I leoni di Sicilia
- Autore: Stefania Auci
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2019
I leoni di Sicilia (Casa Editrice Nord, 2019) di Stefania Auci rievoca “La saga dei Florio”, come recita il sottotitolo del romanzo, primo volume di una saga familiare dedicata al celebre clan siciliano, caso editoriale internazionale i cui diritti di traduzioni sono stati venduti in Francia, Germania, Olanda, Spagna e Stati Uniti.
“Cu nesci, arrinesci”. “Chi esce, riesce”. Prendendo ad esempio questo proverbio siciliano, esergo del primo capitolo del romanzo, nell’ultimo anno del Settecento, Paolo Florio, dimostrando di avere uno sguardo lungo, si trasferì da Bagnara Calabra a Palermo, primo scalino che avrebbe portato i Florio a diventare “I leoni di Sicilia”.
Bagnara Calabra, 16 ottobre 1799. L’ennesima scossa di terremoto, il cui sibilo era nato dal mare, trasformandosi in un rombo che lacerava il silenzio della notte, si era sentito anche a contrada Pietraliscia, dove in un’abitazione vivevano Paolo Florio, sua moglie Giuseppina, il loro figlio appena nato, Vincenzo, il fratello di Paolo, Ignazio Florio e la piccola nipote Vittoria, orfana di un altro fratello dei Florio, Francesco.
I membri della famiglia, fuggiti in strada, erano tutti salvi, ma la paura era stata tanta, troppa. Paolo, che possedeva insieme con il cognato Paolo Barbaro uno “schifazzo”, indispensabile per commerciare via mare e una “putia”, un negozio di spezie a Palermo, aveva deciso di trasferirsi in città, lì dove c’era una grande comunità di bagnaroti.
Palermo era una piazza vivace, ricca e piena di opportunità soprattutto dopo l’arrivo dei Borbone, Ferdinando IV di Napoli e Maria Carolina d’Asburgo, scappati da Napoli in seguito alla rivoluzione. Nel 1799 i giacobini del Regno di Napoli si erano ribellati alla monarchia borbonica istituendo la Repubblica Napoletana I Borbone sarebbero tornati a Napoli nel 1802 facendo terminare l’esperienza della repubblica con una feroce repressione. In quell’autunno del 1799 Paolo Florio, intuendo i tempi nuovi, desiderava di meglio per sé e per la sua famiglia.
Voglio di più, Ignà. Questo paese non mi basta più. Questa vita non mi basta più. Voglio andare a Palermo.
Stabilirsi dunque a Palermo, allora uno dei maggiori porti del Mediterraneo, dove due anni prima Florio e Barbaro, avevano preso un magazzino, un piccolo “fondaco”, dove stivare le merci che acquistavano lungo la costa per rivenderle in Sicilia. Quel “fondaco” presto si era trasformato in un emporio ricco di cannella, pepe, cumino, anice, coriandolo, zafferano, sommacco, cassia, spezie utili non solo in cucina ma anche come farmaci, cosmetici. “Profumi e memorie di terre lontane che in pochi hanno visto”. Ignazio era rimasto affascinato da Palermo, da quelle case abbarbicate che cercavano di farsi spazio per trovare un po’ di vista sul mare, da quelle magnifiche chiese, Santa Maria di Piedigrotta e San Giorgio dei Genovesi. Su ogni cosa incombeva il monte Pellegrino, dietro il quale si notava una cintura di montagne coperte da boschi. Solo Giuseppina sentiva nostalgia per Bagnara, lo sguardo rivolto ostinatamente indietro, mentre cresceva il piccolo Vincenzo la sua “puddara”, la sua stella polare, da adulto imprenditore e politico, padre di Ignazio Senior, il futuro senatore del Regno d’Italia.
La discendenza, il futuro di Casa Florio sono assicurati.
