I diari di Andy Warhol di Pat Hackett

Dal 1976 la segretaria e assistente di Warhol, Pat Hackett, ogni mattina riceve una telefonata di Andy che racconta tutto quello che ha fatto il giorno prima. I diari sono stati pubblicati nel 1989.

I Diari di Andy Warhol racchiudono un elenco di una vita straordinaria, ma anche meschina. Warhol non crede a niente, solo al gossip e alle spese che fa quotidianamente. Lui scrive quanti dollari spendeva per gli spostamenti in taxi, la spesa di una caramella, non offriva niente a nessuno. Un adorabile mostro. Conosceva tutto il mondo newyorkese, i vizi delle star. Scrive:

"Alle 11 Catherine ed io siamo andati a intervistare Michael Jackson da Regine. È molto alto adesso ma ha una voce da soprano. La situazione era tutta strana perché in realtà Catherine ed io non sapevamo niente di Michael Jackson, e lui non sapeva niente di me – credeva che fossi un poeta o qualcosa di simile. Così faceva domande che non farebbe nessuno che mi conosce – se sono sposato, se ho dei figli, se mia madre è ancora viva…".

La sua amica è Bianca Jagger, le loro telefonate sono totalmente fuori da ogni contesto di "normalità", a giornate pigrissime si alternano sere allo Studio 54, dove combinano di tutto. Warhol aveva amanti occasionali, non conosceva amori duraturi, la sua omosessualità è più un vessillo di diversità che accompagnava la sua fama, ma in realtà a suo dire:

"Deve essere interessante avere un sesso diverso, ma credo che possa essere eccitante anche tenersi quello che si ha"

"Il sesso è più eccitante sullo schermo e tra le pagine che tra le lenzuola"

"L’amore e il sesso stanno bene insieme, e va anche bene il sesso senza amore, e l’amore senza il sesso. Sono l’amore e il sesso individuali che non vanno bene."

Warhol, che con la pop art ha avviato un business, era ricchissimo, ma non spendeva niente, gli unici soldi che spendeva erano per i taxi, non faceva beneficenza; nella Factory, con il passare dell’età, andava sempre meno.
Anche i medicinali erano razionati: Warhol aveva paura di morire, perché conosceva tossici, dipendenti dalla cocaina e dall’alcool.
L’artista prendeva ogni tanto qualche sonnifero e basta, altro che sex drugs and rock and roll.
Questi diari si bevono come acqua e leggerli fa capire un periodo speciale di New York City.