Il clima ideale
- Autore: Franco Vanni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Laurana
- Anno di pubblicazione: 2015
“Questo è il gentiluomo che nel 1992 ha ucciso decine di famiglie di bosniaci musulmani nelle campagne di Viŝegrad, compresi i bambini. E che in quel casolare ha violentato Dalila, ai tempi vergine, dopo averle massacrato i genitori”.
Nel 1992 era forse il clima ideale per cospargere di sangue un pezzo di storia ancor troppo recente per sentirne parlare, ed era anche il clima ideale per un criminale di guerra come Aleksandar Jovanov, in arte Dragan, stupratore e assassino, sulle cui spalle – e ancor più sulla coscienza – si sono accumulati centinaia di corpi di bosniaci musulmani ridotti a poco più che brandelli.
Vent’anni dopo, a Milano, il clima ideale è cambiato: c’è bisogno di conoscere, questa volta, di sapere come sono andate le cose a venti anni di distanza da quei conflitti che hanno reso l’ex Jugoslavia terra di scontri, di guerre sanguinose e complesse all’inizio degli anni ’90. E c’è anche voglia di vendetta, di regolare i conti con chi ora tenta affannosamente di costruirsi una nuova identità, pulita, scintillante e che si adatti ai cartelloni pubblicitari per la campagna elettorale serba 2012.
Tutto questo è contenuto nel romanzo d’esordio di Franco Vanni, Il clima ideale (Laurana, 2015, pp. 285), romanzo che è thriller per definizione, giallo per struttura, ma che conserva le molteplici sfumature tipiche del testo psicologico.
Ci muoviamo a spasso nel tempo: dalla Bosnia orientale del 1992 arriviamo con un balzo di venti anni alla Milano del 2012. Un salto temporale che porta con sé molti segreti, di cui Michele, uno dei protagonisti principali del libro, per la maggior parte sembra non essere a conoscenza. Difatti sarà proprio l’altro personaggio chiave del romanzo, il novantunenne nonno Folco, a condurre suo nipote Michele alla verità.
La guerra in ex Jugoslavia negli anni ’90. Due nomi: Aleksandar Jovanov e Nina. Un terzo nome, Dalila. Vent’anni per costruire una pace tra serbi e bosniaci musulmani che odora, tutt’oggi, di ipocrisia. Questi sono gli elementi che Michele, trentenne milanese, lobbista con l’ossessione per lo yo-yo, ha a disposizione per portare a termine una “missione” che Folco gli affida: chi è Nina? Cosa fa? Dove lavora? Perché il novantunenne Folco vuole queste informazioni? Michele, che a suo nonno non dice mai di no, vola fino a Tirana e, con l’aiuto di due investigatori privati sui generis – Martino e José – rintraccia finalmente la giovane serba.
Eppure qualcosa non torna. Perché Michele ha l’impressione di essere seguito? Perché, dopo che tornerà a Milano, verrà a sapere che uno dei due investigatori privati è stato quasi ridotto in fin di vita da un ignoto energumeno con un grande tatuaggio sul braccio?
E soprattutto: perché suo nonno vuole notizie di questa Nina? Cosa c’entra Folco con Tirana e questa giovane cameriera serba? Cosa nasconde, in realtà?
Il clima ideale è un romanzo innanzitutto coraggioso: Franco Vanni – classe 1982, cronista giudiziario de la Repubblica – esordisce nel mondo della letteratura contemporanea con un thriller che, a vent’anni dalla pace, rievoca un periodo storico buio, di cui nessuno parla quasi mai volentieri. È un pezzo di storia troppo recente per pensare che possa esser dimenticato, eppure non se ne discute mai abbastanza. Per la prima volta, invece, Vanni recupera una materia che scotta e ci costruisce tutt’intorno una storia che non sfiora neanche il concetto di banalità.
Diversi sono i punti di forza del romanzo, in primis il fatto che si tratti di un testo che studia, analizza e rivela i tratti salienti della nostra società: quando Vanni ci riporta alla quotidianità milanese di Michele, negli anni duemila, non solo inserisce – in modo strategico e accurato – diversi riferimenti alla nostra vita di tutti i giorni – in modo che il lettore stesso si senta quasi “a casa” – ma arriva a scandagliare le più subdole modalità di comunicazione. Franco Vanni ci accompagna nel mondo oscuro di Michele – lobbista per vocazione – e ci porta dritti nel cuore di una Milano – e di un’Italia – che lavora segretamente dietro le quinte, indisturbata. Favori, inganni, imbrogli, bugie e sgambetti a fin di bene, quando il bene si quantifica in base al denaro e al potere: è questo il mondo che imbratta il sistema economico, che corrompe la politica e che Michele amministra così bene da almeno due anni, con nonchalance.
“So che lei è un lobbista e che è piuttosto bravo. Corrompere i funzionari pubblici è reato, rivolgersi ad un lobbista no. Per questo mi rivolgo a lei”.
Un altro notevole punto di forza – ed è ciò che rende questo romanzo “eclettico”, multiforme, mai scontato – è l’utilizzo dell’elemento empatico-descrittivo. All’interno de Il clima ideale ricorrono spesso momenti di “arresto” rispetto alla vicenda narrata, quella strettamente legata all’idea base di thriller: Vanni opera con grande sensibilità, descrivendo non solo in modo dettagliato le emozioni dei singoli personaggi, i sentimenti contrastanti che si accalcano nella mente di Folco, le inquietudini sommesse e tuttavia malcelate che invadono Michele, ma si sofferma anche sulla narrazione dei ricordi dei singoli personaggi. Su tutti troneggia un momento, in particolare, di grande impatto emotivo – commovente quasi: sono soli Michele e Folco, legati da un amore puro e sincero, schietto soprattutto, eppure silenzioso, che rifugge gli schiamazzi dell’affetto a buon mercato. Il nonno, psicanalista, confessa al nipote che nei momenti di maggior difficoltà durante il suo lavoro, quando un paziente è restìo a parlare e non riesce ad aprirsi, lui immagina di sentire la voce di Michele che gli racconta la volata di Ayrton Senna quella lontana Domenica di Pasqua del 1993 a Donington. Confessa, il nonno, e Michele asseconda quel momento di delicata nostalgia e di grande complicità, e per l’ennesima volta comincia a raccontare Donington ’93.
La grande sensibilità di Franco Vanni si mescola ad una scrittura leggera eppure incisiva, che non manca di sfoggiare a tratti una sottile ironia: è così che l’autore ottiene un noir che ha il sapore prettamente letterario, con una nota distintiva importante, che è la malinconia.
I personaggi sono tanto dettagliati quanto realistici, sebbene descritti in modo singolare, attraverso le azioni, gli sguardi, i comportamenti: di ognuno di loro il lettore ha un’immagine ben definita, eppure Vanni non opta per descrizioni classiche, ma dipinge i suoi protagonisti attraverso la narrazione delle loro vite. Il racconto dei loro gesti, dei loro pensieri, del loro vissuto, contribuisce a donare al testo un risvolto psicologico che lo rende ancora più accattivante.
Nina, Aleksandar Jovanov, Michele, Folco, ciascuno di loro crea e ricrea il proprio clima ideale, che diventa soggettivo e oscilla fra l’Italia e l’ex Jugoslavia. Per questo gli eventi descritti nel thriller si incastrano alla perfezione e la trama si snoda senza intoppi, proprio grazie – o a causa – del clima ideale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il clima ideale
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