I greci e gli altri. Convivenza e integrazione
- Autore: Cinzia Bearzot
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
Per introdurre la recensione de I greci e gli altri. Convivenza e integrazione di Cinzia Bearzot (Salerno, 2012), voglio prima fare un rapido excursus sul contenuto, per sommi capi, perché non è possibile iniziare a parlare di questo saggio senza dare spazio ad alcune questioni raccontate, per specificità e particolarità rispetto a quanto siamo abituati a conoscere e ad aspettarci dalle pagine di storia.
I greci gli altri: l’ideale di grecità e i barbari
L’ideale di grecità rappresentava per i greci la caratteristica che li rendeva diversi dal resto del mondo, da coloro che erano i barbari, gli stranieri e che venivano visti come pericolosi per uno stile di vita e una cultura che andavano protetti a ogni costo. È quello stesso modello Greco noto per essere democratico, accentratore di arti e conoscenze, vincitore di battaglie sulla carte impossibili; spesso si dimentica di aggiungere una postilla importante: le società erano per lo più chiuse.
Chi non era considerato greco era diverso e pericoloso e andava quindi allontanato, espulso dalla società in nome della protezione della cultura greca, della comunanza di sangue.
Vi erano comunità più aperte e popoli più chiusi — manco a dirlo siamo di nuovo davanti alla celebre contrapposizione delle due poleis per eccellenza: Atene e Sparta —, ma tutti erano accomunati dal sentirsi appartenenti a una cultura di base.
I rischi di essere un barbaro
Ne I greci e gli altri. Convivenza e integrazione si raccontano i rapporti difficili nelle varie poleis tra chi era essenzialmente greco, nato quindi in quella terra (spesso nella stessa città), e chi veniva da fuori per lavoro, per necessità o per rifugio. Chiunque entrava o usciva, o si doveva intrattenere in una data città, doveva sottostare a rigidi "protocolli di convivenza" per avere una minima probabilità di sicurezza, politica ma anche personale.
Gli stranieri non erano ben visti e nel saggio lo si nota bene quando vengono elencati i rischi che queste persone correvano: dal semplice essere "ignorati", all’essere espulsi periodicamente, al doversi porre sotto la protezione di un cittadino che ne "garantisse i buoni ideali e ragioni della permanenza". Perché essere stranieri a Sparta significava poter essere cacciati ogni giorno, a Tebe essere condannati senza alcuna motivazione più specifica se non "essere non Greci" e nella democratica Atene essere stranieri per un primo momento significava anche essere invisibili.
Convivenza e integrazione
Una seconda parte del libro si sofferma anche sui tentativi di coinvolgere gli stranieri (e non solo!) nella struttura della città. Perché la società greca antica è ricca di contraddizioni e paradossi, dove chi si presenta oggi come più aperto su certi aspetti spesso nasconde la propria differenziazione classista in altri dettagli.
Non solo stranieri, perché spesso anche le donne ricoprivano posizioni decentralizzate in poleis come Atene, dove paradossalmente acquisivano più diritti e libertà man mano che diventano grandi, oppure seguivano la stessa rigida educazione e considerazione degli uomini, come a Sparta; i figli di schiavi, gli schiavi, chi non rispettava le regole di una educazione complessa e rigida erano venduti, comprati, allontanati e in alcuni casi espulsi.
Cittadini illustri della storia greca come Lisandro (celebre nome delle imprese spartane quando il nemico persiano era alle porte), noti e anche osannati in principio per le loro qualità in fatto di leadership, di ambizioni, finiscono per essere visti con sospetto.
I greci e gli altri. Convivenza e integrazione: la mia opinione
Il saggio di Cinzia Bearzot ripercorre le diverse realtà politico-sociali (dalle poleis agli stati federali) per raccontare la divisione sociale, l’educazione, le contraddizioni e le diverse aspirazioni dei loro abitanti. Ci sono tanti tratti qui narrati che spesso passano in sordina perché quelle città, quelle organizzazioni politiche, hanno svolto un ruolo importante, di primo piano, nelle guerre che li hanno segnati. C’è la volontà di portare in primo piano il carattere centrale del sentimento di grecità, di appartenenza, nella conduzione di guerre che hanno rafforzato, in un primo tempo, queste città, ma che a lungo andare le hanno indebolite e rese man mano sempre più distanti e vulnerabili.
I capitoli brevi, i temi specifici introdotti e narrati con logica all’interno della struttura, la scelta anche delle realtà di cui parlare hanno reso la lettura interessante e in qualche modo distante dalla patina dorata in cui vengono avvolti questi modelli di vita in ambito storico.
I greci e gli altri. Convivenza e integrazione è consigliato come saggio anche per la tipologia di scrittura, che presenta sì termini specifici, ma integrati con spiegazioni e note che ne facilitano la comprensione anche a chi non ne ha particolare dimestichezza.
Attenzione però: la narrazione è disincantata! Nessuna poleis o stato federale è raccontato solo negli aspetti "buoni" che siamo abituati a conoscere dalle pagine di storia.
I greci e gli altri. Convivenza e integrazione
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Un libro perfetto per...
Agli amanti della cultura e della comunità greca antica che vogliono sapere anche quegli aspetti poco raccontati, o su cui si sorvola con troppa leggerezza per lasciare spazio alla narrazione delle guerre e delle grandi imprese.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I greci e gli altri. Convivenza e integrazione
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