Il male quotidiano
- Autore: Massimo Gardella
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2012
Con Il male quotidiano, pubblicato da Guanda nel 2012, ci ritroviamo di fronte un altro esordio, un altro noir italiano, un’altra gradita sorpresa. Massimo Gardella ha scritto un libro dall’ambientazione insolita ed originale, la pesca del pesce siluro alla confluenza tra il Po e il Ticino, dove un’improvvisata pesca sportiva ha dato il via ad una piccolissima industria turistica nella quale si innesta una forma di delinquenza violenta da cui ha origine la trama della storia narrata: della bocca di un enorme mostro di oltre quattro metri, venuto a morire vicino alla riva, esce una piccola mano...
La copertina gialla, disegnata come al solito magistralmente da Guido Scarabottolo, minimizza giustamente l’orrore che pervade tutto il romanzo, un orrore crescente man mano che ci si addentra nella narrazione, orrore di cui il protagonista, il commissario di polizia Remo Jacobi, risente sulla sua pelle, al punto da svenire o rimettere, finendo addirittura in ospedale, tanto è forte l’impatto che i fatti messi insieme da Gardella riescono a suscitare.
Jacobi, cinquantenne, sta uscendo da una dolorosa vicenda familiare che lo ha tenuto fuori dal commissariato di Pavia, sua sede di lavoro, per oltre un anno, per curarsi; il suo rientro in servizio lo vede ancora sofferente, solitario, misogino, sfiduciato. Dopo il divorzio da Monica, è tornato a vivere con l’anziano padre Johan in una cascina nella campagna pavese, ed il legame con l’uomo, immigrato dalla Romania sin dalla giovinezza, sembra essere per il commissario l’unico legame con l’affettività che lo lega ancora alla vita.
La scoperta della bambina nel ventre del pesce siluro, l’orrore di quel ritrovamento, l’inchiesta solitaria che lo porta a scoprire ramificazioni di perversione e di commercio di bambini dai paesi dell’est e non solo, la comparsa sulla scena di ambigui personaggi (un prete ex cappellano militare ambiguo e sfuggente, uno slavo che ha stabilito un caporalato per il racket del pesce di fiume sfruttando decine di connazionali), la sigla di ex mercenari che hanno combattuto in Somalia e in Kosovo tatuata su molti corpi, un avvocato untuoso e repellente: tutto questo è il contesto che sembra risospingere verso la follia Remo Jacobi, disamato dai suoi stessi collaboratori. Unico elemento positivo è la comparsa di una giornalista, Barbara, che potrà forse aiutare l’uomo (oltre che il commissario) ad uscire da un doppio incubo: quello dei suoi fantasmi personali e quello del “male quotidiano”, titolo davvero appropriato per questo insolito romanzo.
La parola “male” sembra riecheggiare nei titoli (e non solo in quelli) dell’attuale narrativa italiana: il libro di Costantini, “Tu sei il male”, quello di Scurati, “La seconda mezzanotte”, quello di Luca di Persio, “Momento zero”, e molti altri che non cito ci raccontano una società malata, violenta, priva di speranze, giunta ad una specie di bivio che spinge i protagonisti verso strade di non ritorno. Se i narratori, soprattutto giovani, hanno una simile sensibilità, leggere questo tipo di testimonianze può essere un antidoto per ricreare una convivenza più giusta, più positiva e meno improntata al “male”? La letteratura può essere un “vaccino”?
Il male quotidiano
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