Il bambino senza nome
- Autore: Mark Kurzem
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
Alex Kurzem ha imparato presto l’arte della menzogna: era appena un bambino. Da allora ha mentito a tutti: ai soldati che l’hanno salvato, alla famiglia che l’ha adottato, a sua moglie, ai suoi figli... perfino a sé stesso. Ma non è stato per calcolo, per convenienza o semplicemente per sbruffoneria: mentire era l’unico modo che Alex avesse per salvarsi la vita. Alex Kurzem, il nome con il quale è registrato come cittadino australiano, non è il suo vero nome. Neppure Uldis Kurzemnieks, il nome lettone impostogli dai soldati che lo hanno salvato dallo sterminio, gli appartiene realmente. In realtà, Alex, non è neppure lettone: sa solo di essere ebreo, anche se lo ha tenuto nascosto perfino alla sua stessa famiglia. Un marchio, una maledizione, un peccato inconfessabile: la leggerezza di rivelarlo può costare cara, forse la stessa vita. La vita, però, presto o tardi presenta il conto, e anche le menzogne non possono durare in eterno. Giunto alla vecchiaia, Alex non riesce più ad andare avanti senza radici, inventando simpatiche bugie, colorando di rosa la sua infanzia per non rattristare chi lo ama. Di punto in bianco, decide di chiedere aiuto al figlio Mark, aprendogli il suo cuore, i suoi scarsi e frammentari ricordi, e la sua valigetta di pelle che finora non ha mai permesso a nessuno di profanare. Sarà un cammino faticoso e doloroso non solo per Alex, ma anche per sua moglie e per i suoi figli, che si troveranno a fare i conti con un padre che hanno sempre creduto di conoscere, ma che in realtà nasconde segreti sconvolgenti, capaci di destabilizzare i suoi affetti e persino di metterlo in pericolo. Mark si dedica anima e cuore alla ricostruzione dell’infanzia di suo padre, bambino scampato ad un massacro, sopravvissuto per giorni e giorni nel bosco, graziato poi dal comandante di un esercito filonazista intenerito dalla sua richiesta di un pezzo di pane prima di essere fucilato. Il piccolo Uldis, come viene chiamato, diviene la mascotte dell’esercito e deve assistere suo malgrado a violenze e massacri, e sopportare di essere usato per la più bassa propaganda (particolarmente toccante è una scena nella quale Uldis, per pura generosità, regala una tavoletta di cioccolato ad un bambino condannato a morte, e questo spinge gli ufficiali ad ordinargli di farlo con tutti i prigionieri, usandolo come strumento per calmarli e far loro credere di non essere in pericolo), in parte inconsapevole, in parte conscio del fatto che una sua ribellione significherebbe la sua morte. Tutto questo fino a che i soldati non decidono di affidarlo ad una famiglia civile, dalla quale però il bimbo non vorrà mai essere adottato e dalla quale anzi si allontanerà non appena possibile... La ricerca delle radici del padre porta Mark, dopo vari contatti più o meno fruttuosi, ad accompagnarlo in Bielorussia ed in Lettonia, dove finalmente le sue domande troveranno risposta ed il bambino senza nome, diventato "un uomo senza nome", ritroverà sé stesso.
La storia, particolarmente sconvolgente ed al limite della credibilità, è tuttavia vera e certamente di per sé estremamente appassionante. E’ un peccato che lo stile fin troppo elementare e le minuziose descrizioni non solo delle rivelazioni del padre, ma anche di come e quando avvengono (in cucina, in un caffé), per quanto certamente importanti per chi scrive, ne rendano la lettura un tantino pesante e poco scorrevole. Vale però sicuramente la pena di affrontarla.
Il bambino senza nome
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