I diritti reali e la proprietà temporanea di Maria Giovanna Bloise

Ci fu un tempo nel quale la proprietà era concepita come l’espressione massima della libertà dell’uomo e del mezzo di realizzazione individuale della sfera individuale. Un tempo in cui prevaleva il valore ideologico della proprietà privata. Attualmente, la proprietà si muove e si mantiene su di un piano strettamente economico. Forse, anche noi, oggi, ci troviamo in un passaggio simile nel quale ridiscutere i grandi temi di fondo della nostra civiltà,tra i quali la proprietà privata, diventa di primaria importanza: come fu essenziale in quel guado millenario segnato dal primo illuminismo e dal Codice di Napoleone.

Il saggio I diritti reali e la proprietà temporanea, scritto da Maria Giovanna Bloise, un’autrice calabrese, ha un contenuto abbastanza tecnico, ma nei primi capitoli pone l’accento sulla concezione di proprietà negli anni dell’Illuminismo francese. Questo per sottolineare che tutti i diritti, anche quelli più inflessibili, come il diritto di proprietà, hanno una radice profonda da ricercarsi nel valore ideologico degli stessi, nel riconoscimento e nella realizzazione della sfera individuale.

Il diritto non è una scienza immateriale o tanto meno priva di corrispondenza con i dati dell’esperienza sensibile. Al di là di qualsiasi legittimazione, i diritti possono "farsi diritto" partendo dall’immensa cultura dell’amore, la quale abbraccia e richiama i principi di dignità ed eguaglianza di ogni singolo membro della collettività. Collettività che non può in alcun modo essere intesa come entità collettiva (che non tiene conto del singolo e che su di lui s’impone), ma come intervento sui problemi sociali ed umani tenendo conto della connessione tra la sfera personale e quella collettiva.