I pranzi dell’Ambasciatore
- Autore: Paolo Foresti
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2019
Si dice che un racconto è come un viaggio, i ricordi, gli eventi, la memoria, un traguardo. Da intraprendere con piacere, nel rispetto della verità.
Ho appena finito di percorrere l’itinerario di un viaggio assai particolare e forse poco solito: è stato davvero un percorso - tra righe, pagine, capitoli - identico a quello vero, meno drammatico e faticoso, - ma ugualmente travolgente e indimenticabile - che mi ha trascinato negli anni, tra vicende terrificanti, incontri, visi e paesaggi e anche in qualche attimo di tregua e ripresa insieme - dagli impegni e sforzi - in quei momenti intorno ad una tavola, quella dell’Ambasciatore Paolo Foresti -insieme a pochi, tanti, - che proprio per questo, aveva il fascino del rilassamento e della distensione.
In questi giorni del mio viaggio nel tempo - un tempo che potrebbe sembrare a tanti, lontano anni luce, ma che in realtà ha l’età della terza generazione degli albanesi dell’esodio biblico degli anni ’90. Mi sono ritrovata in quei luoghi sperduti, in mezzo alle sofferenze sempre taciute: tra le montagne, in una chiesetta, in una scuola, ovunque mi ci ha guidata la bussola del libro, riportando indietro, -lungo il cammino- l’eco delle voci dei bambini, delle preghiere sussurrate degli anziani, quel lieve ed umile sorriso di tanta gente, segno di gratitudine.
Mentre camminavo attraverso i tortuosi sentieri de "I pranzi dell’Ambasciatore" ho sentito il peso grave del suo cammino, nel voler riprendere, ma questa volta attraverso un racconto "scripta manent", questo lungo viaggio della sua passione e professionalità, nel voler affrontare le sfide stesse e raggiungere traguardi al limite dell’impossibile. Oltre ogni competizione, salita nella carriera, missione diplomatica e tutto il resto. Il libro "I pranzi dell’Ambasciatore" è come una tavola particolare, -un po’ diversa dalle tavole "classiche" delle cene gala - parte di una routine nella vita e missione di un diplomatico. Essa invita tutti: tempi, eventi, personaggi presenti, ed assenti, protagonisti e semplici attori, in un richiamo particolare, le generazioni che non hanno vissuto i tempi dell’apocalisse albanese e che devono sapere. Per non dire un giorno, oggi stesso, anche presenti in questa tavola - grande, enorme - bandita tra le due sponde: "Noi non sappiamo, noi non c’eravamo". E di nuovo chiamo in causa le tavole bandite - modificandone la sontuosità di quelle tradizionali, diplomatiche - facendo affidamento al loro antico e saggio uso: asce, odi e rancori per lasciare, dialoghi per avviare, ma anche affetti, intese,amicizie, per ravvivare.
Io faccio parte di quei privilegiati che hanno lavorato a fianco dell’Ambasciatore Paolo Foresti in Albania, che hanno imparato molto dal suo esempio ed il suo operato e che gli saranno eternamente grati di aver fatto insieme un percorso straordinario, parte dell’itinerario della loro vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I pranzi dell’Ambasciatore
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Piccolo .. GRANDE Amico dei Shqipetari .. Fiero di aver conosciuto l’Ambasciatore dei Albanesi .. così dedicato a questo popolo martoriato nei secoli dei secoli .. Grazie per averci conosciuto .. GRAZIE per averci valorizzato ed aiutato migliaia e migliaia di Noi .. e uno dei loro siamo Noi , come Famiglia che Grazie a Voi Italiani Onesti siamo dove Stiamo Oggi contribuendo per l’Arte e Cultura nelle Marche dal 1992 ... sempre con quello sguardo azzurro e pieno di sorriso d’anima ... Grazie Mr. Paolo Foresti. ❤🇦🇱🇮🇹🇪🇺🦅🦅🦅
Cordialità fam . Joe Artid Fejzo
Ho terminato di leggere l’ultimo libro di Paolo Foresti, "I pranzi dell’ambasciatore". Pur nei limiti di ciò che poteva essere raccontato, traspare il significato di una vita dedita a fini superiori, ed utilizzando tutti i mezzi che, una lunghissima esperienza sul campo, permette di avere. Nulla è improvvisato, neppure i Suoi menù (anche se talvolta vorrebbe farcelo credere}, ed ogni elemento imprevisto sembra opera di una Provvidenza "obbligata" a non ignorare le opere di Paolo. Mi ha stretto il cuore una delle Sue ultime frasi del libro da cui, benché sottolineando la Sua propensione al "bicchiere mezzo pieno", velatamente traspare il dubbio che tutto sia stato vano. Desidero, nelle mie piccolissime possibilita, rassicurLo che la Sua amicizia nei miei confronti avrà sempre un m megafono. Con affetto in attesa di vederLa Firenze per la presentazione del libro.
