Il cane e la luna di Alice Barberini

Sei pagine bianche, non più di trenta parole, il resto sono immagini in bianco e nero, quelle che parlano al cuore e che compongono Il cane e la luna di Alice Barberini, che Orecchio Acerbo pubblica con la solita cura.
Siamo a Parigi, ai primi del Novecento, al circo. Sotto il tendone si affollano gli spettatori in attesa dello show: grassi clown e un cane, dal berrettino a cono rosso e un collare pieghettato, incantato di fronte all’immagine della luna, riprodotta fedelmente su un grande cartone. Dopo lo spettacolo il tendone del circo viene smontato e la luna, dimenticata fra le cose inutili, è pronta per essere gettata via. Nella fredda notte parigina ecco il cane che trascina un piccolo carretto, sopra il quale ha deposto la grande faccia della luna. Freddo, fame e stanchezza costringono il povero cagnolino ad accucciarsi di fronte ad un negozio, Jouets e Confiserie, recita l’insegna. Un ragazzino curioso vede la grande luna di cartone abbandonata e siccome sa che lì vicino c’è una grande novità, il cinematografo, ha una grande idea: in programmazione c’è il film di George Melies, “Le voyage dans la lune” ed ecco quindi il posto giusto per la triste luna dimenticata, che sarà l’attrazione pubblicitaria del grande spettacolo che stupirà tutta Parigi!

Il fascino di questo libro sta nella delicatezza delle immagini, tutte giocate sul grigio, bianco, nero e le loro infinite sfumature; la leggerezza del tratto è accompagnata dall’improvvisa comparsa del colore rosso, anch’esso sfumato: il berretto del cane, i due palloncini rossi, una specie di segnale luminoso che accompagna il pellegrinare notturno del cagnolino pietoso, capace di sfidare freddo e tristezza, pur di non abbandonare l’amata immagine della luna, che pur nella sua gelida fissità, sembra essere l’unica capace di dare calore ad un animale abituato a far divertire gli umani, ma da loro ignorato: solo il bambino sarà suo compagno nel desiderio di ridare identità e ruolo alla luna.