I pugnalatori di Palermo
- Autore: Pasquale Hamel
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
L’autore, Pasquale Hamel, è un appassionato studioso e cultore di Storia della Sicilia, a cui ha dedicato tra le tante opere, tutte di interesse, una Breve Storia della società siciliana edita da Sellerio, giunta alla quarta edizione. Ma Hamel si è occupato anche di Letteratura come nel suo ultimo volume su Camilleri: E la chiamavano Vigata edito da Spazio Cultura, 2024.
Quest’ultimo intrigante volume di Pasquale Hamel è adesso inserito nella collana di pubblicazioni diretta da Barbara Biscotti, docente universitario e storica del Diritto, responsabile degli allegati della RCS, in uscita con il Corriere della Sera e con la Gazzetta dello Sport. Il presente lavoro, nello spirito e intento della collana, si inserisce a pieno titolo in quei libri d’inchiesta alcuni con un approccio critico a temi già percorsi diretta a una maggiore e più approfondita conoscenza del fenomeno criminoso mafioso. Sono libri di “Storia” della Mafia e della criminalità organizzata, dove si parla invero di “cold case”, fatti “aperti” non conclusi in fase di indagine e di verità processuale.
In questo saggio che pare svilupparsi insieme come un romanzo in una narrazione da “mistery story”, si tratta di un evento che segnò la Sicilia post unitaria. L’autore fornisce al lettore in primis, un preciso quadro storico, politico e sociale di riferimento cercando le motivativi e le cause vere o presunte tali, di quella catena di omicidi a opera dei cosiddetti “Pugnalatori” che sconvolse Palermo.
Non mancano riferimenti a diversi autori, storici e saggisti (cfr. tra gli altri Carlo Pezzino con “La congiura dei pugnalatori” e Leonardo Sciascia con I Pugnalatori) che hanno già indagato su questo evento ma la chiave e lo stile di lettura di Hamel è sempre originale, fluente e accattivante.
L’autore poi estende la disamina degli eventi oltre lo specifico attuarsi dei fenomeni criminosi, ritenendole avvisaglie della successiva “rivolta del sette e mezzo” scoppiata a Palermo nel 1866 tra il 16 e il 22 settembre.
Pasquale Hamel, tratta di un episodio che è visto alle origini della fenomenologia mafiosa, una tipica “storia siciliana” ma per assurdo poco conosciuta dagli stessi siciliani. Si conoscono solamente degli stereotipi che divengono sapere consolidato ma che invero sono delle ricostruzioni false e apparenti senza alcun fondamento.
Sui cosiddetti “Pugnalatori” la storia di queste persone rimane poco conosciuta anche perché è una storia intrigata e complessa dove non pare manifestarsi una soluzione finale ultima e definitiva ai tanti interrogativi posti.
Le persone pugnalate furono tredici, giusto il primo di ottobre del 1862 e una di queste venne a morire. Vennero ferite con un coltello particolare chiamato “Scannabecchi” cioè “un coltello a molla di acuminatissima lama”, e tutto avvenne quasi in contemporanea e in uno spazio territoriale cittadino abbastanza ristretto che va dal Cassaro alla Chiesa di San Francesco.
L’autore con impegno ha rivisitato gli eventi, trovando testi e nuove fonti come pure nuovi stimoli per disegnare un quadro estremamente articolato quale è la realtà di questa particolare fase storica in una Palermo, subito dopo l’arrivo di Garibaldi dove vi è un profondo stato di confusione e di squilibrio sociale poco conosciuto ai più. Si ha una conoscenza relativa di quanto successo con un intreccio di eventi e con intrighi sotterranei e vicende per nulla note, paradossali e sconvolgenti al contempo. E’ una storia appassionante che non è solo Mafia ma è soprattutto Politica, presunti complotti e l’iniziare manifestarsi di una realtà, una “mafia” solo apparentemente in nuce ma invero già consolidata. La “Mafia”, infatti è bene precisare, come dice l’autore, non nasce con il Risorgimento e con l’Unità d’Italia, come asserito frettolosamente da molti studiosi sicilianisti, ma era ben presente prima. Vedi a questo proposito la relazione de Procuratore del Re, Pietro Ulloa che nel 1838 relaziona al sovrano sulla criminalità in Sicilia, tracciando un disegno ben preciso e circostanziato.
E non bisogna poi dimenticare come la realtà risorgimentale sia puntellata da fenomeni di criminalità, un intreccio tra Mafia e Potere con una commistione di uomini e interessi di varia natura.
Ma ritornando ai “Pugnalatori” ci si chiede chi realmente fossero ma non si riesce a dare una risposta netta e precisa restando una storia insoluta senza l’individuazione di specifici colpevoli. Si ricorda a proposito una pertinente espressione di Francesco Crispi che ben sintetizza il tutto allorché affermò:
“Penso che il mistero continuerà e giammai conosceremo le cose per come sono realmente avvenute”.
E questo perché la vicenda è talmente aperta a molteplici possibili interpretazioni da rendere difficile una univoca codificazione.
Uno stato di tensione ne conseguì che parve il manifestarsi di una vera e propria “strategia”, e la gente pretendeva delle risposte convincenti. Ma inaspettatamente alla fine, non si compresero invero le motivazioni né tantomeno si accertò se vi fossero stati dei mandanti; è certo solo il fatto che tre persone vennero condannate, forse innocenti e furono mandate a morte, ghigliottinate.
Si potrebbe qualificare l’evento, come uno dei tanti misteri d’Italia, né peraltro si scorge una vera e propria matrice mafiosa in questi delitti anche se i personaggi coinvolti appartenevano a quella che ancora non si chiamava “Mafia”.
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studioso ed appassionato di Storia e di Storia della Sicilia in particolare con le sue implicazioni, politiche, economiche e sociali
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I pugnalatori di Palermo
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