Il mio Carso di Scipio Slataper

Nato a Trieste e morto in guerra a fine 1915, Scipio Slataper è uno dei più noti irredentisti triestini. Ne Il mio Carso descrive tra passato e presente l’amore verso la sua terra aspra ma a lui comunque cara.

Scritto con il metodo del flusso di coscienza, in voga in quel periodo e adottato dal conterraneo Italo Svevo, al secolo Ettore Schmitz, "Il mio Carso" è un libro esile, di poche pagine capace di colpire però per le descrizioni che l’autore fa della sua terra e del suo stato d’animo. Frasi brevi, taglienti che tuttavia a guisa di una pennellata compongono sulla tela dei quadri perfetti e incantevoli.

Slataper non vive più nel Carso quando si accinge a scrivere e infatti inframezza i ricordi della sua adolescenza, dove non mancano frasi in dialetto triestino, con situazioni più attuali della sua vita a Firenze come redattore in un quotidiano locale.

Uscito nel 1912, a tre anni dall’entrata in guerra dell’Italia il romanzo, unico dell’autore, raggiunge vette di autentico lirismo: memorabile l’incipit, professione d’amore per la sua terra.

Realistico nelle pagine che mostrano la vita della gente comune, lirico nello stile, velato da una sottile ed evidente malinconia, "Il mio Carso", anche oggi poco noto, è un libro che non dovrebbe essere dimenticato ma che andrebbe letto senza distinzione di età e provenienza regionale.