Un bellissimo libro, Autentico e unico come solo la sue Eccellenza Ambasciatore Paolo Foresti sa essere. Una grande persona che sa essere amico di tutti, che ha saputo dare il suo contributo in un paese non facile. Una figura preziosa dalla quale ci si può semplicemente apprendere e apprezzarne le parole pronunciate. Il rappresentante italiano in terra straniera, con un grande compito quello di osservare e risolvere i conflitti nel paese delle aquile, compito arduo oserei dire ancora oggi, un paese che era appena uscito da un lungo regime comunista. Non c’è un albanese che non apprezza la bellissima persona che è la Sua Eccellenza e mi rendo conto personalmente della grande fortuna che ho nel averla conosciuto. Ad Maiora sempre caro Ambasciatore e un enorme GRAZIE per tutto quello che ancora fai per il mio paese.
Originale l’idea di descrivere un pezzetto di storia, quella che Paolo Foresti ha vissuto in prima persona, attraverso una successione di pasti. Pranzi (che in gergo diplomatico, e nel libro, sono di solito, ma non sempre, quelle che gli altri chiamano "cene"!) condivisi con politici, militari, artisti, giornalisti, e molte altre categorie di personaggi che un diplomatico di professione, attivo e attento, si procura di incontrare per espletare la propria funzione anche al di là del protocollo.
Protagonista è l’Albania, dove Foresti è stato ambasciatore in anni difficili, nel mezzo dell’ultimo decennio del secolo scorso. Ma filo conduttore del libro è l’Europa, quell’Europa da unificare che Foresti ha sempre sognato e per realizzare la quale ha sempre, tra alti e bassi, appassionatamente lavorato.
un bel libro che ci permette di capire meglio i sottili ingranaggi della diplomazia. l’autore condivide la sua esperienza con molta sincerità e intelligenza.
L’Albania odierna, che si batte di continuo in un duro scontro tra la vera libertà e democrazia e i residui del totalitarismo comunista, ha bisogno non solo di avere il libro sul tavolo di lavoro di ogni giorno:in queste poche settimane dalla sua pubblicazione in Italia, in italiano, molti albanesi, in parte ora cittadini europei, hanno evocato-con tanta stima e gratitudine-l’impegno, la professionalità, la lungimiranza e la consapevolezza dell’Ambasciatore Foresti nella sua missione-sfida in Albania: sostenere in tutti i campi dei processi democratici ed un passaggio -quanto meno doloroso- dall’isolamento marxista dal resto dell’Europa e del mondo, alla libertà e la democrazia, nonché di fare di questo paese -di antichissime radici di storia e cultura europee- parte vitale dell’Europa Unita. Oggi, a più di 25 anni dall’inizio della missione in Albania, Paolo Foresti e la sua cronaca di "I pranzi dell’Ambasciatore" sugli eventi albanesi, si ricorda, si rilegge per non poter ripersi più il dramma e la minaccia di una guerra civile, perché gli sforzi,gli impegni, i sacrifici degli albanesi, degli italiani, dell’Europa e tutta la Comunità Internazionale, non siano stati inutili e senza speranza di ripresa e cambiamento vero in Albania. Grazie, Ambasciatore, il Suo libro mi ha insegnato molte cose: fare di tutto per un popolo, al di la’ di ogni missione e dovere e finire per sentirsi parte dei sui cittadini, di anima e cuore, uno di essi. Dio La Benedica!
L’annuncio della pubblicazione dell’opera di un diplomatico a riposo non risveglia di solito immediato interesse presso un ex collega: si tratta troppo spesso di testi certamente dotti e approfonditi, ma non sempre suscettibili di attrarre un pubblico non specializzato. Con il libro “I Pranzi dell’Ambasciatore”, di Paolo Foresti, Ambasciatore d’Italia in Albania nel periodo decisivo per quel Paese (1993-1997), avviene l’inverso: il lettore in pectore si chiede di che si tratta, se l’Ambasciatore abbia deciso di trasformarsi in Cuoco, e la curiosità ha presto il sopravvento. E scopre che gli aspetti culinari e sociali - peraltro di significativa importanza in quella Carriera - sono ben meno rilevanti di quello che è in definitiva l’unico a contare: le vicende degli Uomini, le loro speranze, i loro timori, le loro illusioni, le manchevolezze di taluni (pudicamente tralasciate dell’Autore), il coraggio di molti, la crescita di tutti. E le delusioni nei confronti di molti attori. Ben conoscendo la storia della missione diplomatica di Foresti a Tirana, ho apprezzato il fatto che - nonostante egli sia stato considerato da molti all’epoca il Vice Re del Paese - egli mantenga nel suo libro l’attenzione ai contatti più semplici, ai dettagli elementari, ai rapporti con i singoli, agli aspetti umani della ricerca di soluzione agli infiniti problemi - piccoli e grandi, politici, religiosi, economici, commerciali, culturali, migratori e sociali - che l’Italia si è trovata suo malgrado a dover risolvere in prima persona. A risolvere in gran parte grazie alla fiducia trasmessa dall’Ambasciatore d’Italia agli albanesi. E quando Foresti si metteva ai fornelli, riusciva ad ulteriormente migliorare il successo che la sua caparbietà, la sua duttilità e la sua pazienza gli permettevano di ottenere portando gli albanesi verso soluzioni condivise nell’interesse del Paese. Del resto, il successo della missione di un Ambasciatore si valuta anche misurando l’apprezzamento che egli riscuote dopo trent’anni: ho raramente visto manifestazioni di affetto come quelle che circondano Paolo quando è con albanesi.
Stefano Benazzo, Ambasciatore d’Italia a r.