Nata a Trapani, palermitana d’adozione, Stefania Auci, con notevole abilità e con una prosa scorrevole ricostruisce la vita di una famiglia di tradizione industriale, i Florio, di una città, Palermo e di un’epoca che si dipana dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia. I Florio, una famiglia che ha conquistato tutto e che per questo è diventata leggendaria, composta da persone “fuori dal comune che, nel bene e nel male, ha segnato un’epoca”, come scrive nelle pagine finali del bellissimo volume l’autrice stessa.
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Un pizzico di caparbietà, una manciata di tenacia, una spolverata di fortuna e tanta costanza… questi gli elementi che hanno caratterizzato la nascita della Casa Florio. Famiglia di umile origini, che abbandona letteralmente la propria terra, lasciandosi alle spalle: casa, ricordi, affetti e quel paesaggio mozzafiato delle coste calabresi. I Florio, dopo l’ennesimo terremoto (1799) si spostano semplicemente da Bagnara a Palermo. Questo trasferimento segna, in modo diverso, la vita di ciascun personaggio: Giuseppina, moglie di Paolo Florio, glielo rinfaccerà a vita e rimarrà aggrappata con le unghie e con i denti ad un passato che non tornerà più. Paolo dal canto suo vorrebbe una vita nuova, un futuro migliore per il figlio: Vincenzo, per gli affari, per sé stesso. Ignazio, fratello di Paolo, sembra esser un personaggio che vive nell’ombra, dietro l’ombra del fratello ma non è così, il suo savoir fair lo rende un uomo dolce, quella dolcezza che in casa Florio sembra mancare. Riescono a costruire, mattoncino dopo mattoncino, il loro futuro che è proprio quello della Casa Florio.
Molti sono gli elementi che ho apprezzato in questo romanzo “storico”.
Innanzitutto, l’averlo suddiviso in “ERE” ad esempio: l’era del CORTICE, l’era del PIZZO, l’era della SETA …ad ogni era le vicende storiche si intrecciano sempre più con la realtà dei Florio, con il loro commercio, con le loro innovazioni.
Ho apprezzato i vari proverbi siciliani, anch’essi non scelti a caso.
E dulcis in fundo, ho apprezzato le descrizioni “itineranti” di una Palermo dell’ottocento; tanto che da questo romanzo si possa estrapolare proprio un TOUR mirato nei luoghi che hanno segnato la storia dei Florio: si parla di via dei Materassai, della Palazzina Cinese, del quartiere della Kalsa o di Castello a mare; si parla persino di Marsala e Favignana.
Palermo però non è solo la location nella quale si svolgono i fatti. Palermo è molto di più. Palermo è quella gentil donna pronta ad accogliere, come una buona madre, tutti i figli provenienti dal mare; li avvolge, come in un tenero abbraccio, tra le sue viuzze dove odori più o meno gradevoli si prendono a cazzotti. Palermo che dà tanto ai Florio, ma come dice Stefania: “Palermo dà, Palermo toglie”. Palermo li ha accolti, ma non li ha mai accettati perché “stranieri”; la Palermo aristocratica li considera “putiàri” fino alla fine, nonostante la loro determinazione e la loro ricchezza; ma la Palermo delle rivoluzioni li protegge.
Anche le donne di Casa Florio, e non solo, colorano le pagine di questo romanzo.
Una Giuseppina col suo tarlo, il suo chiudo fisso sulla Calabria, madre affettuosa e attaccata morbosamente al figlio Vincenzo, la parola amore sembra esser inesistente nel suo rapporto col marito.
Una Giulia, nuora di Giuseppina, compagna di Vincenzo, che accetta l’impensabile per amore, vive con compostezza, nascondendo dentro di sé l’amarezza, il dolore, la “vergogna”: concubina prima moglie poi. Donna intraprendente per l’epoca, colta, mai invadente nelle faccende del marito, riesce a smussare i lati spigolosi di Vincenzo, non sempre dopotutto!
