I cieli della sera di Michele Prisco

Con “I cieli della sera” (1970, Premio Napoli) Michele Prisco ha affrontato un tema di estrema complessità: quello della violenza nei rapporti umani e del faticoso tentativo di vincerla e stigmatizzarla.

La vicenda è ambientata in un isolato casolare della campagna vesuviana, in quella “provincia addormentata” che ha costituito la scenografia di gran parte della produzione dell’autore napoletano. Questa casa posta al limitare di una pineta, permeata dal silenzio e dai dolci ricordi dell’infanzia, custodisce tuttavia un terribile segreto, che il giovane Davide intende finalmente dipanare, dopo molti anni trascorsi lontano dalla sua terra natale. Ad attenderlo trova Giustina, la sorella maggiore, splendida ed enigmatica figura di donna che ha annullato se stessa e i propri sogni per assurgere al ruolo di custode della casa e del dolore che questa conserva.

Tutto il romanzo vive così della contrapposizione tra questi due personaggi:

• Davide è colui che cerca di dare un senso alla violenza che ha sconvolto la sua famiglia e che ritorna a casa proprio per affrontare razionalmente quel male che negli anni ha cercato invano di sfuggire e dimenticare;
• Giustina, invece, è la rappresentazione della fedeltà assoluta, incarna in pieno quell’ancestrale senso dell’onore che non vuole dare una rappresentazione razionale di ciò che accaduto, e che trova nella dimenticanza coatta lo strumento dell’accettazione.

E’ proprio attraverso il confronto tra i due fratelli, nello scambio di parole prima evitato e poi cercato, e, infine, nelle reciproche confessioni, che il lettore viene a conoscere la verità, la tragedia immane che si nasconde tra quelle quattro mura apparentemente placide. La scoperta si trasforma così in un’analisi profonda dei meandri più oscuri della psiche umana, governata spesso da forze irrazionali, pronte a prendere il sopravvento per guidare le azioni umane in un turbine di gesti violenti ed apparentemente insensati. La scoperta, che ha tutto il sapore di una rivelazione, si compie nelle ultime pagine del libro, e segna anche il definitivo ed incolmabile distacco tra i due protagonisti.

A mio avviso è un’opera di difficile lettura, sia per i contenuti che per lo stile, a tratti ampolloso e ridondante, che potrebbe allontanare i lettori meno esigenti, attenti più all’intreccio che alla forma. Non si può tuttavia negare che si tratti di un romanzo originale e in qualche modo coraggioso, di difficile collocazione, caratteristicamente indecifrabile.