Il fonditore di spade
- Autore: Silvio Conte, Pier Luigi Ollearo, Mariella Ottino
- Genere: Libri per bambini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Il mito è narrazione, leggenda, favola, relativa alle origini di un popolo, di una comunità, di una località, diffusa nella tradizione orale prima dell’uso della scrittura. La storia è lo studio di quanto accaduto nel passato, anche a un popolo, una comunità e un luogo. I tre autori del romanzo, Silvio Conte, Pierluigi Ollearo, Mariella Ottino, dicono di avere voluto immaginare un mito nel proprio territorio e di averlo ibridato con una storia d’amore eroica, nell’historical fantasy Il fonditore di spade. Una vicenda di 3000 anni fa tra Canavese e Lago di Viverone. È apparso nel maggio 2021, pubblicato dall’Editrice Tipografia Baima & Ronchetti, di Castellamonte, comune della Città Metropolitana di Torino (221 pagine, con i disegni al tratto della pittrice Loriana Pionna e del fumettista Amedeo Graziano).
Il territorio in cui è ambientata la “fantasia” storico-mitologica sugli antenati canavesani è Piverone, oggi piccolo centro di 1300 anime, sul tracciato dell’antica via Francigena, nell’area piemontese che ospita anche la municipalità di Castellamonte, più grande, quasi 10mila abitanti.
Qualcosa sugli autori si dovrà pur dire, invertendo per cavalleria l’ordine alfabetico di presentazione delle tre firme sulla bella copertina a colori vividi di Graziano. Precedenza alle signore: Mariella Ottino, da Ivrea, insegna alla scuola media, legge e scrive tantissimo. A quattro mani con il concittadino eporediese Silvio Conte, ha pubblicato con diverse case editrici più di trenta titoli per ragazzi. Romanzi e non solo, visto che questo è nato qualche anno fa come fumetto, a puntate sul periodico la Sentinella del Canavese.
Pier Luigi Ollearo, veronese, si considera cercatore di storie, custode appassionato delle tracce remote lasciate da quanti hanno abitato intorno al lago. Ha partecipato, come volontario, ai lavori che dal 1978 al 1994 hanno portato alla luce i resti dei villaggi di palafitte del Viverone, esperienza da cui ha tratto ispirazione per la storia del fonditore di spade, preistorico geniale che ha preceduto di tre millenni l’inventore del personal computer, Pier Giorgio Perotto, “altro genio” del Viverone.
Ollearo ha portato in dote l’evocazione del passato, Ottino e Conte la tecnica, tutti e tre la storia nella storia, che caratterizza un romanzo rapido, svelto. Scorre come le acque che alimentano il lago.
Avventure adatte ai bambini dai sette anni in su e buone per i grandi, perché escluderli? La passione per il territorio incontra gli eventi che possono averlo interessato, aiuta a ricordare “chi siamo, da dove veniamo”, soprattutto dove siamo, osserva il sindaco Fasolo, con l’assessore alla cultura Elena Baratto, del Comune di Piverone, che ha collaborato all’edizione.
La scoperta dei villaggi palafitticoli Sant’Antonio ed Emissario data 1971. Oltre mezzo secolo fa, il ricercatore subacqueo Guido Giolitto ha individuato le tracce di quelli che sono tra i più suggestivi insediamenti lacustri d’epoca preistorica in tutta Europa, sorti anticamente sul lago di Viverone, dove aveva già trovato nel 1966 i resti del villaggio su palafitte Cascina Nuova. Direttore del progetto di ricerca e di ricostruzione della suggestiva pianta urbana è stato l’archeologo subacqueo Luigi Fozzati.
Il ritrovamento dei villaggi - seimila pali impiantati nel fango - è il primo presupposto del romanzo. Un altro è il ritrovamento a Piverone, all’inizio degli anni Trenta, di due stampi di spade, risalenti a tremila anni fa.
Chissà se sul fondo del lago ci sono davvero le spade realizzate dal fonditore palafitticolo Mael? Gli autori rispondono di non avere voluto dare corso alla storia, ma di avere dato spazio alla fantasia (al mito). A tutti, però, non solo a loro, piace immaginare il bene che può vincere il male, nascendo dall’incontro del giovane con Kila, ragazza del popolo dei coltivatori di semi sulle colline e abilissima arciera. Un regno di pace tra gli uomini e di armonia degli umani con l’ambiente e gli altri esseri viventi. Non a caso uno degli amici di Mael è lo splendido Wulff il lupo.
“Piace pensare”, anche, che da loro abbia avuto origine la discendenza dei Canavesani, dall’artigiano geniale e dalla figlia dei “pacifici coltivatori di semi che conoscevano il grano e sapevano trasformarlo in pane”.
Nel Canavese, infatti, la sapienza contadina si è coniugata con l’operosità industriale: gli Olivetti hanno coltivato il sogno di una rivoluzione industriale a misura d’uomo e natura, via nuova per l’industrializzazione e fabbrica utopica. Qui, dove 3mila anni fa i seguaci del culto della grande vipera nera, il marasso, potrebbero essersi scontrati con i palafitticoli del Lago di Acej. I primi, guidati dal perverso Padraick, lo stregone con l’enorme gufo imbalsamato sulla testa a rendere ancora più imponente e minacciosa la sua figura. I secondi, da Cadogan, il padre di Mael. E la madre forse era Varena, donna-medicina che conosceva i segreti delle erbe, allevata dalla strega Alinhur.
È lo stesso territorio dove potrebbero essere calati i montanari della Valchiusa e in cui qualche popolo celebrava sacrifici umani, mentre altri cercavano di vivere in sintonia con i cicli lunari, le fasi della terra, le stagioni e gli animali.
Ecco, proprio questo è l’aspetto prevalente del mito, rispetto alla realtà della storia dell’uomo: la pace con l’ambiente, perché oggi, anche intorno al lago, la concordia con la natura resta un’utopia.
Il fonditore di spade. Una vicenda di 3000 anni fa tra Canavese e Lago di Viverone
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