Il mistero della Tomba di Cristo
- Autore: Martin Biddle
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2008
L’archeologia scrive la storia dell’umanità; il suo fascino sta nel rappresentare le sue fasi evolutive, facendo riscoprire emozioni e conoscenze sedimentate in noi.
Con tale spirito possiamo aprire un libro speciale, Il mistero della tomba di Cristo di Martin Biddle (Newton Compton, 2008, pp. 191, traduzione di Lucilla Rodinò), frutto di un lavoro decennale. Lo studioso è professore di Archeologia Medievale all’università di Oxford e vanta numerose pubblicazioni.
È importante stabilire il punto di vista con cui è stata svolta la ricerca sul più antico complesso architettonico riguardante non solo la cristianità; esso tratta dell’anelito umano, in ogni tempo e cultura, verso l’eternità. Per analogia, la mia mente va alla passeggiata di Stephen Dedalus lungo la spiaggia, descritta da Joyce nell’Ulisse: il ragazzo afferma "cammino verso l’eternità". Il suo percorso in quella mattina assolata di giugno è assimilabile al pellegrinaggio compiuto da milioni di persone nel corso di diciassette secoli verso la Terra Santa, verso Gerusalemme e il Santo Sepolcro. Anche lo studio di Biddle, condotto con i metodi tradizionali ma pure con la moderna fotogrammetria (metodo fotografico che consente di riprodurre un oggetto visto in tre dimensioni) è analogo a un pellegrinaggio sacro. Lo studio, scientifico e accuratissimo, possiede il giusto afflato religioso e mistico. Parlando dei pellegrini il professore sottolinea che:
"Si recavano a Gerusalemme perché essa conteneva diversi luoghi associati alla vita e agli ultimi giorni di Cristo, ma soprattutto perché lì si trovava il suo sepolcro, il luogo della resurrezione, della salvezza, la tomba che redime, che dà la vita.”
Abbiamo bisogno di redenzione, tutti, ossia di affrancarci dalla paura della morte.
I visitatori hanno lasciato numerosissime tracce dell’edicola che ricopre e protegge il Sepolcro in scritti, manufatti di ogni tipo: dipinti su legno e pergamena, sculture in legno, rame, avorio, mosaici, fino ai dagherrotipi ottocenteschi e all’avvento della fotografia.
L’apparato fotografico a colori incluso nel testo riprende la tomba attuale vista da ogni punto cardinale, regalando suggestioni che risuonano nell’anima. Anche a livello simbolico, anzi soprattutto sul piano immaginale (il sogno è della stessa "stoffa" “stuff” di cui e costituita la nostra veglia, ricorda Shakespeare) la visione di questo imponente tempio dona una pace impagabile.
Oggi si può ammirare e contemplare la cupola restaurata nel 1997, prima del Grande Giubileo del 2000. La volta sovrastante la Rotonda dell’Anastasi (resurrezione) è stata dipinta e decorata con dodici raggi illuminati indirettamente, che rappresentano i dodici apostoli. I lavori sono stati eseguiti con gli sforzi congiunti delle tre comunità cristiane ivi presenti, greca, latina e armena.
Il titolo originale del libro è The Tomb of Christ e non include la parola mistero, come voluto da Biddle; nella pubblicazione in italiano invece il mistero compare ed è accentuato, contravvenendo ai desideri dell’autore, il quale non aveva intenzione di suscitare dubbi relativi alla fede o fraintendimenti di vario tipo. Dobbiamo tenerne conto. Però teniamo pure conto che
"Si ignora il motivo per cui la tomba scavata nella roccia, ora coperta dall’edicola, venne identificata nel 325/326 con la tomba in cui fu sepolto il corpo di Gesù la sera della crocefissione.”
Perché proprio quella? Esistono altri sepolcri scavati nella roccia nel sito archeologico, situato entro la città da secoli, dato l’allargamento della superficie cittadina; all’epoca dei fatti biblici invece esso si trovava fuori dal perimetro delle mura. Inoltre la grotta è vicina al Golgota.
