Il cane nero
- Autore: Rebecca Hunt
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Anno di pubblicazione: 2010
Winston Churchill definiva la depressione che lo aveva perseguitato per tutta la vita come “un grosso cane nero”. E proprio un grosso cane nero, Black Pat, è quello che si presenta alla porta di Esther e le chiede di poter affittare una camera: Esther è una giovane bibliotecaria che vive da sola da quando, due anni prima, il marito si è suicidato.
Black Pat non è un comune inquilino, non solo per il suo aspetto, ma perché cerca di inserirsi in ogni aspetto della vita di Esther che, da una parte ne subisce il fascino quasi perverso, dall’altro si rende conto quanto potrebbe essere pericoloso lasciare che quello strano e inquietante essere si avvicini troppo a lei.
Black Pat e suoi modi suadenti si dimostreranno dei nemici difficili da sconfiggere e che in alcuni momenti si presenteranno a Esther come le uniche alternativa alla solitudine in cui si è rinchiusa dopo la morte del marito.
Sarà il fortuito incontro con Churchill, cui dovrà fare da segretaria per scrivere il discorso che lo statista leggerà al momento di lasciare la vita politica, che in compagnia di Black Pat ha passato buona parte della sua vita e che si ormai rassegnato a quella fastidiosa presenza, a fornire alla donna lo spunto per combattere e scacciare l’ospite indesiderato, finché ne ha la possibilità.
Rebecca Hunt disegna una delle più originali rappresentazioni del male della depressione: Black Pat, il cane nero, risulta a volte una figura quasi simpatica e il fascino che riesce a esercitare su Esther, presentandosi come l’unica vera alternativa alla solitudine in cui la donna si è rinchiusa, e per il suo tramite l’autrice riesce a rendere tangibile l’attrazione che esercita la depressione, che da stato d’animo si trasforma in una sorta di meta realtà.
In modo diverso viene narrato il rapporto fra Black Pat e Churchill: le loro esistenze sono legate a filo doppio e il loro rapporto nel corso degli anni ha assunto le sembianze di un legame di dipendenza, diventato impossibile da spezzare.
E tutto ciò l’autrice lo fa con un ritmo e una grazia notevole nella narrazione, senza tempi morti che rischiano di annoiare il lettore. In definitiva si tratta di un romanzo molto ben scritto, che ha il pregio di far riflettere su un problema sempre più diffuso nella società.
Il cane nero
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