù militari. Furono soprattutto i carri armati pesanti, i Tiger, l’arma più esposta nei punti nevralgici. I loro equipaggi hanno dato un esempio di adempimento del dovere e di spirito cameratesco.

Nella maggior parte dei casi si trattò di combattimenti per la più strenua delle difese, senza alcuna aspirazione alla gloria e al riconoscimento

Gli attacchi fulminei dei panzer contro Charkov nel 1943, a Belgorod; lo sganciamento dalla sacca di Cherkassy; gli scontri della grande ritirata nell’inverno 1944-1945.
Si vivono insieme a loro le condizioni di incredibile disagio nel fronteggiare la massiccia offensiva degli Alleati sbarcati in Normandia. Li si ritrova nel 1945, a compiere puntate coraggiose per aprire un varco alla 9a Armata attraverso le masse russe, tra l’Oder e l’Elba. Atto finale nella zona dei drammatici scontri della disfatta conclusiva intorno a Berlino.