Nel 325 Macario, vescovo di Gerusalemme, chiese personalmente all’imperatore Costantino, durante il concilio di Nicea, il permesso di demolire il tempio di Venere a Gerusalemme “per cercare la tomba di Cristo”, scomparsa da oltre duecento anni. Avutolo, negli scavi comparve la grotta, con la pietra che chiudeva ancora l’ingresso. Cirillo ed Eusebio misero l’“imprimatur” alla scoperta. I padri della chiesa decisero così che si trattava del Santo Sepolcro, poiché la tomba aveva tutte le caratteristiche dei sarcofaghi ebraici nell’epoca precristiana. Fu senza dubbio una scelta illuminata. Noto, a ragion veduta e comprovata, che i templi vengono edificati in luoghi specifici, sempre i medesimi. Dove in precedenza esisteva un edificio di culto dedicato a una divinità, con il mutato ordinamento politico e del credo, proprio lì viene eretto un altro monumento a Dio, adorato con un altro nome.
Al mistero si aggiungono gli studi scientifici di Biddle riguardanti l’edicola, sia la prima voluta da Costantino nel 325-326, demolita e ricostruita più volte nel tempo, sia le successive. L’attuale basilica ricalca il modello del 1809-1810. La pianta del sacrario va da est a ovest. L’accesso è a est; dopo un ingresso in cui si trovano lateralmente due panche di pietra, si passa nella "Cappella dell’Angelo", quindi nella "Tomba di Cristo". La "Cappella dei Copti" chiude il percorso ad ovest.
Con gli ultimi e con i futuri restauri auspicabili, caratterizzati sempre da nuovi scavi, sempre più sarà possibile ricostruire la base antica originale, ancora da studiare e riesumare, su cui è stato innalzato il bellissimo complesso architettonico.
A ritroso, l’autore ripercorre le tappe storiche che “puntellano” il tempio. In sintesi: è del 1009 la prima distruzione quasi totale da parte del califfo Hakim, ma solo tre anni dopo nel 1012 l’emiro Al Djarrah finanzia i lavori di ricostruzione. Nel 1163 il regno di Gerusalemme sotto re Amalrico emette una moneta che nel retro presentava la cupola sopra la Rotonda dell’Anastasi. Nel 1187 il Saladino conquista Gerusalemme, ma lascia intatta la chiesa del Sepolcro che aveva raggiunto "un culmine di magnificenza architettonico mai più toccato". L’edicola era rivestita d’argento, metallo in seguito tolto per essere trasformato in moneta. Nel 1229 Federico II si incorona da sé re di Gerusalemme. Trascorrono dieci anni di pace. Nel 1244 diecimila cavalieri khwarismiani invadono la Città Santa ed è strage, l’edicola viene gravemente danneggiata e per tre secoli resta in completo abbandono. I pellegrini comunque continuano sempre ad arrivare. Nel 1555 frate Bonifacio di Ragusa si incarica della ricostruzione e fa decorare l’esterno della chiesa "con lastre di marmo lucente".
L’edicola cade ancora in rovina, si staccano le lastre delle pareti; i francescani per ovviare alla bruttezza la ricoprono con "elaborati tendaggi di seta". Siamo nel 1728 quando all’interno della Camera Funeraria si provvede a eseguire alcuni lavori necessari. Nel 1808 la cupola viene danneggiata da un incendio. Un anno dopo la comunità greco ortodossa ottiene il permesso dal sultano Mahamud II di restaurare la chiesa sotto la direzione dell’architetto greco di Istanbul Nikolaos Ch. Komnenos. Tutto l’interno del santuario viene finemente decorato. Nel 1927 il terremoto procura danni ingentissimi. Nel 1947 tutto il complesso viene sorretto da travi d’acciaio, lavoro realizzato dal Dipartimento dei Lavori Pubblici del Governo del Mandato Britannico in Palestina. Questi sostegni esterni restano ancora.
Ogni giorno nella Camera Funeraria e nella Cappella dell’Angelo le tre comunità cristiane celebrano l’Eucarestia. Ogni sabato santo nella Rotonda si verifica il miracolo del Fuoco Sacro durante la messa di resurrezione: accade l’accensione spontanea del fuoco, cosa documentata e di cui nessuno sa fornire spiegazione.
Molte pagine del libro sono dedicate alle numerosissime grandi opere d’arte ispirate all’edicola, sparse in Europa. Biddle ricorda con ammirazione la "Resurrezione" di Piero della Francesca a Sansepolcro, del 1463, definito da Aldous Huxley "il più bel dipinto del mondo".
Il mistero della tomba di Cristo
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