

Il Viminale esploderà
- Autore: Roberto Maroni, Carlo Brambilla
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2022
Un emoticon ghignante lampeggia sul display dell’iPhone, ma più della faccina beffarda, comparsa alle 4:25 via Signal sul cellulare riservatissimo, è il messaggio in lettere maiuscole prepotenti, “IL VIMINALE ESPLODERÀ”, ad allarmare Roberto Macchi, trentanovenne ministro dell’Interno, il più giovane nella storia della Repubblica.
Nel romanzo che riporta proprio quel titolo, Il Viminale esploderà (Mursia, ottobre 2022, 394 pagine), le iniziali R.M. del responsabile del dicastero sono le stesse di Roberto Maroni, a sua volta coetaneo e autentico ministro dell’Interno nel 1994-95. Il Bobo leghista della politica italiana aveva pubblicato per Mursia, un mese prima di cedere al cancro il 22 novembre scorso, un thriller firmato a quattro mani con Carlo Brambilla, il solito partner delle sue produzioni editoriali.
Fantapolitico ma non troppo, è così che Roberto Maroni considerava il suo romanzo, accolto con interesse dal pubblico (quella che abbiamo tra le mani è già la seconda edizione, sempre nel 2022). Una spy story di ottima qualità narrativa, un intreccio coinvolgente, che evoca intrighi internazionali, fattori di successo più solidi della futile curiosità per un coautore noto alle cronache politiche dell’ultimo trentennio, oltre che giornalista. Non si tratta dopotutto del primo prodotto editoriale: era già “papà” di pubblicazioni precedenti, sempre in tandem con Carlo Brambilla.
Il 22 novembre 2022, l’Agenzia ANSA ha annunciato la morte di Roberto Maroni, 67 anni. Lottava da tempo contro una grave malattia. Nei suoi profili social si definiva “politico per passione”, ma aveva anche molte altre passioni, il Milan, la vela, la musica, soprattutto suonata con l’organo Hammond nella sua band, i “Distretto 51”, e il rock del suo idolo Bruce Springsteen. Bobo, come lo chiamavano, era un inguaribile ottimista.
Nato a Varese, nel 1955, è stato tre volte ministro della Repubblica, nei Governi Berlusconi, prima all’Interno (1994-1995), poi al Lavoro (2001-2006) e ancora all’Interno (2008-2011); vicepresidente del Consiglio dei ministri (1994-1995), presidente della Regione Lombardia nella legislatura consiliare 2013-2018; segretario federale della Lega Nord (2012-2013) e deputato per sei legislature. Il thriller è stato preceduto da due testi di attualità politica, in collaborazione con Carlo Brambilla, milanese del 1945, cronista politico dell’Unità per trentacinque anni e autore di libri-inchiesta.
Maroni sosteneva di avere sempre amato le spy-story con contenuti di politica e accarezzava da tempo il progetto di scriverne una, sulla base della sua esperienza di ministro dell’Interno.
Un thriller fantapolitico che di fanta avesse poco e fosse più avvincente di ogni fantasia, strettamente legato alla realtà.
Riteneva d’essere riuscito nell’intento, grazie al supporto dell’amico Carlo, che a sua volta riserva ai lettori il compito di distinguere tra vero e possibile, tra realtà e invenzione.
Nel thriller, un importante appuntamento parlamentare attende l’alter ego varesino Roberto Macchi, raggelato dall’inquietante minaccia notturna, ricevuta sulla linea riservata, nota esclusivamente a cinque collaboratori strettissimi, nemmeno a moglie e figli.
Nel semestre già trascorso alla testa di un dicastero tanto delicato, è stato messo sotto pressione ogni giorno dall’opposizione e dal fuoco amico del centrodestra, soprattutto sui nodi dell’immigrazione e della lotta alla criminalità organizzata: Mafia siciliana, Camorra napoletana, ’Ndrangheta calabrese, Sacra Corona Unita pugliese. Una mozione di sfiducia, presentata da uno strano raggruppamento bipartisan di deputati siciliani, calabresi, campani e pugliesi, lo accusa di scarso impegno nella lotta contro le cosche. È un attacco politico ambiguo, tanto più a pochi giorni da un’eccellente operazione della Squadra Catturandi di Palermo.
Macchi è atteso a breve in Parlamento, ma il messaggino minaccioso relega la sfiducia all’ultimo posto tra i pensieri. Il primo e più assillante lo spinge a interrogarsi sul mittente del messaggio e sul significato della minaccia. È in dubbio se svegliare il braccio destro Laio Passos, capo della pianificazione strategica (la sua ragazza, Aurora, verrà misteriosamente sequestrata nel centro di Roma e poi rilasciata, spaventata da morire). Troppo presto anche per attivare i vertici dei servizi segreti, della Polizia e di tutte le task force che si occupano di sicurezza nazionale. Troppo presto per tutto. Lo attende una giornata piena di incognite. La mano gli trema...
La vicenda raccontata da Maroni e Brambilla assume un respiro internazionale, coinvolge numerosi personaggi accanto al giovane ministro, che guarda caso è originario di Varese, suona l’organo Hammond e quando può si diverte con gli amici della band soul varesina (proprio come faceva “Bobo”).
Agiscono procuratori antimafia cattolicissimi, una pletora di giornalisti, qualche buon amico. Non mancano avvocati, avvocatesse che odiano il titolo professionale al femminile, responsabili della sicurezza italiani e stranieri, poliziotti capaci e capi dei servizi segreti (Maria Teresa Lama) la cui carriera smentisce tutti i pregiudizi di genere.
C’è pure un hacker “cinico, arrogante, strafottente e geniale”, che si rivela panacea per tanti mali.
Oltre alle toghe, anche clergyman: un arcivescovo, in particolare e due cardinali, Esse e Kappa, uno dei quali passato al lato oscuro della forza. Cosa bolle in Vaticano?

Il Viminale esploderà
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