Dire che si tratti di un capolavoro è esser ripetitivi, forse lo hanno già detto in tanti, ma è la pura verità. Una pagina tira l’altra, ti senti come dentro in un vortice e non hai vi di scapo se non leggerlo tutto, fino alla fine.
romanzo bello, affascinante e impressionante, si fa ricordare. Consigliatissimo. Profonda l’analisi psicologica dei personaggi, ben strutturata e avvincente la trama . Un poco scialba la descrizione dei luoghi e dei personaggi , che invece avrebbe reso piu’ attraente il quadro complessivo, che comunque resta una plastica e suggestiva descrizione della Sicilia dell’epoca. Mi ha ricordato i Vicere’ di De Roberto. Lo stile non sempre impeccabile, forse poco fluido e troppo criptico. resta comunque un bellissimo romanzo
“Laddove non arrivava la conoscenza, sono arrivate la fantasia e l’immaginazione funzionale.” Questa, nelle parole dell’autrice Stefania Auci, la struttura de “I leoni di Sicilia”, senza dubbio il best seller della stagione in Italia: non c’è vero lettore che non lo annoveri nella sua biblioteca, non c’è gruppo di lettura che ne ignori l’esistenza. E stavolta, malgrado la mia naturale avversione per i romanzi troppo pubblicizzati e “strombazzati”, devo ammettere che la sua fama è assolutamente meritata: questo romanzo storico, basato su fatti assolutamente reali ma con una buona dose di immaginazione, cattura il lettore senza possibilità di appello. Lo fa non solo con il fascino della saga dei Florio, intrecciandola alla realtà economica e storica della Sicilia dell’Ottocento, ma anche e soprattutto con due grandi storie d’amore e di dedizione, due grandi figure di donna profondamente diverse, ma, in fondo, affini nella forza dei propri sentimenti: in un caso trattenuti dal dovere, nell’altro testardi, sfrontati e capaci di qualsiasi cosa pur di affermare se stessi.
Sono Calabresi, i Florio: Paolo, sua moglie Giuseppina che lo ha sposato per dovere e gli ha dato un figlio, Vincenzo, e il cognato Ignazio. Vivono a Bagnara, in una modesta abitazione che, una brutta notte, viene sconquassata dal terremoto. E’ questo a dare a Paolo la spinta definitiva e a fargli decidere di abbandonare quell’assenza di prospettive per trasferirsi a Palermo. Giuseppina non vorrebbe partire, ma è costretta a sottostare al marito lasciandosi alle spalle l’amata Mattia, la cognata allontanata a causa di un litigio fra Paolo e il marito di lei. A Palermo i Florio iniziano a commerciare in spezie e aprono un’aromateria, ma grande è la diffidenza dei locali: sono “stranieri”, vengono da lavori umili, non sono borghesi e non hanno sangue blu. I Florio reagiscono con dignitosa rabbia, impegnandosi al massimo nel lavoro per conquistare, ancora più dei soldi, quella considerazione che non hanno. Paolo muore presto, di malattia, e questo sembrerebbe lasciare spazio al sentimento, fortissimo e mai rivelato, nato da tempo fra Ignazio e Giuseppina: ma il senso del dovere di lei impedisce ogni sviluppo, a esclusione dell’episodio di una notte.
Ben diversa è l’indole di Giulia, che, diversi anni dopo, viene sedotta da Vincenzo che ha l’unica intenzione di farne la sua mantenuta, poiché cerca una sposa più giovane e nobile. Ma Giulia, andando contro tutto e tutti, non mollerà la presa, e riuscirà a far sì che Vincenzo non riesca più a fare a meno di lei, che capisca che solo la sua vicinanza potrà dargli la forza per combattere…
Intrecciate alle vicende familiari ci sono quelle politiche, le rivolte contro i Borbone che sconquassano la Sicilia ma non portano i benefici sperati, l’annessione al Regno d’Italia che crea non poche avversioni e perplessità, e ci sono i maneggi dei Florio, che sanno barcamenarsi mettendo sempre gli affari al primo posto, coltivando amicizie e simpatie nel momento giusto senza realmente parteggiare per nessuno. Opportunisti? Forse, ma anche gente dalle grandi ambizioni.
