Il Tao del Dragone. Verso la liberazione del corpo e dell’anima
- Autore: Bruce Lee
- Genere: Autostima, motivazione e pensiero positivo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2006
Curato da John Little, con prefazione di Linda Lee Cadwell. Nella traduzione di Anna Poletti.
Si tratta sostanzialmente di una raccolta di scritti di Bruce Lee che mettono in rilievo come il grande artista marziale avesse in sé anche molti altri aspetti forse poco noti alla maggior parte del pubblico. In tutto ciò che faceva egli voleva essere “genuino”, in una costante ricerca di sé.
Bruce Lee fu attore, autore, coreografo, regista, ma fu anche poeta e filosofo; era un uomo che ricercava costantemente la “qualità”, il valore, in tutto. Nel leggere “Il Tao del Dragone” si evince la grande onestà di Lee nella sua ricerca e nell’indicare un percorso ad altri: in questo faceva rilevare che i suoi consigli erano solo, per dirla con le sue parole, il “dito che indica la luna”, e che ogni persona deve percorrere la sua strada e aiutarsi da sola. Il JKD (Jeet Kune Do), egli faceva capire, va inteso come un mezzo, e solo un mezzo, per percorrere un cammino personale.
L’accento è posto sull’autoconoscenza che non si può attuare attraverso metodi prestabiliti o fissati da altri; si deve trascendere l’uso delle tecniche; importante è la libertà nell’espressione umana.
Il libro è diviso in otto parti. Nella prima sezione Lee ci presenta l’arte marziale del Kung Fu, e ci parla del Tao con alcune riflessioni; dà consigli generali di autodifesa e sulla scelta di un istruttore. Nella seconda parte affronta il tema della filosofia, dice del motivo per il quale lui scelse di studiarla, con riflessioni e pensieri sul Taoismo, su Yin e Yang, sul “vuoto mentale” (wu shin), sull’importanza e significato di “non azione”(wu wei) e altri pensieri che riguardano la filosofia occidentale. La terza parte affronta alcuni temi inerenti la psicologia, con la Gestalt, e riflessioni su alcuni approcci filosofici, sul pensiero, l’apprendimento, la volontà interiore. La quarta parte è dedicata alle poesie: Lee amava scriverne e ne traduceva dal cinese all’inglese. Le liriche presenti nel libro sono veramente molto belle e significative: sembrano messaggi o carezze di un vento che viene da lontano per raggiungere qualcuno che le apprezza e le comprende; sono profonde, immediate e genuine. La quinta parte affronta finalmente i temi che riguardano la liberazione dell’uomo: qui non si parla strettamente di combattimento, ma soprattutto della comprensione profonda di sé, dello studio costante di sé, del “non” metodo, della liberazione di ognuno dai limiti quali sono i condizionamenti e gli attaccamenti.
E Lee disse:
“Ognuno deve trovare la propria realizzazione. Nessun maestro può dartela”.
Il JKD, che non è uno stile, è libero, non limitato a forme fisse e possiede una visione (è una visione) che non può essere ridotta a qualche sistema codificato; è fluido. Nel JKD, nelle parole di Lee:
“I pugni e i calci sono strumenti per uccidere l’ego.”
Quindi rivolti verso il proprio essere, per abbattere le sue limitazioni e la sua cecità. Nella stessa sezione troviamo anche una valutazione delle abilità di Lee nel combattimento, rilevata da altri combattenti che ebbero modo di conoscerlo. Nella sesta parte si parla di recitazione, con i pensieri che Lee ebbe sul suo essere attore e su cosa era per lui recitare. Nella penultima sezione i temi sono: l’autoconoscenza, il suo processo interiore, l’autorealizzazione. Infine, nell’ottava parte, si può leggere la corrispondenza che egli tenne con amici, in cui ritroviamo alcune sue idee sull’arte marziale, sul senso della vita e altri argomenti a lui cari.
Il Tao del dragone: Verso la liberazione del corpo e dell'anima
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