Il digiunatore
- Autore: Enzo Fileno Carabba
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Anno di pubblicazione: 2022
Uscito a gennaio 2022 per Ponte alle Grazie e recensito con grande interesse da tutte le pagine culturali dei quotidiani, Il digiunatore di Enzo Fileno Carabba è un romanzo molto sui generis, mi è sembrato, molto difficile da inquadrare in un genere definito. La storia, infatti, per lo più incredibile di Giovanni Succi, nativo di Cesenatico Ponente, stenta a essere racchiusa nei confini di un genere, proprio perché quest’uomo un po’ santone, profeta, saltimbanco, visionario, sognatore e per vocazione digiunatore, ha impregnato di sé la storia di fine ’800 incontrando nel suo percorso non solo italiano personaggi famosi, entrando e uscendo dal manicomio, misurandosi con imprese rocambolesche, fatto segno dell’interesse del mondo scientifico ma anche osservato come un fenomeno da baraccone, come un impostore, un “mito moderno” come lo definisce lo scrittore Emanuele Trevi.
Sin da bambino l’uomo, nato in una terra dove il cibo è al centro dell’attenzione e dei desideri dei suoi abitanti, aveva visto il mondo come un grande circo, una sorta di Paradiso Terrestre. Mentre veniva nutrito, espresse un concetto con il birignao dei bambini, a cui rimase fedele tutta la vita: Oppa Oba (troppa roba), come a dimostrare che il mangiare ogni giorno è una cattiva abitudine di cui lui era in grado di fare a meno, respirando, tenendo a bada i suoi organi interni, esercitando un controllo molto originale sulle sue membra e sui suoi sensi.
Lo scrittore in 85 capitoletti, ciascuno col suo titolo esplicativo, elenca le avventure, gli incontri, le sconfitte, il successo, le scoperte, tutto quello insomma che ha caratterizzato la vita incredibile di questo individuo fenomenale. Eccolo in Africa, malatissimo, guarito da uno stregone; eccolo in visita al canale di Suez che si stava scavando in quegli anni; eccolo incontrare l’esploratore inglese Stanley, o visitare le piramidi chiedendo di esservi rinchiuso. Chiuso in una gabbia in un ristorante, digiunava per giorni sotto il controllo dei clienti, che non lo perdevano di vista, convinti che la sua impresa sarebbe fallita. Quando le sue imprese divenivano incomprensibili, veniva chiuso in manicomio, alla Lungara, luogo dove viveva perfettamente a suo agio, al centro dell’interesse di medici e infermieri, incapaci di definire o diagnosticare il suo “disturbo”: veniva infatti regolarmente rilasciato dopo pochi mesi di detenzione.
Inventore di sogni, incontrò a Parigi il giovane Sigmund Freud, allora medico sconosciuto, e lo psichiatra francese Jean-Martin Charcot. Le sue imprese di digiunatore ispirarono anche Franz Kafka, che scrisse il suo racconto Un artista del digiuno probabilmente su ispirazione del fenomeno Succi. L’uomo scrisse alla regina Vittoria, andò a New York, incontrò Buffalo Bill, volle divenire giornalista, ebbe deliri religiosi, si innamorò di donne insolite quanto lui (Ginevra, Gigliola, incontrata in manicomio, “una belva umana”), ma soprattutto fu sempre presente al suo fianco la voce della nonna, capace di farlo tornare con i piedi per terra dai suoi sogni/deliri/insensatezze/prodigi.
“Andò alla conquista del mondo normale proprio grazie alla propria anormalità. Influenzò personaggi che poi hanno influenzato noi. Il fatto che abbia conosciuto così tanti individui eccezionali non mi sembra un accumulo meccanico di incontri. In tutto questo si nasconde un significato.”
Con queste parole Enzo Fileno Carabba dà un senso al suo racconto così ricco di suggestioni, nella ricostruzione di un tempo, quello del passaggio tra due secoli, in cui la scienza sembrava a molti miracolosa, i prodigi erano guardati con interesse superstizioso e un personaggio come Succi, col suo elisir misterioso, la resistenza al veleno, la capacità di fare a meno del cibo senza peraltro dimagrire offriva uno spettacolo ambiguo, esaltante, che illudeva molti di trovarsi di fronte a un benefattore, un santo, un saltimbanco simpatico, un imbroglione, un matto. E mai come in questo personaggio “picaresco” si è rispecchiata una società che stentava ad affacciarsi alla modernità, irretita dalla visionarietà di un individuo pieno di entusiasmo, di fascino, di senso di onnipotenza. Meravigliosa la copertina del libro, che riproduce un celebre quadro di Antonio Donghi, "Il giocoliere": una parola chiave di questo romanzo.
Il digiunatore
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