Precisione storica unita a semplicità, stile scorrevole ma mai banale, ottima analisi dei personaggi e dei loro sentimenti: tutto questo ne fa un romanzo davvero memorabile, che merita pienamente il successo ottenuto. Una lettura sicuramente da consigliare, se non fosse perfino banale dirlo.
Quando a fine Giugno ho scorto questo romanzo in libreria, sono subito stata attratta dal titolo perchè una vaga immagine si era fatta strada nella mia mente. Poi ho letto "Florio " e la mia esclamazione è stata : finalmente!!!. Dopo la visita allo stabilimento di Favignana, dopo aver potuto toccare la devozione dei favignanesi verso questa famiglia di formidabili imprenditori , speravo che qualche amante delle saghe familiari si prendesse l’ onere e l’onore di narrare questa bellissima storia con la stessa passione con cui ,sapientemente , la guida della tonnara mi aveva rapita per farmi fare un tuffo nella storia, la storia di una Sicilia in fervore, di un’ epoca di scoperte e cambiamenti importantissimi, la storia fatta di gente che dal nulla ha costruito un impero. Quasi commossa, l’ho acquistato senza indugio e mi sono fatta rapire ancora una volta. Bello! Molto bello. Una saga familiare in piena regola, un romanzo che snocciola le vite dei Florio attraverso eventi storici puntualmente ricostruiti, che sa creare l’ atmosfera che ti porta dritto nel cuore della narrazione, ti prende e ti conduce all’ epilogo con un bel carico di emozioni. Unica pecca? Mi sarebbe piaciuto che la narrazione arrivasse fino agli inizi del ’ 900. Mi farebbe molto.piacere se davvero si pensasse di realizzare una serie televisiva. Compliementi sig.ra Auci. Ottimo lavoro! Grazie per l’ impegno e il lavoro svolto. Buon proseguimento.
Non potevo non leggere “I Leoni di Sicilia” di Stefania Auci dietro le insistenze di un mio amico che me lo consigliava con entusiasmo. Io non lo avevo preso in considerazione perché alla mia età ho smesso di leggere storie romanzesche pur se con riferimenti storici, preferendo saggi che mi stimolano sul piano intellettualistico piuttosto che su quello emotivo.
Mi sono immersa nelle sue 430 pagine senza fatica, l’ho letto in un paio di giorni riproponendomi di non lasciarmi tentare dalla voglia di interromperne la lettura quando mi sarei sentita delusa per non trovare tra le sue pagine quello che mi aspettavo ci fosse.
I capitoli sono introdotti da schede storiche che hanno lo scopo di sorreggere il racconto con riferimenti che possono giustificare realisticamente quanto i protagonisti vivono.
L’autrice ha avuto l’intuizione di imbastire sulla storia dei fratelli Florio di origine calabrese che partendo da origini umili finiranno per diventare una delle famiglie più ricche della Palermo negli anni a cavallo tra il XIX e XX secolo, un romance.
La struttura della trama è semplice e facile alla lettura, i periodi sono brevi e le scene descrittive non risultano mai esageratamente ampollose e articolate. È un tipo di romanzo appartenente alla letteratura di consumo anche se quello della Auci aspira alla letteratura storica.
La narrazione è incentrata sulla famiglia Florio non escludendo i fatti storici che ruotano attorno ai protagonisti, anzi talvolta proprio le vicende storiche influenzano le vicende della narrazione e le vite dei personaggi.
Il frequente uso di espressioni in lingua vernacolare, forse più che certe descrizioni, fa risaltare i personaggi in tutta la loro umanità e ne rivela il carattere psicologico isolano.
L’autrice fa muovere sulla scena i componenti della famiglia Florio rispettandone la genealogia e disegnandoli idealisticamente come eroi che combattono in una società ancora feudale dove una nobiltà decaduta e fallita si oppone ostinatamente alla nascita di una borghesia commerciale.
Un amante di saghe familiari trova nei “Leoni di Sicilia” il libro ideale per soddisfare le sue curiosità, aiutato dall’impressione di leggere una storia vera.