I costruttori delle piramidi. Un’indagine sugli operai del faraone
- Autore: A. Rosalie David
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Tebe, Menfi e per un breve periodo Tell el Amarna: tre capitali dell’antico Egitto millenario, con le loro ingenti zone sepolcrali, una delle quali, nella grande oasi di Faiyum, a sud ovest del Cairo, è stata capitale della XII dinastia (1991-1786 a. C.). In quel territorio, i re di allora stabilirono di fare edificare le loro ultime dimore. Questo portò alla creazione di un agglomerato urbano, Kahun, che gli egittologi hanno investigato a fondo dalla fine del 1800. Una di loro, la britannica Ann Rosalie David, ha fatto tesoro degli studi sui materiali rinvenuti e ha pubblicato nel 1997 un libro che si legge come la storia di una complessa avventura e che oggi si può apprezzare nell’edizione italiana 2019 di Editoriale Jouvence: I costruttori delle piramidi. Un’indagine sugli operai del faraone (247 pagine).
L’attenzione al personale addetto alla “fabbrica delle piramidi” getta luce sulle condizioni di vita e di lavoro di un’intera comunità antica. Resa fertile dalla presenza di sorgenti e da un canale che dal Nilo convoglia le acque nel lago dell’oasi, oggi Birket el Qarun, l’area offriva la possibilità di cacciare e pescare. Sovrani e cortigiani e vi vollero anche essere seppelliti, al margine del deserto, per continuare a godere di questi svaghi per l’eternità. La decisione attrasse in zona un’attività senza precedenti, un gran numero di operai e manovali addetti alla costruzione delle piramidi, decoratori, artigiani, oltre a funzionari e sovrintendenti che dirigevano i lavori. In un secondo tempo sorsero templi per celebrare il culto funebre del re sepolto e quindi convennero sacerdoti e altro personale. Attorno a questo nucleo si raccolsero giuristi, medici, scribi, commercianti e tutti gli altri elementi di una società fiorente.
Verso la fine del 1800, l’egittologo sir William Flinders Petrie fece una prima significativa scoperta a Faiyum, con lo scavo di parecchi siti alle estremità meridionale e settentrionale della grande diga all’imbocco dell’oasi. A nord la piramide di Illahun (o Lahun), fatta costruire da Sesostri II, con attorno il cimitero cominciato durante la XII dinastia e saccheggiato prima che le tombe fossero riusate fra la XXI e la XXVI. A sud, una città di epoca più tarda (XVIII dinastia), conosciuta come Gurob o Medinet Gurob.
Gran parte della nostra conoscenza dell’antico Egitto deriva dalle tombe e dai templi, dalle scene dipinte sulle pareti e dai manufatti sepolti nelle tombe. Si tratta di costruzioni in pietra, che si voleva durassero per l’eternità e che risultano ben conservati. Le città o i siti d’insediamento, invece, edificati con mattoni di fango e per lo più interessati da livelli successivi di occupazione, si sono deteriorate e non hanno ricevuto la stessa attenzione rivolta ai monumenti funerari e religiosi. Restano tuttavia di capitale importanza, perché offrono un quadro più completo della vita in Egitto.
La scomparsa delle città di mattoni crudi, sparite sotto il fango alluvionale delle inondazioni o demolite perché i mattoni venivano usati come fertilizzanti dagli abitanti locali successivi, non ha consentito una precisa valutazione del numero e dell’estensione delle vere città nell’antico Egitto. Sebbene il numero, l’importanza e l’ampiezza dei siti d’insediamento siano perciò in discussione, ricorsero due tipi principali di sviluppo urbano, secondo l’egittologa di Cardiff, docente a Manchester. Il primo consisteva in una crescita naturale, il secondo ha visto invece una crescita pianificata: città fondate per ragioni precise e in aree particolari, abitate fino alla conclusione del progetto e poi abbandonate.
Benché Petrie dichiarasse di aver trovato vicino a Giza tracce delle baracche in cui era alloggiata la manodopera, non è stato ancora scoperto un agglomerato operaio dell’Antico Regno. È Kahun l’esempio più remoto di centro appositamente costruito per gli operai reali e sono state dissotterrate altre due città simili: Deir el Medina a Tebe e il sito presso Tell el Amarna, la capitale fondata dal faraone eretico Akhenaton, alla fine della XVIII dinastia.
Oltre alle fonti letterarie e ai papiri, gli oggetti di uso quotidiano scoperti a Kahun consentirono di studiare molti aspetti della vita d’ogni giorno in una comunità del Medio Regno. A differenza di tante suppellettili tombali, si trattava di manufatti d’uso quotidiano. Ad esempio, l’utensile impiegato per produrre il fuoco non era noto agli archeologi prima che Petrie scoprisse un certo numero di bacchette a Kahun. Molti dei reperti sono quindi particolarmente significativi, perché hanno permesso di comprendere come funzionasse una città egiziana circa quattromila anni fa, di individuare le tecnologie dell’epoca e anche una presenza, forse quantitativamente significativa, di residenti stranieri nella città.
Oltre ai nativi, la manodopera poteva comprendere elementi originari di paesi diversi (palestinesi, siriaci, forse anche cretesi). I prodotti trovati a Kahun rivelano senza dubbio una varietà di fonti, benché non si debba dimenticare che almeno alcuni di questi articoli potevano pervenire nella zona tramite il commercio.
Ann Rosalie David (1946), egittologa e professoressa emerita dell’Università di Manchester, è stata direttrice del progetto di ricerca sulle mummie egizie. Numerose le sue opere tradotte in italiano.
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