Il bambino che disegnava le ombre di Oriana Ramunno

Uno strano caso: 23 dicembre 1943, Hugo Fischer giunge ad Auschwitz. Luogo e tempo ben noti, purtroppo. La neve ha coperto lo scenario e il Blocco 10 appare inquietante, davanti al suo sguardo incredulo. Hugo è un investigatore della Kriminalpolizei e, come tutti gli esseri umani, nasconde segreti che non può rivelare a nessuno. Ne va della sua stessa vita.
Il suo compito? Scoprire chi ha ucciso il dottor Sigismund Braun, il pediatra del Blocco. A dire il vero sembra un banale incidente, però… Sigismund lavorava con il dottor Mengele, si può dire fosse il suo braccio destro. Lo aiutava sugli esperimenti sui gemelli, nella loro continua, inquietante ricerca. Inutile dire che questa patata bollente potrebbe lanciare la sua carriera. O porre fine anzitempo alla sua vita.

Hugo scoprirà che è stato Gioele, un bambino, a trovare il cadavere del dottore. Un bambino che riesce a esprimersi al meglio con il disegno. E forse quei disegni potrebbero rivelare la chiave di lettura per l’enigma. In tutto ciò Hugo instaurerà uno strano rapporto di amicizia, con quel bambino. La svolta della vicenda o una duplice condanna?

Oriana Ramunno ci porta indietro nel tempo, in uno dei periodi più bui per la storia dell’umanità, e lo fa con uno stile delicato ma non per questo meno incisivo.
Le sue parole disegneranno dinanzi a noi uno scenario di morte e daranno voce ai protagonisti di una vicenda che fa rabbrividire al solo pensarla.
Una storia amara con qualche punta di dolcezza, una vicenda che entrerà nel cuore, squarciandolo, e vi rimarrà per sempre.

Il bambino che disegnava le ombre è un libro dedicato a chi ama i romanzi storici o chi è alla ricerca di una storia intrigante, ma al tempo stesso facilissima da seguire. Un libro che parla per l’ennesima volta di un dramma che vorremmo dimenticare ma che ci fa bene ricordare, per non ricadere egli stessi errori.