Il carteggio ritrovato (1957-1978) Aldo Moro-Pietro Nenni
- Autore: Renato Moro, Fabio Martini, Marco Damilano, Stefano Godano, Antonio Tedesco
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Anno di pubblicazione: 2024
Oltre trecento tra lettere, biglietti e telegrammi, in gran parte inediti, raccolti in quest’opera Il carteggio ritrovato (1957-1978) Aldo Moro-Pietro Nenni curata e presentata da Arcadia edizioni, un fitto carteggio che permette di ricostruire il rapporto umano e politico tra il democristiano Aldo Moro, per cinque volte Presidente del Consiglio, e Pietro Nenni, leader storico del Partito socialista italiano,
Una pubblicazione di grande interesse perché consente di rivalutare ed apprezzare in modo nuovo e diverso il contributo che il governo di centro-sinistra diede per la salvezza delle istituzioni democratiche e per lo sviluppo politico, economico e sociale del Paese. Per un lungo periodo di tempo l’esperienza del centro-sinistra è stata definita come fallimentare e Moro il responsabile dell’insuccesso. Ma a partire dagli anni Novanta e ancora di più a partire dagli anni Duemila si è aperta una nuova stagione di studi che ha offerto un quadro molto più complesso.
Il primo aspetto emerso da questa ricerca è quello del contributo fondamentale che il centro-sinistra fornì alla modernizzazione del Paese, al miglioramento del tenore di vita della popolazione, alla riduzione del distacco tra il nord e il sud del Paese, fermo restando che gli squilibri socioeconomici, seppur attenuati, comunque rimasero e vi furono all’interno dei due partiti come da parte delle altre forze politiche, della Chiesa e da parte della società civile forti resistenze all’operato del governo.
Le lettere contenute in questo carteggio dimostrano l’esistenza di una lunga progettualità alla quale entrambi i protagonisti fornirono un contributo fondamentale. Un dialogo iniziato con la nomina di Aldo Moro a segretario della DC (1959), che considerava “il centro-sinistra come dato comune di tutta la Democrazia Cristiana”, apertura ricambiata da Nenni, dopo la crisi del governo Tambroni (1960) che il segretario Socialista vide come un “vero e proprio prologo di guerra civile” e apprezzò la posizione chiara presa in quell’occasione da Moro in favore di una scelta democratica.
Naturalmente, gli obiettivi di Moro e di Nenni non furono gli stessi.
Nenni pensava alle riforme: la programmazione, il referendum, le regioni, l’urbanistica, il rafforzamento necessario delle istituzioni democratiche dopo la drammatica crisi Tambroni del 1960. Era convinto che senza un compromesso con la DC e in senso sociale con i nuovi ceti medi del parastato, la democrazia fosse troppo debole per far fronte alle minacce della destra.
Perseguiva, inoltre, un progetto strategico ovvero a far uscire il PSI dalla stretta:
Tra l’integralismo democristiano, e forse in senso più vasto cattolico, e quello comunista: le due chiese sostanzialmente alleate contro il terzo incomodo, cioè contro i socialisti, i laici del movimento operaio.
Obiettivo di Moro era invece quello di realizzare finalmente il suo sogno di realizzare quella democrazia progressiva, sociale, dinamica, sostanziale per la quale si era impegnato già alla Costituente. Contrapponendosi a buona parte del mondo cattolico, egli proponeva:
Di accettare il fatto compiuto della modernizzazione, cercando di compenetrarla di valori e di guidarla, piuttosto che darsi a una sua inutile demonizzazione.
Valori che, per lui, risiedevano nell’esigenza di ampliare la base democratica dello Stato.
Moro riuscì a salvaguardare la coesione democratica del sistema politico ma, purtroppo, dovette accettare il prezzo della mediazione, dei mutamenti cauti e limitati. Allo stesso tempo considerava davvero le politiche del centro-sinistra, per quanto difficili, parziali e a singhiozzo, come un riformismo comparabile a quanto si faceva in altri Paesi europei, come l’Inghilterra laburista.
Le lettere tra Moro e Nenni confermano poi quelli che furono i problemi più gravi del centro-sinistra, offrendoci elementi fondamentali su molte questioni, dalla scuola all’università, al divorzio. Permettono, soprattutto, di mettere a fuoco alcuni dei motivi retrostanti alle enormi difficolta nel far progredire le riforme.
Il primo problema era quello della profonda spaccatura ideologica presente nei due partiti, di cui due leader erano perfettamente coscienti e proprio Nenni, che temeva una scissione della DC, ne dovette affrontare una con la nascita del PSIUP (Partito Socialista di Unità Proletaria), avvenuta nel 1964.
Il secondo problema, confermato dalle lettere, era la difficolta a sviluppare con efficacia il programma riformista dopo la crisi del 1964, quando ebbe luogo un tentativo di colpo di Stato. Il nuovo governo Moro inaugurò una politica più moderata sotto il profilo sociale ed economico.
Al di là delle divisioni interne e delle tensioni sulle riforme e sui loro ritardi, ci sono però altri motivi delle difficolta del centro-sinistra cui solo molto di recente gli studi storici hanno cominciato a dedicare attenzione e che invece emergono chiaramente dallo scambio Moro-Nenni.
Innanzitutto, le lettere suggeriscono che un ruolo non piccolo lo giocò proprio la politica internazionale, sulla quale fu spesso particolarmente difficile trovare una linea comune come, ad esempio, in occasione della guerra del Vietnam (1965).
Inoltre, le lettere tra Moro e Nenni ci permettono anche di entrare nella stanza dei bottoni e di verificare i problemi concreti e le difficolta funzionali della prassi di governo. Si tratta di una prospettiva nuova e molto significativa. Infatti, uno dei problemi principali e costanti del centro-sinistra, da quanto emerge da questo carteggio, è quello della indisciplina dei Ministri e dei parlamentari di entrambe le parti.
Un ultimo squarcio dell’attività di governo che colpisce nel carteggio è quello delle “raccomandazioni”, uno squarcio di colore ma non per questo meno interessante. Con tutto quello che si è detto e si dice sul tanto deprecato mondo delle pratiche spartitorie di sottogoverno, quello che questo carteggio ci restituisce è infatti il profilo di una politica rimasta ancora sufficientemente alta.
Infine, queste lettere ci rivelano che, alla base della collaborazione tra i due uomini, ci fu anche un profondo rapporto personale di stima e di vicinanza. Moro e Nenni venivano da esperienze e da culture profondamente diverse, ma costruirono, ugualmente, un intenso rapporto umano.
Dopo la fine dell’esperienza di governo comune, fu Moro a continuare a far giungere a Nenni, in occasione dei suoi onomastici, fervidi e affettuosi auguri di “ogni bene”, talvolta aggiungendo l’accenno al:
Ricordo sempre vivo della lunga e cordiale collaborazione.
Un rapporto umano che si è conservato ben oltre la fase della collaborazione governativa e si spinse fino agli ultimi giorni di vita del leader democristiano, ucciso nel 1978 dalle Brigate rosse.
Gli autori
- Fabio Martini, giornalista e saggista.
- Marco Damilano, giornalista, saggista e conduttore televisivo.
- Antonio Tedesco, direttore scientifico della Fondazione Nenni.
- Renato Moro, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi Roma Tre.
- Stefano Godano, giornalista, ha diretto il Crel, il Centro studi della UIL. Membro del Consiglio d’amministrazione della Fondazione Pietro Nenni, collabora con l’Università Luiss di Roma.
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