Il meglio che possa capitare a una brioche
- Autore: Pablo Tusset
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
"Il meglio che possa capitare a una brioche è di essere imburrata"
Questo è il primo pensiero di Pablo Miralles, annotato assieme agli altri nel resoconto dell’ultimo anno della sua stranissima esistenza. Descrivere P. Josè Baloo è complicato: ha trent’anni, non ha un vero lavoro, vive a Barcellona, è un Miralles. Fin qui niente di strano. Peccato che la famiglia Miralles sia milionaria: il Signor Padre ha un conto in banca da far girare la testa, il Meraviglioso Fratello Sebastiàn The First è un imprenditore col fiuto per i grandi affari, gli zii sono ex militari o pezzi grossi della politica catalana. Ma Pablito va contro corrente. Metafisico sul web, viaggiatore in gioventù e alcolista puttaniere nel presente. Centoventi chili di pigrizia o fuga dalla realtà, Baloo è allergico alle relazioni stabili e alle regole imposte dalla società: Bagheera, la Belva Lotus, e una carta di credito da cui attingere quasi illimitatamente a parte. Quando il Meraviglioso Fratello si caccia nei guai, infatti, Pablo non esita a mettersi sulle sue tracce e a sfruttare quei lussi che Sebastiàn si è lasciato alle spalle. Per non dare nell’occhio, dice. Tutto inizia con un indirizzo. Barcellona, via Jaume Guillamet 15, e un fazzoletto rosso annodato a un lampione. Improvvisandosi investigatore alla ricerca del fratello misteriosamente scomparso, Pablo scopre quali scheletri si nascondano negli armadi dei Perfetti. Tra sogni premonitori e sbronze colossali, fughe a bordo della Belva e incontri assurdi tra le labirintiche mura di locali conosciuti soltanto dalla creme catalana, Pablo si avvicina a una nuova realtà, spaventosa e attraente al tempo stesso.
Il meglio che possa capitare a una brioche, pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 2002, è un libro stravagante. Un pò giallo, un pò comico, in bilico tra Essere e Non Essere, l’opera di Pablo Tusset, informatico e scrittore catalano, inquieta e stupisce di capitolo in capitolo, trascinando il lettore per una Barcellona moderna, festante ma anche fumosa, altissima come l’attico dei Miralles o sotterranea come le strane stanze della misteriosa Fortezza. La percorriamo con un personaggio tanto semplice nelle esigenze quanto complesso nell’atteggiamento di fronte alla vita: Pablo è un filosofo, un disadattato o una reincarnazione? E poi c’è la Fina. Capelli arancioni, una vita coniugale deludente, la risata facile di chi è sospeso in una beata ingenuità o, forse, si è fuso perfettamente con la realtà circostante, facendosela aderire addosso come un abitino seducente. Mai coppia poteva essere peggio assortita, eppure il mix è travolgente come lo stile di Tusset, abile nel "mettere una maschera a un uomo per fargli dire la verità" e ad aprirci i cancelli del grande zoo dei tempi moderni: slang e volgarità, abitudini e vizi tutte contemporanei, manoscritti medievali e siti web a prova di hacker, gorilla contro iene.
Il meglio che possa capitare a una brioche
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