Il cecchino
- Autore: Liam O’Flaherty
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
Come si evince anche dalla solida postfazione di Carmine Mezzacappa, la vita di Liam O’Flaherty (1896-1984) è stata contrassegnata dal senso di inquietudine e di melancolia. Ce n’era, insomma, di che diventasse uno scrittore romantico – avete presente uno di quegli scrittori tutti struggimento & brume d’Irlanda? – e invece nossignori: Liam O’Flaherty si colloca da tutt’altra parte. Rimesta a piene mani dalle esperienze di vita & politica, risultando adeso al realismo come le barche al mare, se mi spiego.
I quattro racconti di cui si compone la raccolta “Il cecchino” (Edizioni Paginauno, 2016, collana Il bosco del latte) ne attestano a chiare lettere la vocazione storico-verista. Un valore aggiunto tematico all’efficacia della prosa.
Mi sono segnato due rapidi esempi di scrittura flahertyana: l’incipit elegantemente lapidario proprio de Il cecchino:
“Il lungo crepuscolo di giugno si era dissolto nei colori della notte”
e i reiterati tratti descrittivi dello sconvolgimento interiore che segnano Guerra civile:
“Stava spuntando l’alba. Era il quarto giorno. Tutto era perduto ma non volevano arrendersi (…) Sul tetto di un pub, in un’angusta via di un quartiere miserabile, i due uomini aspettavano. Aspettavano la morte. Una cosa terribile”.
In altre parole: l’essenziale selezione di racconti de “Il cecchino” è indice delle doti narrative di Liam O’Flaherty. Oltre ai due esempi già citati sul conflitto fratricida che insanguinò l’Irlanda tra il 1920 e il 1922 (nei racconti gli aspetti quotidiani degli scontri sono restituiti in taglio serratissimo, irretente, quasi da presa diretta), appartengono alla raccolta il ritratto corale di Verso l’esilio (fratello e sorella alla vigilia della partenza per l’America dove scommetteranno su un improbabile futuro) e Il re di Inishcam, ascesa e caduta di un distillatore clandestino di alcol come pretesto per un apologo sulle tensioni anglo-irlandesi. Là dove proprio queste ultime si pongono come l’autentico filo rosso che corre tra le narrazioni. Lo sfondo storico di una lotta senza quartiere che diventa rimando a una (altra) lotta senza quartiere tra i piani divaricati di follia e sanità mentale, orgoglio e pregiudizio, tradizione e sopraffazione, vita e morte.
Lo raccomando in special modo ai lettori più giovani: non perdetevi questo libro diverso in maniera elegante: è a portata di tutte le tasche (costa appena 10,00 euro) e contiene racconti che non si dimenticano, sottesi come sono alla storia e agli snodi comuni dell’esistenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il cecchino
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