

Il crepuscolo dei pensieri
- Autore: Emil Cioran
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2024
Il filosofo Emil M. Cioran era un fiume in piena. Quando si vorrebbe mettere fine alla sua già cospicua mole di libri e aforismi, ne esce un altro, scritto in romeno, dal titolo Il crepuscolo dei pensieri (Adelphi, 2024, traduzione di Cristina Fantechi).
Si ha l’impressione che il suo pessimismo diventi più cupo andando a ritroso negli anni. I suoi pensieri erano già un elogio al suicidio, pensiero basilare della sua visione del mondo che però lui non mise mai in pratica, almeno non ne abbiamo contezza. Il filosofo, che visse per la gran parte della sua vita in una mansarda a Parigi con la sua compagna, in quest’opera giovanile scritta in Romania dà al vitalismo iniziale, poi in parte rinnegato, pensieri che marchiano a fuoco, con un suo avvicinamento al pensiero dei nazionalisti e a pensieri contro gli ebrei, in un antisemitismo che lascia basiti, perché figlio di questa rabbia sprezzante di chi non trova il proprio posto nel mondo.
Lui partì per Parigi per un dottorato di ricerca che non finì mai e mangiava alla mensa degli studenti, mentre aveva già quaranta anni. Lui che aveva già scritto di noia, disperazione, insensatezza del vivere, la storia dell’uomo come fardello solo a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, rinnegò la sua "forte antipatia" per gli ebrei come un momento di totale obnubilamento esistenziale, dove odiava tutto il genere umano. Il suo pensiero percorse altre vie; e chi di noi non ha avuto pensieri orribili su sé stesso e gli altri individui? Di altre etnie? In ogni caso tutto è molto annacquato. Ma l’intolleranza verso il suo popolo e contro gli ebrei era piuttosto colorita e "infantile", come chi non ha voglia di lavorare, perché deve leggere, e, nel frattempo, si deve perdonare.
Chi scrive ha elogiato spesso il suo pessimismo "leopardiano", ma da tempo non riesce più a capirlo, perché in biografie e studi il suo antisemitismo è venuto fuori, ma chi non ha avuto dei momenti di sordidezza che avrebbe voluto cassare ma il dato era già tratto? Noi uomini e donne non facciamo altro che dire bestialità e poi pentirci. Chi può dire di non avere avuto una possessione intellettuale, non aiutato da una moralità ferrea e "religiosa", e chiudere a chiave con un pensatore che si è lasciato andare a scritti e anche solo chiacchiere poi firmate col proprio nome? Nondimeno i suoi pensieri sono già attraversati da quel “male di vivere” che abbiamo conosciuto sulla nostra pelle. Basta leggere alcuni brevissimi aforismi come staffilate che fa ogni uomo, come:
In fin dei conti, che fa ogni ogni uomo? Espia sé stesso.
oppure
La vita è eterea e funebre come il suicidio di una farfalla.
Chi tra noi non ha pensato a riflessioni inopportune, ma anche crudeli verso sé stesso?
Già il pensiero di risentimento verso gli altri o di fastidio o di noia con un nostro interlocutore, un "tartufo" che ci fa la predica per le nostre sventatezze o per sbornie alcoliche dove abbiamo offeso gli altri astanti o per celia abbiamo parlato di fatti storici, così, tanto per sbalordire gli amici? Cioran non ha sempre scritto che l’unica via di uscita per l’essere umano, fragile e al contempo "mostruoso", debba essere il suicidio come forma ultima di commiato?
Mai sentirsi superiori agli altri, in tempo di guerra, di carestia, invidiare l’eccessiva ricchezza di pochissimi uomini, di sciocchezze dette a sproposito. Una vita virtuosa, regolata da pensieri di bene, di volontà positiva, di pensieri casti e puri, quanto possiamo sopportarla? Non molto. Soprattutto non fanno leva su un filosofo che cercava di aver pazienza per tutto ma non per la noia, un deficit di curiosità che può durare un giorno, un anno o tutta la vita. È chiaro che lo studioso Cioran non avrebbe voluto vivere in questo mondo. Ma siamo figli del caso, si nasce e si muore almeno fino adesso, poi chissà.

Il crepuscolo dei pensieri
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